Un viaggio fuori dal Palazzo, fatto di 26 tappe, 204 incontri, 12mila km percorsi su una Fiat Punto a metano. Lungo questo itinerario il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, in otto mesi ha incontrato oltre 5mila persone. Un'esperienza così intensa e coinvolgente, che da oggi è anche un libro, il primo scritto dopo quasi 15 anni di impegno amministrativo in Regione, da assessore alla sanità per dieci anni, da presidente adesso per quasi cinque. Si chiama “Viaggio in Toscana”, si compone di 166 pagine, costa 15 euro ed è edito da Donzelli.
Il libro è diviso in due parti: un'introduzione storico politica sul riformismo toscano e una cronaca di viaggio in 37 capitoli, più un’appendice, con le informazioni sulle singole tappe.
C'è anche quella all'Elba una cronaca ragionata di quel 21 marzo 2014, ovvero della diciannovesima tappa del suo viaggio, interamente dedicata a questa zona.
A Campo nell’Elba ha partecipato all’inaugurazione del nuovo terminal dell’aeroporto di Marina di Campo, poi a Portoferraio a quella della Bottega della salute presso la Misericordia. Quindi si è recato a Rio Marina e Rio nell’Elba per effettuare insieme ai sindaci un sopralluogo sul sito della frana sulla Strada provinciale 26. Poi di nuovo a Portoferraio presso la saletta della Provincia per l’incontro con le associazioni di categoria, e, nella stessa sede, si è svolto l’incontro con i sindaci dell’Elba.
Il tratto distintivo della presidenza Rossi è proprio questo: la presenza in prima persona in tutte le situazioni di emergenza e difficoltà, dalle alluvioni alle crisi aziendali, dai treni dei pendolari agli ospedali. Questo lungo viaggio è stata l’occasione per ascoltare, toccare con mano problemi e potenzialità che richiedono - per essere trasformati in opportunità di sviluppo – l'impegno coordinato della Regione con le istituzioni locali e nazionali.
Tra le risposte volute da Rossi per reagire alla crisi al primo posto c'è il Progetto GiovaniSì con i suoi 88mila beneficiari sotto i 34 anni. E poi la scelta di difendere la dignità dei pendolari con numerosi bliz sui treni e le denunce fatte in prima persona, e anche le nuove norme regionali che bloccano le costruzioni su tutte le aree a rischio idraulico e nelle zone agricole.
Quello di Rossi è poi il resoconto delle sue visite nelle tante imprese eccellenti che si sono affermate proprio in questi anni di crisi. Il successo dell’export, in Toscana cresciuto più della media nazionale, si deve anche a loro. Poi c'è la politica. Rossi parla del recente voto europeo e amministrativo, soffermandosi su Livorno e su Renzi al quale manda un avvertimento, mettendolo in guardia dal rischio di “scolorire l’identità della sinistra” perché, lo dice con Machiavelli, “non si possono soddisfare i grandi con onestà e senza danno per gli altri, mentre invece si può soddisfare il popolo. Perché quello del popolo è un fine più onesto di quello dei grandi”.
Il capitolo sull'Elba: la versione integrale
Tre api dorate sulla bandiera. L’Elba, isola bella che non è sola
Basta voltare le spalle allo scenario industriale delle banchine e agli sbuffi di fumo delle acciaierie per venire conquistati da un altro orizzonte. Dopo un breve tratto di mare l’isola d’Elba si profila frastagliata.
E ci accoglie un ampio e racchiuso porto, coi bastioni a mare, i due forti ben rilevati. Il contrasto tra Portoferraio vecchio e i nuovi edifici è troppo forte per non lasciare qualche rimpianto per uno sviluppo urbano che si sarebbe dovuto qualificare meglio.
Ma nel complesso la città e l’isola tengono ancora. In un paesaggio verde di macchia mediterranea: “E macchia vuol dire ginestre, eriche, scope, stipe, pruni, lentischi, rosmarini, rovi, altre piante note col nome solo ai botanici e nella realtà notissime ad uomini e animali, tutte in fiore: tutto un verde punteggiato di colori, sparso di profumi” (Raffaello Brignetti).
Se si toglie la parte nuova della città, dove presto si realizzerà un grande investimento per un porto turistico che ospiterà centinaia di barche, la città non si presentò in modo diverso a Napoleone Bonaparte, quando il 3 maggio la vide dalla fregata Undaunted («Intrepido»). La città fortezza in cui sarebbe sbarcato il giorno dopo, per farsi re, per dieci mesi, di una comunità isolana, sulle prime diffidente e poi sempre più coinvolta dall’attivismo dell’imperatore, dalla sua smania di migliorie e da una corte di sostenitori e visitatori.
Napoleone lasciò anche il simbolo dell’Elba: tre api dorate sulla diagonale rossa in campo bianco. Una bandiera bellissima, amata dagli elbani, che solo lui riuscì a riunificare. Infatti il recente referendum (aprile 2013) per la costituzione di un comune unico è statoclamorosamente bocciato con il 60%dei voti contrari. Facendo risparmiare alla regione diverse centinaia di migliaia di euro che avrebbero dovuto incentivare la scelta, ma mantenendo sull’isola otto interlocutori, tanti quanti sono i comuni per 30 000 abitanti.
Ovviamente la vocazione dell’isola è prevalentemente turistica, di qui l’importanza riservata al potenziamento dell’aeroporto di Marina di Campo, per cui la regione ha investito e continuerà a investire, per i collegamenti navali e per il loro costo nel periodo estivo. L’isola sta cercando faticosamente
una strada di valorizzazione che le permetta di superare una certa sensazione di declino avvertita negli ultimi anni. I festeggiamenti del centenario napoleonico sono stati una risposta forte e hanno svelato le grandi potenzialità dell’isola sul piano della comunicazione e della promozione.
Come in tutte le isole si soffre della paura dell’isolamento. Nonostante gli investimenti alcuni errori di gestione nel rapporto con i cittadini hanno provocato forti proteste sul fronte della sanità, eppure mai come ora i cittadini dell’isola possono considerarsi al sicuro. Un nuovo e più potente elicottero per
l’atterraggio sul tetto dell’ospedale e in altri luoghi dell’isola garantiscono rapidi trasferimenti nei grandi centri della Toscana dove si fanno interventi d’urgenza. La presenza di un certo numero di rianimatori per chi s’intende solo un po’ di sanità garantisce che in ogni caso si è in grado di tutelare le funzioni vitali.
Insomma devono saperlo gli elbani ma anche i turisti: all’Elba si può vivere e venire d’estate sapendo che non si rischia sul piano della salute nulla di più di quanto in un quartiere periferico di una grande città o in un paese appena distante dal capoluogo.
Intanto arrivano anche nuove iniziative sanitarie al servizio del cittadino con la telematica. Nelle «Botteghe della salute» dallo stesso «totem» si può accedere al proprio fascicolo sanitario per via elettronica, stampare i referti degli esami medici, prenotare visite ed esami, stampare il Cud, accedere ai servizi online di Poste italiane e Inps, pagare bollettini e bollo auto, inviare raccomandate, accedere alle informazioni sui servizi di comune, Asl e regione.
La rivoluzione del fascicolo sanitario elettronico è in atto in tutta la Toscana e in pochi anni man mano che il cittadino disporrà della chiave d’accesso per la cartella dov’è contenuta e documentata la sua storia sanitaria cambierà anche la sanità stessa, il modo di farla, da parte dei professionisti, e la relazione di questi ultimi con i pazienti.
Si potrebbe fare tutto questo e altre cose ancora con più velocità se la Telecom decidesse di collegarsi alla rete della banda larga costata alla regione 2 milioni e mezzo di euro.
All’ombra del forte Volterraio il tema del dissesto idrogeologico si affaccia in modo inaspettato. Lungo la strada provinciale 26 che collega Rio nell’Elba a Rio Marina da anni ormai appaiono i sinkholes, larghe e profonde voragini che si aprono all’improvviso, con grande rischio per uomini e animali. Nascono anche storie fiabesche come quella di una vacca che sarebbe sparita improvvisamente cadendo in uno di questi buchi mentre pacificamente pascolava.
Il sottosuolo di questa parte dell’isola è formato da calcare cavernoso, un materiale carsico predisposto a questi sprofondamenti a causa di erosioni naturali, di variazioni nella falda freatica o di infiltrazioni di acqua. Un fenomeno che qui sembra solo in parte naturale, perché gli uomini in questi terreni hanno costruito pozzi da cui pompano senza regole le acque sotterrane. In modo che a volte può contribuire a determinare il fenomeno.
Il problema del mantenimento del paesaggio all’Elba e nelle isole dell’arcipelago – Pianosa, Capraia, Gorgona, il Giglio – è cruciale per conservare l’identità di quest’angolo stupendo di Mediterraneo, dove ancora una volta ciò che si vede è prima di tutto frutto d’interazione tra uomo e natura attraverso il
lavoro. In questi ambienti muretti a secco, terrazzamenti, scarpate fanno parte integrante di una storia (anche carceraria) e di una cultura agricola e forestale di grandissimo spessore.
L’arcipelago merita un progetto specifico di tutela e valorizzazione del paesaggio che fa leva su queste presenze e su attività come la viticoltura che nelle isole sta riprendendo vita sui terreni più marginali.
I sindaci sono d’accordo. Per l’Elba e l’arcipelago può essere davvero la svolta.