Dal punto di vista politico-istituzionale i temi ambientali restano nonostante l’EXPO, l’Enciclica papale, i vari appuntamenti europei e internazionali in una area grigia e per troppi versi confusa e contraddittoria.
Si prendano i dati sulla greeneconomy forniti dalla relazione di Symbola e Unioncamere; sono ottimi incoraggianti. Nel frattempo però abbiamo all’opera anche in aree marine protette le trivelle contro cui protestano le regioni interessate. Per il suolo il cui dissesto continua a provocare gravissimi danni non solo all’ambiente ma anche alla sicurezza delle persone e alla stessa economia specie agricola. E’ l’anniversario della alluvione di Firenze ma dei progetti e della attività dei bacini si continua a non sapere niente. Si stanno finanziando finalmente alcuni progetti che però riguardano essenzialmente la protezione civile non la messa in sicurezza preventiva dei territori esposti a rischi.
L’Unità ha pubblicato la interminabile relazione di Renzi ai gruppi parlamentari del Pd dedicata ai 25 capitoli della manovra in corso. Ebbene su questo aspetto ossia la possibilità finalmente di raccordare nelle politiche ambientali dello stato, regioni ed enti locali la gestione dell’economia non separabile dal governo del territorio, suolo, paesaggio, biodiversità, mare, montagna non si registrano novità significative. Anzi in alcuni provvedimenti si considera semplificazione burocratica la concessione di autorizzazioni con il silenzio assenso che di danni ne hanno già fatti più della grandine.
E qui voglio essere molto chiaro proprio sul piano politico. Attualmente il dibattito sembra partire nel bene e nel male dal governo Renzi. Ma sulle questioni ambientali le cose vanno male da molto prima almeno dal governo Monti e non hanno risparmiato Letta e neppure Bersani e la ditta. E se con Orlando qualcosa aveva ripreso a girare nel verso giusto subito dopo con la gestione Galletti si è tornati alla stagione di Clini.
Si parla del governo nazionale ma le regioni e gli enti locali nel complesso non se la passano meglio e non vale certo solo per situazioni estreme tipo Sicilia visto che Toti appena insediato ha messo mano al ridimensionamento delle sue aree protette che evidentemente disturbano che ha nel buzzo altre cose e non certo la tutela ambientale. Che metà dei parchi nazionali come tante associazioni stanno denunciando siano allo sbando dovrebbe indurre a qualche riflessione e anche intervento. Ma non ne abbiamo trovato cenno né nella chilometrica relazione di Renzi né nel dibattito in corso.
Che il nuovo titolo V da questo punto di vista non aiuti granchè è stato criticamente rilevato da più parti. Una ragione in più per ritrovare un bandolo che ci permetta a Parigi di non fare l’ennesima brutta figura. E qui l’Europa non c’entra nè punto nè poco e nemmeno alcune leggi come quella dei parchi la 394 che non è vecchia e da cestinare, vecchia è la politica ed è quella che va finalmente cestinata senza cercare scuse che rendono le toppe peggio del buco.
Renzo Moschini