Dopo la casuale scoperta nel 2009 di una vena di acqua termale in località Ombria presso Cavo e dopo i successivi sondaggi effettuati da ATI su una superficie di 123 ettari e terminati al ridosso di questa estate il sindaco di Rio Marina Renzo Galli porta a conoscenza del pubblico i risultati. Una falda di acqua a 48° gradi della potenziatità di estrazione di 12/15 litri al secondo è stata individuata a 70 metri di profondità, ma è probabile che scendendo più in basso si possano intercettare flussi idrici di temperature e portate maggiori. Ci sarebbe il non lieve problema della depurazione arsenicale con trattamenti in vasca ma per Galli sarebbe "potabile" il progetto denominato "Terme della Costa che Brilla" un parco termale dotato di strutture di accoglienza capace di attirare cospicui finanziamenti privati (in ipotesi una decina di milioni di Euro). Un intervento che secondo l'amministratore potrebbe essere elemento centrale del rilancio economico di un versante turisticamente fin qui penalizzato.
Ma le condizioni per la realizzazione di tutto ciò si scontrano col "combinato disposto" di tutti gli strumenti di salvaguardia urbanistico/ambientale che gravano su quell'area perimetrata a parco e distante meno di 300 metri dal mare e quindi non edificabile anche per le norme del nuovo P.I.T. (il cosiddetto Piano Paesaggistico) della regione.
Il Sindaco ha dato conto di una sua azione "diplomatica" tesa all'allentamento dei vincoli che ostano al concretizzarsi del progetto, chiedendo la formulazione di una specifica deroga al PIT sia all'assesore all'Ambiente Fratoni, che a quello ai Trasporti e Infrastrutture Ceccarelli della Regione Toscana.
Ma gli amministratori regionali non sono parsi inclini ad una modifica di un PIT appena approvato sia dalla Regione stessa del Ministero che dovrebbe comunque essere coinvolto in una revisione di uno strumento di tale importanza.
Il suggerimento alternativo della Regione sarebbe quello di orientarsi verso il riuso delle numerose strutture edificate e presenti nell'ex Compendio Minerario, tutte però ricadenti nel territorio ad alta protezione di competenza del PNAT, e che senza un cambio di destinazione d'uso non potrebbero essere certo trasformate in "volumi deputati all'accoglienza"
La strada quindi parrebbe in salita, anche se il Comune di Rio Marina si è reso pre-assegnatario di buona parte delle aree minerarie e presto dovrebbe confermare la volontà di acquisire con la specifica dell'uso valorizzativo delle medesime, nel prossimo triennio.
Ma Galli crede che i "vincoli" possano avere un punto d'attacco:"Una leva normativa l'avremmo trovata: la legge 410/2001 recita che a fronte della necessità di riconfigurare gli strumenti territoriali per attuare i piani di recupero (come quelli del parco minerario) il presidente della giunta regionale può promuovere un accordo di programma fra le parti interessate per modificare gli strumenti di legge che fanno da ostacolo".
La palla passerebbe alla Regione che dovrebbe promuovere un tavolo di concertazione con tutti gli enti che vantano competenze per stabilire un percorso di modifica delle normative che portino alla realizzazione delle vagheggiate Terme della Costa che Brilla.
Galli ha palesato ottimismo riscontrando, almeno negli assessori regionali, significative aperture verso questa soluzione finalizzata a realizzare un progetto, che il Sindaco piaggese ritiene fondamentale per lo sviluppo dell'intero versante.