C'è un aneddoto che pensiamo conoscano solo i più datati e politicizzati tra i nostri lettori, che riproponiamo perché ci torna utile per sviluppare un successivo ragionamento. In sede di direzione del PCI di fine anni '50, il "riformista" Giorgio Amendola, di fronte ad una proposta su un cambio di linea in senso "aperturista", sbottò: "Ma io queste cose le sostenevo due anni fa e voi le avete liquidate come errori!" "Appunto - rispose cinico e gelido Palmiro Togliatti, incontrastato Capo del Partito - sbagliavi perché essere in anticipo di due anni è un errore".
Togliatti, nel caso, aveva torto, e la storia lo avrebbe dimostrato, ma capita spesso anche in ambiti di minore rilevanza, che si perdano battaglie ispirate da apertura mentale, senso di giustizia e razionalità, perché si è sbagliato nei tempi, nei modi di condurle, nelle analisi delle forze e delle debolezze in campo.
La politica non è un antico film western dove alla fine vincono sempre i buoni, in politica spesso chi è nel giusto (proponendo le scelte più vantaggiose del la comunità e civili) perde.
Orbene noi non ci sogneremmo mai di affermare che l'Elba è abitata da un popolo demente, ma siamo graniticamente saldi nella convinzione che, in occasione della consultazione referendaria sul comune unico, l'elettorato (che è peraltro cosa diversa dal popolo di cui ha rappresentato, nel caso, una largamente minoritaria frazione ) abbia compiuto complessivamente una scelta demenziale.
Ripassando le cronache di quest'anno balza agli occhi quanto, in questo "campo di decentramento", in questi che chiamammo all'epoca "8 pollai da chiudere" si sia continuato a disamministrare, e come la stretta dei finanziamenti agli Enti, abbia peggiorato le situazione generale (leggi caduta della qualità della vita e dei servizi erogati ai cittadini a costi crescenti) .
Coi se e coi ma non si fa né politica né storia, ma è certo che unire i territori elbani, oltre a tutti i fatti e strafatti discorsi sulla razionalizzazione dell'uso delle (magre) risorse, sul peso politico e sulla capacità di contrattare con i poteri centrali governativi ed imprenditoriali (si pensi alla partita dei servizi marittimi), avrebbe spinto a selezionare la migliore classe dirigente amministrativa. E quale è invece lo stato reale dell'Elba decrittabile dalle cronache?
- Il cosiddetto comune capoluogo (quello che dovrebbe dare il "la" alla politica insulare) sembra la proiezione rovesciata di una famosa sentenza mussoliniana: "Governare gli Italiani è peggio che difficile, è inutile" che potremmo parafrasare: "Criticare l'operato dei governanti portoferraiesi non è difficile, è impossibile, perché stiamo ragionando di una entità che fa peggio che governare male; non governa affatto".
Come si può infatti definire governato un Ente che si presenta con quattro milioni di avanzo di bilancio, operando in una citta piena di bisogni sociali inevasi, che vede cascare a pezzi un enorme inutilizzato patrimonio pubblico, che resta sempre più marginale rispetto ai flussi turistici?
- In altri due "comunelli" (Porto Azzurro e Rio Elba) c'è l'opposto problema di essere finanziariamente sul lastrico, e di avere in pratica poco più che gli occhi per piangere: il primo è andato ad un pelo dal dissesto finanziario, il secondo non si sa ancora se lo eviterà. Certo è che entrambi i primi cittadini in carica rischiano di trasformarsi in "Autorità Folkloriche", senza alcuna possibilità di programmare scelte e interventi veri.
- Non si può certo dire ben amministrato un comune il cui perimetro è una fonte inesausta di abuisi ed illegalità urbanistica, quale è Capoliveri, dove casi e veri e propri scandali si producono a getto continuo, senza che il muscolare sindaco sia riuscito a darsi (ma neanche i predecessori ci riuscirono) una struttura tecnica di controllo del territorio di competenza degna di essere nominata come tale. Tanto che. passato il ponte di Mola, talvolta si ha l'impressione (che sorge anche altrove ma qui è nettissima) che la certezza del diritto sia una opinione, una pia illusione o vedete voi .
- Ma altri comuni soffrono dalla politica eccessiva tolleranza verso chi attenta al territorio. A Campo rispuntano "a ripetizione" i "casi" di Galenzana , Salandri e Formicaio, si continua a devastare senza alcuna sensibilità paesaggistica il patrimonio arboreo cittadino e non si pensa - a quanto ci risulta - ad un vero piano di complessivo riassetto idrogeologico del territorio, sempre più urgente dopo le scellerate politiche cementizio-bituminose degli ultimi anni, che hanno trasformato valli e piani in aree dove le acque corrono devastanti in occasione di ogni eccezionale evento meteorico (che diventano sempre meno eccezionali e più frequenti).
In altre realtà si incomincia a prendere atto della necessità di "rinaturalizzare" il territorio (che significa anche, ove necessario, abbattere demolire etc.). Forse ci arriveremo anche noi, ma coi tempi degli elbani (probabilmente nel secolo ventiduesimo).
- Rio Marina è un comune dove, pressoché da sempre, maggioranza e opposizione tendono ad unirsi in una sorta di contrasto trasversale verso ragioni e tematiche ambientali: Dopo che in parte si è disinnescata (soprattutto per mancanza di risorse e mercato) la follia urbanistica di un Villaggio Paese (1000 nuovi posti letto a un Km da un agglomerato urbano esistente e già in parte svuotato), sulla scorta del rinvenimento di una possibile risorsa "termale", si litiga già su quali strutture ex minerarie dovranno essere poste al servizio delle future "terme", considerando come acqua fresca strumenti urbanistici (PIT e PNAT) che pongono seri vincoli, una discussione tanto appassionante da far passare in secondo piano il principale problema esistenziale del comune, quello consolidamento di un territorio che è un groviera ed al cui degrado ha certamente contribuito il toboga cementizio in cui si è seppellito il "Rio" (a proposito di necessarie rinaturalizzazioni degli alvei)
- In questo deprimente marmellatesco grigiore basta essere "normali" come il sindaco di Marciana per rifulgere. E' d'obbligo prendere atto che Bulgaresi ha avviato una raccolta seriamente differenziata, ha tenuto botta sull'ecomostro, ha riaperto un sentiero arbitrariamente chiuso e soprattutto, sulla vicenda della sanità, l'amministratrice ha dimostrato di avere un minimo di "spirito comprensoriale". Nulla di eccezionale ripetiamo, ma appunto, in questa isola amministrativamente depressa, la normalità è già grasso che cola, e c'è da rilevare che le (poche) donne impegnate sui banchi di maggioranza e di opposizione, stracciano i maschietti quanto a media qualità.
- Mancherebbe in realtà all'appello il condominio-comune di Marciana Marina, che più di ogni altro avrebbe ragione di non essere, e per il quale (tacendo per pura carità le mille e una bega in cui si è cacciato), basta ricordare che è guidato da un signore chiamato a giudizio (per la vicenda del porto) con gravissime imputazioni, e che non ha avuto neppure la sensibilità di dimettersi o autosospendersi (se non altro per difendersi meglio).
Evidente per lui eleganza è solo quella delle sfilate.
Questo lo stato dell'arte.
E' stato quindi un errore mantenere aperti i pollai, e sarebbe un tragico errore per gli elbani di buona volontà razionalità e coscienza, arrendersi, rinunciare a ricominciare a tessere pazientemente la tela, perché, almeno chi verrà dopo di noi, possa vederla realizzata quella semplificazione istituzionale che non sappiamo se meritiamo, ma certamente ci spetta.