«Lo Stato taglia le risorse a favore della sicurezza e della Polizia Penitenziaria in particolare e poi prevede un indennizzo economico giornaliero per gli assassini, i ladri, i rapinatori, gli stupratori, i delinquenti che sono stati in celle sovraffollate".
A noi poliziotti non pagano da anni gli avanzamenti di carriera, le indennità, addirittura ci fanno pagare l'affitto per l'uso delle stanze in caserma e poi stanziano soldi per chi le leggi le ha infranto e le infrange. Mi sembra davvero una cosa pazzesca e mi auguro che il Capo dello Stato ed il Parlamento rivedano questa norma assurda, tanto più se si considerano quanti milioni di famiglie italiane affrontano da tempo con difficoltà la grave crisi economica che ha colpito il Paese».
Così Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, commenta il provvedimento sui risarcimenti ai detenuti deciso oggi nel Consiglio dei Ministri.
Il sindacalista sottolinea che «negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 16mila tentati suicidi ed impedito che quasi 113mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze.
Spesso un solo agente controlla 80/100 detenuti con grave pericolo anche per la sua stessa incolumità. Ma allo stesso agente di polizia penitenziaria da anni non si pagano gli scatti stipendiali per avanzamento di grado, le rette degli asili nido, gli assegni una tantum e le indennità varie. I soldi li diamo invece ai ladri e agli assassini. È una vergogna».
NN.NN SAPPE Porto Azzurro
Ci corre l'obbligo morale di esprimere un'opinione sulle vicenda, che forse non sarà la più popolare (o populista) ma è la nostra, ed essa è che è sempre pericoloso mettere in contrapposizione due diritti. Intanto è opportuno informare che il provvedimento del governo Renzi - verso il quale non nutriamo particolari simpatie - è una delle inevitabili conseguenze della condanna comminata al nostro paese dall'Unione Europea per le infrazioni che ha commesso e continua a commettere, non assicurando un minimo livello di decenza delle condizioni in cui sono detenuti dei cittadini, e ricordiamo che tra costoro molti (troppi) debbono ancora ritenersi dei presunti innocenti, non essendo stati condannati con sentenza passata in giudicato.
Ciò detto le ragioni di lamentela degli Agenti di Polizia Penitenziaria (al pari di quelle di molti altri buoni servitori dello Stato) sono sacrosante ed è vero - negli anni abbiamo potuto constatarlo anche personalmente con una presenza non episodica nelle strutture detentive - che non c'è affatto un compenso adeguato per il sacrificio che si chiede loro, per il preziosissimo lavoro svolto per la comunità nazionale.
Ma uno Stato che voglia dirsi di diritto non dovrebbe, tanto per fare qualche esempio, ricorrere con frequenza abnorme alla carcerazione preventiva, a infliggere pene carcerarie per reati risibili, non dovrebbe far sì che da una parte non esista la certezza della pena e dall'altra si tengano delle persone ristrette in condizioni prossime alla disumanità.
Ciò dovrebbe essere una priorità così come lo sarebbe l'assicurare agli Agenti di Polizia Penitenziari la sicurezza, la sopportabilità dei carichi di lavoro la dignità di una giusta retribuzione che fino ad oggi, colpevolmente, lo Stato non ha garantito.
Ora non è certo "benaltrismo" affermare che esistono ingiustizie molto più "urlanti", sprechi di denaro pubblico molto più scandalosi, sperperi determinati da "colletti bianchi" che in carcere non ci andranno mai (né da una parte delle sbarre, né dall'altra), che un risarcimento dovuto (indipendentemente dalla qualità umana delle persone a cui è destinato).
E allora sarebbe più opportuna una ricerca di risorse per sanare tutte le ingiustizie che il "pianeta carcere" propone, andandole a prendere dove ci sono (perché ci sono) a cominciare con lo stroncare le gambe al malaffare economico.
Con stima e gratitudine per gli Agenti di Custodia
sergio rossi