Viviamo da tempo il grande conflitto di uno Stato che non riesce più a fare il suo mestiere ovvero quella perequazione sociale che dà senso alla coesione di una comunità.
Ciò che è certo è che con riferimento ai servizi essenziali – presidio di altrettanti analoghi diritti - il principio di eguaglianza sostanziale – non può essere archiviato in nome di un equilibrio di bilancio, compromesso da ben altre ragioni.
Il problema è oggi un vero allarme sociale in territori svantaggiati nei quali senza una compensazione sociale servizi come quello sanitario appaiono defraudati del loro valore e vittime spesso di discussioni retoriche e di retroguardia.
Emblematico il caso dell’ospedale dell’Isola d’Elba, declassato e sempre più lontano dall’essere una risposta adeguata al diritto alla salute di ciascun cittadino italiano.
Il ragionamento attorno al suo modello organizzativo sconta un vizio di fondo: la ricerca dell’auspicato pareggio di bilancio non può fare riferimento alla singola struttura organizzativa ma deve essere rivisto in un’ottica di sistema – come minimo sulla base territoriale dell’unnica ASL - ricercando l’efficienza nell’integrazione tra strutture per il tramite di una stabile e programmata rotazione del personale medico che consenta di dare una risposta professionalmente qualificata laddove la casistica non lo consentirebbe.
La rotazione del personale medico può divenire dunque una soluzione organizzativa capace di ricreare i presupposti di una nuova solidarietà sociale che concili un necessario sacrificio del personale ospedaliero, con uno sforzo di risorse indispensabile a garantire una reale emergenza – urgenza, in grado di evitare che il ritardo dovuto alle condizioni geografiche dell’isola comportino pericolo di lesioni d’organo fino a compromettere la vita.
Del resto tale problema appare il minimo indispensabile contrappeso all’attuale modello adottato sull’isola presenta i caratteri sostanziali servizio di protezione civile e non di un servizio sanitario, e che in una efficiente struttura di primo intervento potrebbe trovare le condizioni minime per scongiurare che – anziché dare adeguate garanzie al diritto alla salute si crei paradossalmente un rischio sanitario in tutte quelle circostanze imprevedibili per mille motivi, primo tra tutti il fattore meteorologico mai calcolato in termini di rischio.
Ci sono mille modi per risparmiare tranne la rinuncia alla sicurezza sanitaria, essenziale sotto il profilo sociale ma anche sotto quello economico di una qualificata offerta turistica.
Sperimentare è d’obbligo.
Paola Mancuso