“Il provvedimento della provincia di Livorno finalizzato ad alienare la quota del 75,42% che l'Ente stesso detiene nella Parco Minerario dell’Isola d’Elba srl era atteso, è sbagliata la tempistica”. Lo afferma Luigi Pieri presidente del Parco minerario che cerca di spiegare. “Due premesse- dice - per prima cosa sarebbe opportuno sospendere il bando, però la privatizzazione è un percorso ineludibile e assolutamente necessario. La provincia, senza il minimo preavviso, e quindi senza confrontarsi con nessuno, né il Comune-socio, né la società del parco minerario, ha deciso di procedere all'alienazione di tutte le partecipate non strumentali, ma chiaramente non è la stessa cosa vendere uno 0,50% o una partecipazione largamente maggioritaria come quella nel parco. Ho chiesto da metà settembre scorso, per scritto, un incontro con il presidente, prima ancora che fosse eletto! Non ho avuto la minima risposta, nonostante abbia reiterato molte volte la richiesta di incontro. Gli avrei detto ciò che avevo già detto nell'assemblea di approvazione del bilancio 2013, a fine marzo 2014, vale a dire che era, ed è necessario, procedere su una doppia linea di azione: conferire a una fondazione-associazione pubblica tutto il patrimonio culturale attualmente custodito dalla società del parco, quindi archivio storico, vagoni, locomotive, escavatori presenti sul territorio, vecchie attrezzature che sono stati abbandonati da Fintecna quando ha dismesso l'attività produttiva e sono state salvate e custodite dalla società. Queste devono diventare patrimonio pubblico perché sono e debbono restare della comunità”.
E Pieri dettaglia ulteriormente dicendo che si devono stipulare con la società contratti (contropartite comune e demanio), che ne consentano l'agibilità nelle aree minerarie indipendentemente dal permanere dei contratti di vigilanza attualmente in essere (scadenti il 30/9/2015), perché questo dà garanzie per lo svolgimento delle attività "commerciali" e si devono pretendere garanzie affinché l'attività, che è importantissima per il territorio, continui, con ovvie garanzie sui livelli occupazionali.
“Fatto questo- prosegue Pieri- si deve precedere alla privatizzazione di una quota consistente del capitale, mantenendo una quota pubblica non necessariamente di controllo. La privatizzazione deve portare alla società i capitali necessari allo sviluppo delle attività nel prossimo futuro. Concordo pienamente con il sindaco Galli a questo proposito: occorre il conferimento di beni da parte del Comune alla nuova società del parco minerario e conferimento di liquidità da parte dei privati”.
E tutto questo, secondo il Presidente del Parco minerario, può essere fatto entro il 31/3/15, termine perentorio per la provincia per avviare il processo di privatizzazione. “Il socio Comune- continua- per statuto ha diritto di prelazione, ma non so se la legge finanziaria lo consente, anzi dubito fortemente. In ogni caso l'eventuale compratore deve fare i conti con il Comune di Rio Marina, per ogni tipo di attività svolta dalla società attualmente proprio per la mancanza di contratti. Quindi: cosa vale oggi la società del parco minerario? Vale zero. Non possiede immobili, quindi comprando la società non si compra né il museo, né le miniere, né la collezione di minerali esposta, che è in gran parte di privati. Lo sottolineo perché in questi giorni ho ricevuto telefonate di chi, forse interessato, mi ha fatto anche queste domande. Nonostante l'inversione di tendenza verificatasi a partire dal bilancio 2012, ormai la società-parco chiude positivamente i suoi bilanci e con l'acquisto del trenino avvenuta a giugno 2013 i dati di bilancio evidenziano un trend in deciso miglioramento, ma le passività sono ancora molto rilevanti ed esistono in ammortamento, capitalizzazioni fatte nel passato che non sono significative per attribuire valore perché si tratta di migliorie effettuate su beni di terzi. Sulle prospettive credo che rifinanziando la società, cosa che il "pubblico" non può fare si potrebbe puntare a raddoppiare le presenze dei visitatori, attualmente 20.000 annue in media, in tre anni, ma ovviamente con promozione adeguata (spesa vincolata nelle società pubbliche, come quella del personale), acquisto di altri mezzi, apertura di altri servizi e molto altro”.