Dopo un lungo percorso parlamentare ha tagliato il traguardo la legge per la tutela e valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo e alimentare. La tutela della biodiversità è già prevista in altre leggi a partire da quella sui parchi –vedi Carta della Natura ma anche piani paesaggistici. Con questa nuova legge però vi entra a tutti gli effetti quella specifica relativa al territorio agricolo e alle sue molteplici attività non solo economiche e aziendali. Tanto più importanti oggi in rapporto anche alle sempre più incisive disposizioni comunitarie. Sotto il profilo ambientale l’agricoltura ha registrato negli anno scorsi dei veri e propri sbalzi con effetti rovinosi si va dai finanziamenti per nuove colture seguiti a ruota fa finanziamenti per eliminarle. L’avvio di nuove politiche ambientali come la istituzione dei parchi fu considerato anche da importanti associazioni ambientaliste l’occasione per sbaraccare l’agricoltura con relativo abbandono dei territori specie ma non solo al sud dove la natura avrebbe ripreso il suo spazio. A parte i costi sociali tremendi all’abbandono seguì un diffuso degrado non solo ambientale. I territori agricoli al pari delle coste subirono i pesanti effetti di una speculazione di cui paghiamo ancora oggi dazio. Ho voluto ricordare sia pure con pochi e sommari accenni passate stagioni perché la legge esce nel momento in cui si sta cercando di recuperare i valori di un territorio e non soltanto di una attività economica con importanti tradizioni produttive. La legge si propone questo ma come è stato detto si tratta di una conservazione non immobile ma volta a introdurre anche innovazione. Non quindi un ritorno al passato ma una innovazione che guarda al futuro in nome anche di tradizioni e di un passato che può solo aiutarci.
Sono stati valorizzati i risultati di una crescita, ad esempio, del turismo rurale con l’agriturismo che sta creando fatturato e e incrementando occupazione in particolare giovanile. Ma l’Università di Firenze mette in guardia anche da alcuni punti critici e ‘il rischio di erosione dei capitali rurali ..presente in modo particolare quando il processo di sviluppo turistico è guidato da soggetti esterni al contesto rurale locale e soprattutto quando si tratta di grandi gruppi che arrivano ad acquistare ‘chiavi in mano’ degli interi borghi rurali per trasformarli in qualcosa di simile a villaggi vacanze.’ Non mancano esempi neppure in Toscana.
Questa nuova politica sarà gestista sul piano nazionale tra più ministeri d’intesa anche con le regioni che dovranno fare dei loro piani sempre però con il rischio che la legge come è accaduto e accade anche con altre leggi dei 180 giorni a disposizione se ne infischino. Vedi piani regionali del paesaggio. Ecco perché la legge non resterà sulla carta solo se gli attori e in primis le istituzioni anche locali non resteranno alla finestra perché le ‘chiavi in mano’ gira gira devono passare da lì. Penso in particolare al ruolo che specialmente in una regione come la Toscana devono e possono giocare le aree protette se qualcuno si ricorda che ci sono.
Renzo Moschini