Sono sempre più convinto che, in politica così come nell’informazione, debba essere assolutamente rispettato il principio della chiarezza, della trasparenza e dell’etica, soprattutto in presenza di procedimenti giudiziari che nessuno dovrebbe in alcun modo strumentalizzare.
Per quanto sopra mi riferisco, in particolare, al complesso procedimento giudiziario riguardante la gestione dei servizi portuali a Marciana Marina.
Ho avuto già modo di esprimere, in più forme, sia a titolo personale che quale capogruppo della Lista Civica Insieme, una posizione assolutamente garantista che esclude giudizi a priori, prima della sentenza della Magistratura, e strumentalizzazioni politiche di qualsivoglia tipo.
Parimenti, non può essere accettata, a parità di assenza di specifica sentenza, addirittura una preventiva autoassoluzione, suscettibile di altri tipi di strumentalizzazione politica e personale.
A questo proposito, ho letto con curiosa attenzione quanto pubblicato, in diversi media, con riferimento esplicito al suddetto procedimento tuttora in corso, alle presunte decisioni del GIP Antonio Pirato, ed alla conclusione “tout court” della vicenda giudiziaria riguardante il sindaco Andrea Ciumei.
In quelle note, termini quali archiviazione, conclusione, figure di reato, stralcio, insussistenza e conclusione giudiziaria, si intrecciano in modo confusionario ed anche contraddittorio, sia rispetto alla giurisprudenza sia, soprattutto, rispetto allo stato notorio delle cose, per di più con incerta attribuzione ai diversi fatti specifici : il classico polverone.
Viene da chiedersi per quale motivo mai, allora, Andrea Ciumei, insieme ad altri coimputati, dovrà comparire davanti al Giudice nell’udienza del 7 ottobre prossimo, in quanto rinviato a giudizio: immagino che non sia per portare in omaggio le salsicce del “suo” macellaio, novello Renzo Tramaglino dei Promessi Sposi, allorché, andando a chiedere un parere al dottor Azzeccagarbugli, portava appunto in omaggio quattro capponi vivi, legati per i piedi e a testa in giù.
Invito tutti ad attendere, con serenità, pazienza e stile, le conclusioni della Magistratura.
Il mio massimo rispetto, ed amore, per l’etica, poi, mi portano a ricordare anche la Carta dei Doveri dell’Ordine dei Giornalisti (ed io aggiungerei degli informatori in genere, soprattutto ove ricoprenti cariche pubbliche) nella quale, se non erro, tra tutte le altre cose, emerge, quale dovere più pregnante e caposaldo del diritto di informazione, il dovere di verità : “Un'informazione che occulta o distorce la realtà dei fatti impedisce alla collettività un consapevole esercizio della sovranità”. Una bella responsabilità, da non tradire.
Paolo Di Pirro