Come un fiume carsico periodicamente riemerge il dibattito sulla semplificazione istituzionale dell’Elba. Una riemersione destinata quasi sempre a durare ben poco. Dopo un più o meno frequente susseguirsi di interventi sui quotidiani locali, alla fine ritorna sempre puntuale il silenzio e rimangono così saldamente “intanati”, nei loro ristretti confini gli otto “orticelli” o, come li ha definiti molto più appropriatamente il mio amico Sergio Rossi, gli otto “pollai”. Lo spettacolo, assurdo e miserevole che, dall’inizio del nuovo anno, sta andando in scena quasi ogni giorno, sul palcoscenico del “teatrino politico” elbano, con l’entrata in vigore della legge che ha sostituito una tassa con un contributo di sbarco, non servirà certo a svegliare le coscienze; ad avviare una seria riflessione; una analisi coraggiosa delle conseguenze dannose che l’attuale affollamento istituzionale provoca sulle attività economiche e sulla rete dei servizi amministrativi e sociali da garantire agli elbani.
Ha dato il via al dibattito il Sindaco Lambardi, proponendo “un triello” (neologismo introdotto nel vocabolario della lingua italiana da uno dei tanti giochi televisivi a quiz).
Bocciata la proposta del Comune unico, ha detto Lambardi, perché non lavoriamo per arrivare a soli tre Comuni? Uno nel versante occidentale, uno in quello orientale e Portoferraio al centro. Proposta, a dire la verità, non nuova. Se ne parlò anche durante la campagna referendaria per il Comune unico. Anzi furono proprio i Sindaci contrari alla fusione degli 8 Comuni a metterla in campo.
Un articolo sul “triello”, pubblicato qualche giorno fa da un quotidiano on line, aveva questo titolo: "I Sindaci dicono sì ai Comuni di versante". Felicemente sorpreso, mi sono messo subito a leggere.
Purtroppo, man mano che andavo avanti nella lettura, la delusione cresceva.
In sostanza i due Sindaci del versante ovest, Bulgaresi e Ciumei, si dichiarano d’accordo con il Lambardi, ma mettono subito le mani avanti. “Dobbiamo incontraci e parlarne seriamente” ha dichiarato Ciumei, per “trovare un progetto (di Comune unico) che tenga nella giusta considerazione le esigenze di rappresentanza delle frazioni e dei centri abitati”. Ed Anna Bulgaresi reclama la necessità di studiare i “giusti correttivi”.
Basterebbe cercare su internet le recenti fusioni di Comuni avvenute un po’ in tutta Italia, compresa la nostra Regione, per trovare una infinità di statuti e di regolamenti dei nuovi Comuni che soddisfano in pieno quelle “esigenze di rappresentanza” o che prevedono quei “giusti correttivi”.
E passiamo al versante orientale. Solo in due si dichiarano entusiasti: Galli di Rio marina e De Santi di Rio nell’Elba. I rapporti non proprio idilliaci tra il Comune d Capoliveri e “il condominio” di Porto Azzurro, come lo definì il Barbetti qualche tempo fa, facendo infuriare il “capo condomino” Simoni, consigliano a entrambi di starsene zitti per non aggravare la situazione. Ad oriente, dunque, la proposta del Lambardi non passa. E credo che i due Sindaci riesi, preso atto della impossibilità di accorpare i 4 Comuni, eviteranno anche di valutare la possibilità di un accorpamento “minimo”: quello tra le due Rio.
Ho letto su un altro quotidiano altre dichiarazioni dei Sindaci che stanno ad occidente. Lambardi comincia ad essere prudente e dichiara che “certo non è tutto semplice da mettere in fila”. Ciumei vola alto: pensa che sia necessario “mettere in campo una serie di professionalità amministrative in grado di far funzionare il tutto”. Come se le professionalità oggi disponibili nei tre Comuni non siano in grado di far funzionare, non un “piattaforma spaziale”, ma molto più semplicemente un altro Comune un po’ più “grandicello”. Addirittura invoca l’assistenza di “un tutor” che individua nel Consigliere regionale Gianni Anselmi.
La Bulgaresi ammette che “fra il dire e il fare c’è di mezzo una bella rivoluzione”. Ok, se la rivoluzione fosse davvero “bella”, tentiamo almeno, con l’entusiasmo necessario, di farla! Ma ho l’impressione che quel “bella” voglia piuttosto dire “enorme, difficile”. E c’è un problema, aggiunge “ è indispensabile prima avere un passaggio con i cittadini”. Certo che i cittadini vanno informati, vanno coinvolti. Ma dopo averli informati e coinvolti in qualche assemblea pubblica ( che non sarà mai rappresentativa della reale volontà popolare), si prenda una decisione; si voti nei Consigli comunali per la scelta del Comune unico occidentale e poi chiamiamo i cittadini, tutti i cittadini di Campo, Marciana e Marciana marina a decidere con un referendum, che deve essere obbligatoriamente indetto dalla Regione. Se vinceranno i sì la Regione , con propria legge, istituirà il Comune unico dell’Elba occidentale; se prevarranno i no, non cambierà nulla. Ma almeno avremo tentato di fare qualcosa di giusto. Avremo smesso di chiacchierare a vuoto, senza concludere un bel niente, in un senso o nell’altro. Contribuendo così a squalificare, come se non bastasse quanto sta succedendo con il contributo di sbarco, “la politica elbana”. La cui "p" è sempre più minuscola.
Giovanni Fratini