1. SANTA CHIARA
Semplicemente il “caso” dell’estate 2015: la “festa” di Santa Chiara celebrata il giorno 11 (per carità, correttamente, dal punto di vista liturgico) invece che il 12 agosto, con i fuochi tradizionalmente annessi mantenuti in data 12 in contemporanea con l’evento che, come noto, Pasquale Berti ha battezzato “San Bacardi”.
Stravolgimenti, rispetto all’annosa tradizione, che hanno fatto perdere bussola e pazienza a molti marinesi e turisti.
Ma era proprio necessaria questa fiscalità liturgica a scapito della passione e della tradizione popolare?
Ci si potrebbe augurare, almeno, un connubio sacro-profano più rispettoso della tradizione, ad esempio riunendo in una stessa data processione religiosa e fuochi artificiali, e, magari, arricchendo la giornata con il ripristino di alcuni giochi popolari del passato (ricordate la gara dei gozzi, quella di nuoto, il palo insevato, la corsa con i sacchi, le fritture di pesce ed i frati caldi?).
Ovviamente tutto con misura, buon gusto e rispetto del messaggio sostanzialmente morale.
Si, perché, vedere in uno stesso manifesto e sotto lo stesso titolo in bella evidenza (Festa di Santa Chiara), in sintesi sotto lo stesso cappello che in qualsiasi linguaggio di comunicazione significa “omologazione”, la pubblicizzazione della processione religiosa e della festa del Rum, è sembrato un tantino eccessivo e quasi dissacrante.
Tuttavia, al Parroco di Marciana Marina, interpellato al proposito, pare che la cosa vada bene così, pare non essere un suo problema. Mah!
2. CINEMA
La storia dei cinema di Marciana Marina è lunga e caratteristica: inutile dire che rimanda ai ricordi anche dell’infanzia di molti marinesi.
Dalla sala, per così dire, di Via Garibaldi, a quella, all’aperto, di Via ….. (che, impropriamente, viene ricordata anche come il “cinema di Duccio”), a quella, sempre all’aperto, di Via Umberto (Via Dussol, ora).
Infine, in un impeto di costoso modernismo efficientista, il grande Cinema-Palacongressi, anche questo (oltre alla nuova scuola) completo di tutti gli “optionals”, quali infiltrazioni di acqua piovana e servizi igienici fuori uso.
Chiusura di questo ultimo cinema e fine ingloriosa della storia. Mentre a Capoliveri...
3. KAYAK
In uno sketch di Aldo, Giovanni e Giacomo, il Tafazzi-Giacomo prendeva a randellate le proprie parti intime, senza una vera ragione e senza un palese tornaconto. Dicono che facesse ridere.
A Marciana Marina, epigoni meno televisivi del Tafazzi si divertono, così pare, a rendere difficile la vita a coloro che intraprendono iniziative utili anche a richiamare numeri significativi di turisti nel paese: cosa evidentemente non gradita, chissà perché?
E’ stato il caso del “gabibbo” rosso della Aquavision, ripescato nella progettualità del Porto solo grazie all’azione della minoranza ed alla sensibilità della Provincia di Livorno.
E’ il caso, di questi tempi, della scuola di Kayak, gestito da Gaudenzio Coltelli, maestro di kayak da mare, istruttore e formatore di istruttori: insomma un oggettivo richiamo. Niente affatto: troppo pretenziose le sue sedi operative!
E’ molto probabile, a questo punto, che i “Tafazzi”-epigoni si adoperino per minare (al di là di quanto autonomamente già avviene) la sopravvivenza del locale Circolo della Vela.
4. DIURNO
Indubbiamente turisti e residenti, soprattutto in occasione delle manifestazioni estive, avranno certamente apprezzato l’esistenza di un “diurno” in Piazza della Chiesa, proprio dietro al palco che periodicamente viene installato. Peccato che sulla porta di tutti i locali che ospitano i servizi igienici sia permanentemente appeso un cartello recante la scritta "GUASTO".
Peccato, ma vuoi mettere la figura che si fa a dire che a Marciana Marina c’è un “Diurno” con tanto di insegna, anche se finto!
5. HOTEL SAINT CLAIRE
Altra gloriosa “tafazzata”: l’aver accettata la trasformazione di una residenza alberghiera (da circa 25.000 presenza annue a Marciana Marina) in una multiproprietà (o destinazione simile) di appartamentini privati (leggasi “seconde case”, ancora….) in un momento che già lasciava intravedere la stagnazione del mercato immobiliare.
Conclusione: una struttura abbandonata, da “città morta” del far west, e qualche ospite in meno.
6. LASTRONI DELLA “TORE”
I vecchi lastroni già posti sotto la Torre, ricchi del fascino che hanno tutte le cose vissute e care, anche se non proprio catalogabili come storiche, colpevoli di non essere etruschi o simil-etruschi, o di non godere della stima di luminari, da “giovidì a giovidì, sono svampati, signò….” (come direbbe Ariel-Marzocca a Zelig).
Forse ricompariranno da qualche altra parte (e da qualche parte sono già ricomparsi, magari solo per amorevole custodia), ma valli a cercare!
E pensare che molte persone sono disposte a pagare profumatamente vecchi coppi (anche non obbligatoriamente etruschi) per le coperture dei tetti delle loro case.
Dall’alto, Tafazzi guarda e sorride, in attesa di altre mosse dei suoi epigoni.
Nel frattempo, chissà, il Tafazzi potrebbe spiegare, sempre, ai suoi epigoni, che quando si investono denari in opere di qualsivoglia tipo, sarebbe opportuno dedicare un piccolo pensiero alla loro manutenzione ed ai costi relativi: così, almeno come esercizio spirituale.
Paolo Di Pirro
Foto di copertina di Fabio Agostinelli