I lavoratori dell’ISIS FORESI di Portoferraio, riuniti in assemblea sindacale il giorno il 19/05/2015, esprimono in modo unanime la propria profonda contrarietà rispetto al Disegno di Legge 2994 “la buona scuola”, approvato dalla Camera nella giornata di mercoledì 20/05/2015, contrarietà già espressa durante la consultazione sull’omonima proposta del governo da parte del Collegio dei docenti.
Esprimono la loro profonda preoccupazione per l’impianto complessivo della legge di riforma di cui giudicano negativamente le ricadute culturali, didattiche e professionali e evidenziano come negli ultimi anni si è assistito a un depauperamento della Scuola senza precedenti, a causa di governi attenti soltanto a risanare il bilancio dello Stato e far quadrare i conti senza minimamente tener conto degli effetti devastanti che i conseguenti tagli avrebbero avuto sul comparto, mettendone in ginocchio le stesse istituzioni.
Denunciano l’uso strumentale e propagandistico del piano di assunzione di circa 100.000 precari, assunzione per altro obbligata vista l’apertura di una procedura di infrazione da parte della Commissione Ue nei confronti dell’Italia per abuso di contratti a tempo determinato e molto inferiore alle reali necessità delle scuole italiane.
Mancano all’appello delle assunzioni: 30 mila docenti abilitati inseriti nelle GaE, che non verranno assunti, 20 mila idonei di concorso, 50 mila diplomati magistrali ,ai quali il Consiglio di Stato ha riconosciuto il diritto all’immissione in ruolo, circa 70 mila insegnanti inseriti nelle graduatorie d’istituto, i quali eppure non sono invisibili, nella stragrande maggioranza dei casi regolarmente abilitati e con almeno 36 mesi di servizio alle spalle.
Questi insegnanti svolgono supplenze da anni su posti liberi benché inquadrati dal Miur solo fino al 30 giugno dell’anno successivo. Ancora una volta situazioni simili sono trattate in maniera differente senza oggettive e razionali motivazioni.
Respingono l’introduzione di un sistema competitivo basato sul “merito” che, con la
competizione di un insegnante contro l’altro nella corsa ai crediti e alla progressione stipendiale, si traduce in una rivalità permanente fra colleghi/e e in una gerarchizzazione del corpo docenti contraria allo spirito di collegialità, condivisione e cooperazione su cui si fonda la vita scolastica.
Sottolineano che l’aumento stipendiale proposto dalla “Buona Scuola” di € 60 netti ogni tre anni per solo il circa 60% degli insegnanti (non è chiara la ragione di questa percentuale) è inferiore alla progressione salariale che si ha oggi per l’intero corpo docente con gli scatti di anzianità e quindi evidenziano come la manovra sia tesa unicamente ad una ulteriore decurtazione degli stipendi tra i più bassi d’Europa.
Il DDL così come approvato alla Camera definisce una nuova riorganizzazione delle scuole nella direzione di un maggiore protagonismo dei Dirigenti scolastici, ai quali sono attribuiti inspiegabili poteri come il conferimento di incarichi triennali ai docenti inseriti negli albi territoriali. Manca la previsione di un contrappeso volto a frenare la facile deriva autoritaria dell’esercizio di tali poteri. Inoltre, non può essere accettata l’approvazione dell'articolo 13 della riforma, per la valutazione del merito dei docenti, la cui assegnazione verrà stabilita direttamente dal dirigente scolastico, sulla base dei criteri indicati dal Comitato per la valutazione: è una scelta non idonea allo scopo dichiarato, ossia premiare i meritevoli, perché incentiverà esclusivamente una parte del personale, mentre l’altra, la stragrande maggioranza, non solo continuerà a percepire buste paga ferme al 2009 e ormai sotto il livello del costo della vita di almeno 4 punti percentuali, ma non avrà neanche la possibilità di ricevere il medesimo riconoscimento per il lavoro svolto per quanto encomiabile esso potrà essere.
L’Assemblea esprime anche grande preoccupazione per la delega in bianco data al governo riguardo il riordino dell’organizzazione scolastica e degli organi collegiali, liquidando di fatto l’azione delle organizzazioni sindacali e uno stato di diritto.
Evidenzia, inoltre, l’assenza nel documento di governo di un qualsiasi riferimento al ruolo del personale ATA.
L’assemblea, per non limitarsi alla sola critica, evidenzia le reali esigenze della “Scuola VERA” e in particolare le seguenti misure:
• l’investimento nella scuola del 6% del Pil nazionale (in linea con quanto in media investono i paesi UE);
• l’obbligo scolastico a 18 anni;
• il ripristino del tempo pieno e del tempo prolungato
• classi di non più di 22 alunni (numero che diminuisce in presenza di alunni con disabilità);
• una scuola finanziata interamente dallo Stato per evitare la creazione di scuole di serie A e B, la garanzia della libertà di insegnamento; edifici sicuri e con spazi adeguati alle proposte didattiche.
L’assemblea, inoltre, ritiene necessaria la stabilizzazione dei precari che ne hanno diritto e un piano straordinario di assunzioni per il personale ATA con la cancellazione dei tagli Gelmini e l’abrogazione della contro-riforma delle pensioni nota come Fornero.
Auspica quindi che il Disegno di Legge 2994 sia cambiato al Senato, prendendo atto delle tante proposte che i sindacati e gli operatori hanno presentato e che gli stessi hanno manifestato più volte nelle piazze reali e virtuali: i parlamentari rappresentano i cittadini e non dovrebbero rimanere sordi alle loro richieste o alle loro critiche preferendo l’osservanza delle posizioni dei partiti.
Riformare la scuola significa mettere mano al futuro del nostro Paese, interventi superficiali e frettolosi in questo ambito rischiano di provocare danni enormi non sempre recuperabili.
L’assemblea pertanto si impegna da subito a contrastare in ogni modo la scelta del governo Renzi, tutta tesa, in continuità con i governi precedenti, a demolire la scuola pubblica, prospettando anche azioni di sciopero fino al ritiro della Legge o alla sua riscrittura.