Gentile Direttore,
ho letto giovedì la nota di ‘Elbareport’ che si felicitava per la scampata “guerra senza quartiere” a Campo, e per la “sorprendente rapidità” con cui si è giunti, “se non esattamente a una totale pacificazione, almeno a un armistizio”. Confesso di aver seguito a distanza l’intera vicenda, e anche di aver capito pochissimo il perché di tanta drammaticità.
Si tratta dell’elezione del Presidente del Consiglio di Istituto, che deve avvenire all’interno del neoeletto Consiglio: come è abbastanza normale, ci sono due candidati esponenti di due diverse liste con due ‘programmi elettorali’. Il Consiglio si insedia, viene formato il Seggio elettorale, si vota. Viene proclamata eletta Luciana Mari.
A questo punto sembra scatenarsi il “cannoneggiamento incrociato sulle pagine di Facebook”, con l’intervento di giornali “non solo locali”, avente per oggetto alcuni ‘post’ su Facebook -peraltro non recenti- della neoeletta Presidente del Consiglio di Istituto, “giudicati da altre rappresentanti dei genitori non consoni al suo ruolo istituzionale [che, ricordiamolo, non è esattamente quello di Presidente della Repubblica o di Papa: n. d. a.] per il contenuto discriminatorio; e una levata di scudi di altri cittadini di parere diametralmente opposto”.
Continuo a non capire. Conosco personalmente Luciana Mari da molto tempo (abitavo a Sant’Ilario, come lei), e non mi sono mai sentito minacciato nelle mie libertà fondamentali da alcuna sua parola o da alcun suo gesto. Non ricordo di aver mai avuto occasione di discorrere con lei di questioni politiche e culturali, e probabilmente se ciò fosse avvento avremmo riscontrato di avere pensieri differenti, come mi accade del resto di frequente: ma questo non può essere un problema, anche senza scomodare Voltaire e la sua celebre massima (“Non condivido ciò che dici, ma sarei disposto a dare la vita affinché tu possa dirlo”), almeno per quel che mi riguarda personalmente. Sul piano generale, poi, problemi ce n’è anche meno: l’art. 21 della Costituzione repubblicana tutela il diritto di Luciana Mari -e di chiunque altro- di pensare, dire e scrivere ciò che vuole, senza che nessuno –neanche lo Stato- abbia titolo a intervenirvi, se non per riscontrata violazione delle vigenti leggi. Facebook, del resto, è per definizione e intima essenza il luogo geometrico del ‘pensiero debole’ (quando va bene), escludendo ogni possibilità di costruirvi un qualsiasi conflitto di natura istituzionale, giacché è tutto fuor che un’Istituzione. Mari ha sostenuto posizioni giudicate da alcuni poco gradite? Facebook è lì per accogliere le controdeduzioni. Sono esse giudicate non consone al ruolo di Presidente del Consiglio di Istituto? Evidentemente chi l’ha eletta al Consiglio aveva valutazioni diverse: è la democrazia. C’è spazio per un’ampia discussione, ma non in quella che potrebbe sembrare “la più naturale delle sedi, il Consiglio di Istituto” né con la “regia del Dirigente Scolastico”, perché si tratta semmai di materia ‘politica’, non scolastica, e neppure di politica scolastica, e men che mai di amministrazione dell’Istituto; si può discuterne nelle piazze, nei bar, nella strade, o nei luoghi del dibattito culturale o delle istituzioni politiche; ma è argomento eterogeneo rispetto ai compiti istituzionali del Consiglio d’Istituto. Per questo non ho ben capito il senso del comunicato della componente genitori riunita e pacificata, che richiama il raggiunto accordo: bene per la solidarietà agli offesi e il ritrovato impegno di collaborazione “teso a contribuire alla costruzione di una scuola confidente e capace di intercettare le esigenze dei suoi alunni”; bene anche per la “riaffermata vocazione inclusiva e di accoglienza”; ovvia l’affermazione di “riconoscersi integralmente nei dettami della Costituzione” (meno puntuale il riferimento agli articoli 3, 33 e 34 della stessa; magari se ci si fosse riferiti al ricordato articolo 21, se si fosse conosciuto e accolto, ci sarebbero state meno lacerazioni.
Ma il cannoneggiamento incrociato seguito all’elezione del Presidente del C. d’I. ha finito per distrarre, come spesso accade, da quello che invece mi pare in vero nucleo problematico per il Consiglio stesso, per l’Istituto e per la scuola campese. Dalla lettura del Verbale della riunione del Consiglio, tenutasi giovedì 27 novembre e pubblicato all’Albo Pretorio in data 11 dicembre, si evidenziano alcuni aspetti che necessitano di un chiarimento improcrastinabile.
Tralasciamo alcuni errori materiali, come l’indicazione del Consigliere Nicoletta Scotti, eletta nella componente insegnanti, che viene attribuita alla Scuola per l’Infanzia quando invece opera nella Scuola Primaria; o il riferimento alla “Maestra Maria Grazia Mazzei”, che invece è il Direttore Servizi Generali Amministrativi; o l’ultimo punto all’O. d. G., fortunatamente non espletato, che proponeva a un Consiglio appena insediato di approvare il verbale dell’ultimo Consiglio, al quale i presenti avevano partecipato.
Ma il testo recita (pag. 2 terzultimo capoverso): “Si procede quindi alla votazione per voto segreto per l’elezione del Presidente. La votazione dà esito di parità 7 voti per la sig.ra Mari e 7 per la sig.ra Galletti; per cui il Dirigente scolastico (in qualità di Presidente) palesa il suo voto e per regola lo fa valere doppio indicando a favore della la (sic!) sig.ra Mari. Dallo scrutinio, condotto dal Dirigente Scolastico e dalla Maestra Maria Grazia Mazzei, risultano quindi eletti PRESIDENTE Luciana Mari (7+1), VICEPRESIDENTE Alessandra Galletti (7). Si procede quindi alla proclamazione degli eletti come da risultati sopracitati”. Dubito che la procedura seguita sia legittima. La “regola” cui si accenna nel Verbale è prassi diffusa quando si tratti di deliberazioni ordinarie con votazione palese, ma non trova riscontro in votazioni a scrutinio segreto, nelle quali non è consentito rivelare il proprio voto, né sarebbe possibile dimostrare che il voto “palesato” corrisponde al voto realmente depositato nell’urna. La “regola” attribuirebbe al presidente di un seggio elettorale –poiché quella era la natura della funzione al momento ricoperta dal Dirigente Scolastico- la possibilità di esprimere due voti elettorali, il che sembra un’aberrazione giuridica.
Inoltre, il fatto che il Dirigente Scolastico si dichiari schierato per uno dei due candidati dei genitori è quantomeno inopportuno sotto il profilo dell’imparzialità istituzionale; e inoltre il sostegno dato alla candidata Mari, in fattispecie, espone lei stessa e il Dirigente alla possibilità di malevole interpretazioni, quasi che si trattasse della manifestata gratitudine per l’impegno attivo con cui Mari (al tempo presidente del Comitato dei Genitori) aveva sostenuto le peraltro buone ragioni del Dirigente dopo l’inopinata decadenza a seguito dei ministeriali pasticci concorsuali (mentre è evidente che il reintegro del Dirigente ha seguito percorsi amministrativi del tutto impermeabili alle dimostrazioni di simpatia dei concittadini).
Sempre seguendo il Verbale, sembrerebbe che il Dirigente Scolastico, una volta proclamato il Presidente eletto, non gli abbia ceduto –come di prassi- la presidenza, limitandosi a nominare (ma non era sua prerogativa) un Segretario verbalizzante. Il Presidente insediato non risulta aver mai preso la parola, e del resto il Verbale della seduta non è firmato da Mari ma dal Dirigente Scolastico -oltre che dal Segretario verbalizzante, che però è stato designato alla funzione dopo lo scrutinio, che doveva dunque essere verbalizzato dal segretario di seggio-.
Mi pare che davvero ci siamo parecchi problemi formali. E se la procedura seguita non fosse conforme alla normativa vigente, l’elezione sarebbe nulla, come ogni altro atto del Consiglio intervenuto prima del ripristino della correttezza procedurale.
Infine l’endorsement del Dirigente Scolastico in sede di votazione, indipendentemente dalla verifica della validità della stessa, si risolve in un danno all’immagine del Presidente eletto, perché colora la sua elezione della ‘protezione’ del Dirigente; ma oltreché inopportuno, risulta del tutto inutile, poiché se si fosse proceduto a una seconda votazione come prevedono le norme vigenti (e nella seconda votazione è sufficiente la maggioranza semplice) il Dirigente avrebbe potuto nell’intervallo fra le due votazioni dar corso a quella mediazione fra le liste intervenuta ‘a posteriori’ -che ha prodotto il documento citato da ‘Elbareport’-, e si sarebbe ottenenuto lo stesso risultato senza correre il rischio di vizi di forma e senza prestare il fianco a commenti maligni.
Credo che ora la cosa più urgente sia la verifica della correttezza formale delle procedure poste in essere, chiedendone una ratifica dai superiori organi di governo della scuola (o tramite interrogazione al Ministero), e questo a tutela del Dirigente, del Presidente e del Consiglio di Istituto, dell’Istituto Scolastico e di tutti i suoi interlocutori anche economici. Una volta verificata la validità degli atti, il concomitante interesse di tutti al miglior andamento della scuola solleciterà l’armonico svolgimento dei compiti di ciascuno.
Luigi Totaro