Il Sindaco di Rio Marina Renzo Galli (Lista Civica appoggiata dal PD) assicura che per quanto riguarda la sopraelevazione di una villa sul panoramico e archeologico sito di Capo Castello, nella frazione di Cavo, è tutto a posto, che non c’è nessun abuso e che «sia dal punto di vista urbanistico che di preservazione del sito, il caso non esiste».
Il sindaco si contraddice però subito dopo, quando scrive: «Ci sono semplicemente delle compensazioni volumetriche per ovviare alle superfetazioni realizzate nel corso degli anni, i cui interventi avevano creato una struttura ed una sagoma del fabbricato irrazionale anche dal punto di vista abitativo. La sopraelevazione riguarda l’adeguamento altimetrico di un’addizione operata negli anni ’70 e oggetto allora di una sanatoria».
Quindi il sindaco ammette che si è trattato di “compensare” delle superfetazioni che, come si legge sui vocabolari, rappresentano una "aggiunta superflua", e di un adeguamento di una sanatoria, quindi di qualcosa costruito senza le necessarie licenze e poi sanato, seppur risalente agli ani ’70, che sono tra l’atro gli anni in cui sui è iniziato ad intaccare maggiormente il sito archeologico di Capo Castello.
Naturalmente il Sindaco Galli e gli attuali proprietari non hanno colpa di quei lontani abusi e di quelle scriteriate scelte urbanistiche e paesaggistiche e Legambiente Arcipelago Toscano non mette in dubbio la regolarità formale degli atti e delle autorizzazioni. Non era e non è questo il punto. Infatti, al Sindaco di Rio Marina sembra sfuggire che, tra i Paesi civili, solo in Italia e possibile “sistemare” superfetazioni e ampliare ed innalzare a fini abitativi una sanatoria, solo in Italia – e all’Elba in particolare – sanatorie e condoni possono diventare occasioni per nuovi ampliamenti e adeguamenti altimetrici (sic!), solo in Italia si può definire a posteriori un fabbricato “irrazionale” e consentire di elevare un altro piano in un’area paesaggistica ed archeologica per renderlo più “razionale” dal punto di vista abitativo, il tutto adeguando superfetazioni e sanatorie.
Il Sindaco riese ha ragione, «il progetto può piacere o non piacere dal punto di vista estetico», a noi non piace per il suo impatto paesaggistico per il suo sviluppo, ma questo, nonostante il richiamo al «vaglio della commissione paesaggistica comunale e della Soprintendenza ai Beni culturali e paesaggistici di Pisa», evidenzia anche una differenza, squisitamente politica, tra la vecchia concezione dell’urbanistica “concordata” – come diceva un non compianto assessore regionale all’urbanistica - e della tutela attiva del paesaggio e della storia che ha il Sindaco e quella che invece hanno un numero crescente di riesi, elbani ed italiani.
Noi di Legambiente abbiamo una concezione del paesaggio e dei diritti europea – un Continente dove le due parole “condono edilizio” insieme non sono traducibili in nessuna altra lingua – che prevede che le sanatorie e i condoni non siano la norma, dove superfetazioni e gli abusi – vecchi o nuovi - non sono tollerati, dove non è consentito ampliarli, adattarli, sopraelevarli per renderli maggiormente fruibili. Nemmeno a presunti “benefattori” e soprattutto a chi si dichiara sensibile alla tutela dei beni archeologici e paesaggistici.
Non ci sembra che nella sopraelevazione della Villa di Capo Castello la principale preoccupazione di pubblico e privato sia stata quella della salvaguardia dei beni comuni, speriamo davvero che questa, come assicura il Sindaco, sia invece la preoccupazione al centro del recupero del sito archeologico di Capo Castello.