Mi chiamo Enrico, ho 52 anni, sono nato in Sardegna dove ho vissuto i primi trenta anni della mia vita. Appartengo a una famiglia di media estrazione sociale, di grande cultura popolare e senso di appartenenza per la propria terra. I miei genitori hanno avuto quattro figli. Nonostante le difficoltà, tre di noi sono riusciti a finire il corso di studi all'Università.
Sono un assistente sociale e lavoro per il Ministero della giustizia, un'organizzazione complessa quella della amministrazione penitenziaria, difficile ma ricca di sfide.
Sono un funzionario dello Stato, mi piace pensare che sono tra quelli che, grazie al proprio impegno, possono dire che lo Stato funziona.
Per motivi personali, di studio e lavoro ho vissuto a lungo a Sassari, Cagliari, Firenze e Trento. Quattro città medio-piccole, ricche di cultura popolare e Cultura con la c maiuscola, monumenti, bellezze naturali incomparabili, università, teatri, cinema, .... Ognuna con i suoi aspetti negativi: traffico, fenomeni migratori non veicolati, atteggiamenti razzisti, disoccupazione. Ma ognuna con molteplici opportunità.
Mi sono sposato nel 2006 con Alessia, nel 2007 è nata nostra figlia.
Abbiamo vissuto insieme a Trento, lontano da parenti e amici, contando sulle nostre forze, ma ce l'abbiamo fatta grazie a Servizi efficienti, opportunità, trasparenza amministrativa da parte di un Comune che “parlava” ai cittadini, ponendo tutti sullo stesso livello.
Un comune che quando mia figlia è nata ha piantato un albero. Ricordo emozionato quando la accompagnavo all'asilo e la tenevo in braccio camminando sulla neve alta. Le nostre passeggiate in bicicletta su piste che attraversavano il centro storico chiuso al traffico e che garantiva una ztl sicura. La piscina con lo spogliatoio pulito e discreto. Le merende primaverili in uno dei tanti parchi attrezzati, abbelliti con semplici cose, puliti, sicuri.
Soprattutto ho imparato in maniera evidente quali erano i miei diritti di cittadino.
Circa due anni fa, per motivi di famiglia, sono venuto a Portoferraio, dove ero stato in vacanza, il mare, gli incontri con gli amici, le cene.
Venire ad abitare in questa città è stato un trauma. Ho dovuto fare i conti con i disservizi (non ho potuto scegliere il medico di base perché ce ne era solo uno indisponibile, saturo).
Con le piccole difficoltà: scivoli inesistenti nei marciapiedi, auto parcheggiate sulle strisce pedonali che impediscono il passare dei passeggini nell'indifferenza dei pochi Vigili Urbani, merda di cane sulle strade. Spazzatura, per giorni e giorni, sul ciglio della strada.
Palestre con i muri scrostati e i pavimenti sporchi dove i nostri figli poggiano i loro corpi.
Gettati agli angoli delle strade sul porto bombole e televisori. A dieci metri da casa mia qualcuno ha lasciato un termosifone sul marciapiede. Un unico parco pubblico sporco e polveroso e,....., pericoloso. Non un cinema. Un teatro dove si fa un solo spettacolo quasi ogni week end, occupato dagli abbonamenti.
Oggi si parla molto di decoro urbano e di degrado. Qualcuno ha detto che il degrado non si misura con l'erba tagliata ai bordi delle strade. Infatti, ci mancherebbe. Sono stati fatti altri esempi, ma Sindaco e assessori hanno fatto spallucce e taciuto davanti all'evidenza.
Io, invece, parlo oggi di un altro tipo di degrado. Un degrado socio – culturale, di cui la classe politica locale, da destra a sinistra, è pienamente responsabile. Perché pensando ai propri interessi di partito, a poltrone e nepotismi, a controllare il lavoro sul territorio dando incarichi a incompetenti tesserati, ha fatto si che i cittadini non potessero più godere degli spazi urbani, delle bellezze naturali che circondano il paese, di un minimo di benessere diffuso che facesse venire voglia di uscire di casa.
A questi cittadini dico: prendiamo consapevolezza di quello che è accaduto, basta rinunciare passivamente ai propri diritti!
Noi abbiamo il diritto di essere informati. Di vivere in un Comune pulito, vogliamo un centro storico vivibile e attraversabile in sicurezza. Vogliamo che i nostri figli corrano sulla piazza senza pericolo. Vogliamo piste ciclabili, scivoli nei marciapiedi, giochi per i nostri figli posti in diversi angoli del paese. Piante ombreggianti e meno colate di cemento sul porto. Vogliamo musica per le strade e negli angoli più caratteristici. Vogliamo arrivare in centro e alle spiagge con i mezzi pubblici e non vogliamo rischiare di cadere mentre andiamo alla spiaggia di Sansone.
Per motivi di lavoro e famiglia ho incontrato numerose persone, di tutti i ceti sociali, mestieri ed età. Vedo che c'è una generazione di giovani adulti che sembra aver perduto la speranza nel futuro. Persone che non hanno finito il loro corso di studi per le evidenti difficoltà economiche e per il basso livello di istruzione con cui si esce dalle nostre scuole, causato da un alto turn-over degli insegnanti e dalla quasi totale assenza di strumenti formativi. E grazie che ci abbiamo le classi!
Una generazione di giovani adulti che arrancano nel lavoro e nella vita, figli di seconda generazione degli operai edili che dal sud Italia arrivavano sull'Isola, quando negli anni '70 e '80 la speculazione edilizia consentì lo scempio delle coste più belle.
Una generazione di giovani adulti che ha rinunciato alla ricerca del lavoro. Passivamente e senza coglierne la gravità, accettano il lavoro nero illegale offerto da piccoli e medi imprenditori che non voglio versare i contributi ed evitano di pagare le tasse.
Una generazione la cui massima aspirazione è purtroppo quella di riuscire a ottenere l'assegno di disoccupazione. Un cancro di questa Società, voluto dai politici di partito, ESPERTI E NON PRESUNTUOSI. Un cancro che consuma le risorse pubbliche a scapito dei Servizi per tutti e per gli stessi disoccupati.
A questi giovani, a questi adulti, chiedo di pensare al futuro, a quello dei loro figli. Riappropriarsi dei loro diritti e della bellezza che deve tornare intorno a noi.
Voterò per Cambiare in Comune perché ho visto persone che rappresentano la mia idea di città di benessere e di socialità. Perché ho visto persone che hanno fatto una campagna elettorale trasparente. Perché hanno usato tutte le loro possibilità e strumenti per garantire la partecipazione dei cittadini. Perché hanno tenuto duro stoicamente agli attacchi – beceri e non - di partiti preoccupati di perdere voti e agli attacchi dei numerosi fantasmi, anonimi e non, che solo nascosti dietro i blog e i social network trovano il coraggio di esprimersi.
G. Enrico Massa