Ho seguito con interesse il dibattito che ha provocato la nascita di una mini-gestione associata di importanti funzioni comunali tra Rio Elba e Capoliveri.
Dagli interventi dei due Sindaci che hanno deciso di “unirsi in matrimonio”, De Santi e Barbetti; dello stesso primo cittadino del Comune rimasto orfano, Rio marina, e dei Segretari dei circoli PD di Rio Elba e Rio Marina, non sono riuscito a capire quali siano state le “vere” ragioni della sottoscrizione di un contratto a due. Galli parla genericamente di “ragioni politiche locali”, ma non dice quali. Lasciamo perdere “l’urgenza”, invocata dal Segretario del PD di Rio Elba. C’era tutto il tempo, volendo, per trovare una intesa a tre. Ma, a questo punto, non mi interessa sapere come sono andate le cose. Desidero fare invece alcune considerazioni.
Una strana legge dello Stato obbliga i Comuni fino a 5.000 abitanti a trovare intese per l’esercizio di funzioni e servizi fondamentali. La stessa legge però riduce, incomprensibilmente, il numero degli abitanti a 3.000 per i Comuni che fanno parte di Comunità montane o che ne abbiano fatto parte e al tempo stesso impone di dar vita a gestioni associate che abbiano un bacino di utenza di almeno 5.000 anime. In sostanza l’obbligo di associarsi da noi ce l’hanno Rio Elba, Rio Marina, Marciana e Marciana Marina. Ma tutti e quattro hanno bisogno di trovare un partner per raggiungere quel bacino. Nel versante occidentale, dove Marciana e Marciana Marina logica vorrebbe che si unissero a Campo nell’Elba, è successo poco o nulla. Ad oriente qualcosa si è mosso, ma il risultato possiamo definirlo, con un generoso eufemismo, abbastanza “curioso”.
All’incirca un anno fa Rio Marina e Rio Elba riuscirono ad allearsi a Porto Azzurro per gestire le funzioni relative ai servizi sociali, a quelli scolastici e alla protezione civile. Capoliveri, allora, era su posizioni di assoluta indisponibilità ad essere coinvolto in qualsiasi forma associativa. Dopo le ultime elezioni amministrative la nuova Amministrazione riese ha trovato, invece, un “compagno di viaggio” proprio nel Comune di Capoliveri per tutte le altre funzioni previste dalla legge ( edilizia, urbanistica, lavori pubblici, polizia municipale ecc..). Porto Azzurro, non obbligato, perché ha una popolazione superiore ai 3.000 abitanti, preferisce continuare a “lavorare in proprio”. Rio Marina è rimasta nell’angolo. Dobbiamo, dunque, prendere atto che in materia di cooperazione istituzionale l’Elba sta applicando male una legge mal fatta. Ai difetti della normativa statale si sovrappongono da noi errori, incomprensioni, chiusure mentali, antiche resistenze municipalistiche che sembrano inestirpabili.
Scelte politiche ed amministrative ispirate alla logica e al buon senso dovrebbero spingere i 4 Comuni minerari ( come i 3 del versante opposto) a stare insieme almeno mediante la stipula di semplici convenzioni. Se non altro, con il tempo, potrebbero tutti beneficiare di non trascurabili economie di scala nei costi di gestione dei servizi e, mettendo insieme le rispettive risorse umane, accrescerne i livelli di qualificazione professionale.
Dopo la chiusura della Comunità montana e l’ingloriosa fine della Unione, cui aderirono solo cinque Comuni, forse non sarebbe male dar vita ad altre forme di governo del territorio che consentano di superare l’attuale, eccessivo ed antistorico frazionamento istituzionale. Nessuno, ad esempio, ha preso in considerazione un altro modo per esercitare in associazione le funzioni comunali: la costituzione di due Unioni di Comuni, una nella parte orientale ed un’altra in quella occidentale dell’isola. Un altro modo che sarebbe molto opportuno per almeno 4 motivi.
Il primo è che il Testo unico sull’ordinamento degli Enti locali, anche a seguito di recenti modifiche, proibisce il riconoscimento di indennità, gettoni ed emolumenti di qualunque natura agli Amministratori delle Unioni e fa obbligo ai Comuni partecipanti di trasferire alla Unione le risorse umane necessarie così che la spesa complessiva del personale non superi quella sostenuta precedentemente dai singoli Comuni. I costi di funzionamento delle due Unioni, a differenza della vecchia Comunità montana e dell’Unione, sarebbero quindi quasi pari a zero o comunque non superiori a quelli delle gestioni associate attivate mediante convenzioni.
Il secondo è che la Regione Toscana, con la legge n°68 del dicembre 2011 recante “Norme sul sistema delle autonomie locali”, ha deciso di concedere aiuti finanziari solo se l’esercizio associato delle funzioni e dei servizi viene garantito con la costituzione di una Unione. Per l’anno in corso la Giunta regionale ha erogato alle 25 Unioni esistenti in Toscana, mediamente, 250 mila euro ciascuna. In sostanza, si può stimare che l’Elba, con le due Unioni, potrebbe beneficiare, ogni anno, di un sostegno finanziario di circa 500 mila euro. Ai contributi regionali dovremmo poi aggiungere anche quelli del Ministero dell’Interno. Inoltre la mancata partecipazione ad una Unione comporta per Rio Elba, per effetto della legge finanziaria regionale per il 2014, di non poter più ricevere il contributo annuo di circa 23 mila euro che la Regione concede ai piccoli Comuni in situazione di disagio.
Il terzo riguarda il famoso patto di stabilità interno che riduce le capacità dei Comuni di effettuare investimenti in opere pubbliche. Le Unioni costitute in base all’art.32 del Testo unico sugli Enti locali per la gestione delle funzioni comunali considerate fondamentali, come sarebbero le nostre, non sono invece soggette ai vincoli del patto. E di questa opportunità, oltre che delle prevedibili economie di scala nella organizzazione dei servizi, di una migliore professionalità del personale e dei contributi regionali e statali, dovrebbero tener conto anche Capoliveri, Porto Azzurro e Campo nell’Elba per quanto non obbligati ad associarsi.
Quarto ed ultimo motivo è che dal 2016, per effetto degli artt. 24 e 252 della nuova legge regionale sul governo del territorio, la n°65 del novembre di questo anno, “ i Comuni obbligati all’esercizio associato della funzione fondamentale relativa alla pianificazione urbanistica ed edilizia di ambito comunale assolvono a detto obbligo approvando il piano strutturale intercomunale …..mediante Unione di Comuni”. In altre parole, dal 1° gennaio 2016, Rio Elba, Rio Marina, Marciana e Marciana Marina non potranno più adottare ed approvare piani strutturali limitati ai rispettivi territori, ma solo un piano strutturale intercomunale che interessi più Comuni associati mediante istituzione di una Unione e non mediante convenzione.
Si può sperare che, in un prossimo futuro, prenda corpo una convinta volontà di dialogo e di razionale cooperazione, ad oriente come ad occidente? O ci dobbiamo rassegnare ?
Giovanni Fratin