L’Elba vuole tornare all’autonomia.
Il “no” sulla rete ospedaliera fra Portoferraio, Piombino e Cecina, espresso martedì nella Conferenza dei sindaci dai primi cittadini dell’isola è la conferma che c’è la volontà di tornare alle “origini” e riportare autonomia organizzativa e decisionale nel sistema sanitario elbano.
La conferenza zonale adesso vuole voltare pagina e lo fa rivendicando la sua specificità territoriale. Due gli obiettivi nelle nuove intenzioni dei sindaci dell’Elba:
- l’ospedale dovrà diventare ospedale di base, e non mero ospedale di prossimità come classificato dal Piano Socio Sanitario regionale. Contro questa classificazione Portoferraio ha fatto ricorso al TAR mentre Capoliveri ha scelto la strada del ricorso al Presidente della Repubblica,
- impedire accorpamenti con le strutture socio sanitarie della costa che di fatto vanno nella direzione di depotenziare il presidio elbano e che secondo noi sindaci dell’Elba renderebbero più deboli anche gli altri due.
Non comprendiamo questa logica del ridimensionamento.
La nostra è la terza Isola d’Italia, con una popolazione stabile di oltre 35.000 abitanti, un’economia basata sul turismo che nella stagione turistica porta oltre 5.000.000 di presenze sul territorio. Lo diciamo da sempre: il presidio sanitario elbano deve essere messo in grado di garantire efficienza ed efficacia per 365 giorni all’anno, tanto ai cittadini residenti, quanto ai visitatori che arrivano anche da destinazioni internazionali. Basta con i tagli insensati ed ingiustificati e basta cedere di fronte a proposte, come quella della rete ospedaliera fra Portoferraio, Piombino e Cecina, che comporterebbero l’inefficienza del servizio e di fatto l’inutilità della presenza stessa dell’ospedale sul nostro territorio.
Lo smantellamento a ben veder è iniziato negli anni ‘90 quando l’Elba, a causa dell’accorpamento con Piombino, ha perso la sua Usl che gestiva un servizio che funzionava molto bene. E le conseguenze le abbiamo viste e pagate tutti. Non possiamo anche questa volta assecondare progetti, come quello proposto dai sindaci della costa, che nulla danno, ma anzi tolgono al territorio.
Oggi diciamo che non vogliamo un ospedale fantasma, un ospedale che è presente come struttura, ma che è assolutamente inesistente quanto a servizi e a capacità d’intervento. Ne siamo convinti e non comprendiamo perché anche Cecina e Piombino non pretendano altrettanto e soprattutto perché i rappresentanti di questi territori non provino a dare nuovo slancio ai propri presidi sanitari, oggi in difficoltà.
Crediamo - tutti noi sindaci dell’Elba - che ogni area territoriale debba poter contare su presidi sanitari all’avanguardia in grado di far fronte alle esigenze dell’utenza che vi gravita intorno.
Diciamo basta al ragionare in termini di sopravvivenza. Ora è il momento di invertire la rotta e puntare invece a potenziare il nostro ospedale che deve dare al cittadino le risposte che merita. A Piombino e Cecina chiediamo perchè anche loro non lavorano in questa direzione e non combattono per strutture ospedaliere di eccellenza anche in considerazione di una provincia geograficamente allungata dove non possono non coesistere, come indipendenti, gli ospedali di Cecina, Piombino e quello insulare dell’Elba. Questa si che sarebbe un’ipotesi possibile, credibile e che darebbe tanto ai territori di appartenenza oltre ad evitare sovraffollamento sulla struttura ospedaliera di Livorno.
Quello che è incomprensibile è il perché gli amministratori di Cecina e Piombino lavorino per un compromesso al ribasso invece di combattere per le peculiarità del loro territorio. Forse perché sono politicamente contigui al governo regionale e non hanno l’autonomia o soprattutto il coraggio di disturbare il manovratore?
Per noi elbani, accettare oggi la proposta di chiudere un accordo fra Piombino, Cecina e l’Elba, significherebbe firmare l’inefficienza del nostro sistema sanitario già penalizzato dall’handicap dell’insularità e questo non possiamo accettarlo.
Ora è tempo di pretendere di più e noi vogliamo raggiungere questo ambizioso obiettivo.
Ruggero Barbetti