In questi giorni dal comune di Marciana sono in arrivo tutta una serie di aumenti, alcuni previsti ampiamente (Tari – rifiuti), altri di più difficile previsione.
Terminata l’ordinaria fantasia tributaria dell’Amministrazione Marcianese (trattandosi oramai di equilibrismo tra il comico e il semi-serio), sono in recapito gli aggravi, già ribattezzati “tassa sul morto”, circa l’utilizzo delle luci votive nei cimiteri comunali, e, non soltanto per l’anno corrente, ma anche per gli anni trascorsi e quindi con richieste economiche retroattive, con aumenti del 300%; in pratica chi è detentore di un defunto dovrà sostenere un onere di non meno di € 111,00.
Non volendo polemizzare con gli estensori di detta “furberia”, posso però consigliare una pratica via d’uscita alle famiglie, con uno o più caro estinto (mai fu più a doppio senso tale aggettivo) che vorranno quasi azzerare il costo annuale di tale nuova “gabella”: acquistate, anche via internet, una lampada votiva a batteria provvista di luce LED; il costo si aggira intorno ai 10 € e necessita di un ricambio di batteria ogni 12/15 mesi. Contestualmente date disdetta al servizio recandovi agli uffici preposti di Marciana.
La seconda notizia è relativa al saldo Tari del 2015 (anno domini della differenziata porta a porta).
Vox populi parla di aumenti medi per le attività di circa il 24% e di circa il 29% per le utenze residenziali; detti aumenti incideranno su tariffe di per sé già tra le più alte della Regione Toscana.
In questo caso non ci sono consigli per i marcianesi, bensì per chi ha voluto e perpetuato un sistema che non ha funzionato, arrecando danno sociale, ambientale ed ora anche economico: il consiglio arriva da Albert Einstein che diceva “Se i fatti non corrispondono alla teoria, allora cambiate i fatti”.
Due parole anche sulla proposta di legge di accorpamento dei piccoli comuni, che presumibilmente arriverà in Parlamento a metà aprile del presente anno, dove i medesimi per poter continuare ad esistere dovranno raggiungere i 5000 abitanti.
Fallito l’associazionismo tra comuni e con risultati ancora insoddisfacenti le fusioni (a fronte del raddoppio statale dei contributi dal 2016), il legislatore tenta la strada della semplificazione forzosa.
In sostanza, con la presente proposta di legge (firmata da 20 deputati), i comuni con meno di 5000 abitanti avrebbero 24 mesi di tempo per fondersi con altri enti fino a raggiungere la soglia minima di 5000 abitanti; nel caso di non unione dell’arco di tempo dato sarà obbligo delle singole regioni di appartenenza a provvedervi, naturalmente facendo perdere ai comuni il diritto a godere di tutti i benefici previsti dalla legge per le fusioni.
Inoltre se, nei successivi due anni, i governatori non avranno disciplinato con legge regionale gli accorpamenti forzosi, per le regioni stesse scatterà il taglio ai trasferimenti erariali del 50% dei contributi non destinati a finanziare sanità e trasporto pubblico.
Questa possibile imposizione implica la possibilità di eliminare oltre 5600 comuni italiani, dove, secondo uno studio della L&C, vi sono frammentarietà e disservizi ai cittadini; sempre secondo questo studio è intorno ai 10000 abitanti che si raggiunge la “dimensione ottimale” per un comune, cioè quella che consente il mantenimento di servizi a misura d’uomo coniugandola con efficienza e buon uso delle risorse economiche.
Molto probabilmente, nel caso la proposta di cui sopra diventasse legge, sarebbe l’ultima chiamata anche per il nostro territorio, dove gli indici critici rilevati a livello nazionale si ergono a vere e proprie paludi burocratiche, con costi sempre più insopportabili, a fronte di un potere contrattuale verso i livelli superiori (regione e stato) pari a zero virgola.
Dott. Michele Mazzarri