Gent.mo Sig. Presidente,
ho prima ascoltato, e poi attentamente riletto, il suo messaggio augurale di fine anno agli italiani. Ne ho apprezzato la brevità ed il linguaggio, ben lontano dallo zibaldonico politichese ampolloso, e spesso poco comprensibile, dei suoi predecessori. Ed ho apprezzato anche i contenuti che hanno spaziato dai più impellenti problemi nazionali come l’occupazione, problema non più solo giovanile, all’evasione fiscale, dalla difesa dell’ambiente alla corruzione, fino a quel modesto approccio alla laicità dello Stato. Ha toccato, inevitabilmente, il problema immigratorio che tante controversie ha suscitato non solo nel nostro paese ma in tutta l’Europa, alla indispensabile integrazione, fino al dramma attuale rappresentato dal terrorismo.
Non è stato però un discorso, mi perdoni l’osservazione, a 360 gradi perché, a mio parere, ha trascurato due aspetti fondamentali: la sanità e le Forze dell’Ordine.
Mi avrebbe fatto piacere una Sua osservazione sul problema della sanità italiana che la legislazione attuale, programmata in funzione delle nuove esigenze economiche, sta ridisegnando non solo nei servizi, e chi vive su un’isola come me ne subisce quotidianamente le conseguenze, ma anche nei costi, tanto che molti italiani, soprattutto le fasce più deboli, vi ricorrono con sempre maggiore difficoltà, e spesso non vi ricorrono affatto.
Ha poi trascurato completamente, tranne in un timido accenno alla loro serietà e competenza, le Forze Armate Italiane delle quali Lei è il Comandante in capo; quei militari che ogni giorno mettono in pericolo la propria vita e la tranquillità delle loro famiglie per la nostra e la Sua sicurezza, e la vita stessa del nostro paese; quelle Forze Armate che operano tra mille difficoltà per la carenza di uomini e mezzi, quelle stesse che operano da anni in paesi lontani e nei quali molti dei nostri ragazzi hanno perduto la vita per difendere la libertà altrui.
E avremmo voluto sentire due nomi su tutti, Massimiliano La Torre e Salvatore Girone da quattro anni in mani straniere, illegalmente detenuti, ma non dimenticati da molti italiani.
Il solo pronunciare questi nomi, Sig. Presidente, avrebbe esercitato un richiamo forte all’amor patrio, all’italianità, a quell’affetto nei confronti della patria che porta ad agire per la soddisfazione di sé stessi e della propria nazione e che rende tutto possibile, anche affrontare e lavorare insieme per tutte quelle difficoltà che ci ha elencato e che dovremo affrontare nei prossimi anni.
Nella certezza che Lei riuscirà con il suo impegno a riportare a casa i nostri Militari sì che anche per loro sia possibile ascoltare in Patria il Suo prossimo discorso di fine anno, mi consideri sempre al servizio della nostra Italia.
Con cordialità
IL SINDACO
DEL COMUNE DI PORTOFERRAIO
Arch. Mario Ferrari