L’avevo già scritto e il referendum conferma che al Pd manca una politica ambientale.
E quel che è peggio è che finora un dibattito serio cioè un confronto non a colpi di ‘bufale’ e gufi non è neppure iniziato. Vorrà pur dire qualcosa se gran parte delle associazioni e gruppi ambientalisti siano impegnati contro il governo, Galletti ma anche Franceschini.
Renzi ci ha messo del suo naturalmente ma la caduta di una pur solida e importante tradizione della sinistra è iniziata da tempo non trovando finora risposte e reazioni adeguate neppure quando per strada abbiamo perduto dei pezzi. E se c’era bisogno di una conferma il nuovo Titolo V l’ha data come peggio non poteva. E’ fuori discussione che quello vecchio aveva fallito proprio perché non era riuscito a introdurre norme e sedi in grado di garantire quella leale collaborazione istituzionale senza la quale lo stato, le regioni e gli enti locali non avrebbero potuto gestire il territorio e specialmente l’ambiente. Ma per uscire da una conflittualità paralizzante si sarebbe dovuto cercare su un piano di pari dignità modalità di collaborazione e non di ‘punizione’ delle regioni ed enti locali. Proprio il referendum sulle trivelle dimostra che si sarebbe dovuto –visto il merito- trovare un accordo sulla legge ad un tavolo come avevano chiesto le regioni. Così anche coloro che comunque speravano e credevano in una maggiore disponibilità dello stato sono stati accontentati. Per fortuna dopo tanti silenzi e latitanze per iniziativa di una parte del Pd si sta tornando a discutere anche di ambiente.
Non dimenticando che il ministro dell’ambiente brilla per la clandestinità. E ricordando pure che in molte nostre regioni l’ambiente è finito in cantera di fondo o quasi Toscana inclusa. Ma soprattutto non dimenticando che in parlamento sono in discussione anche con relatori Pd leggi che come quella al senato delle nostre coste e aree protette marine fanno polpette più delle trivelle.
C’è qualcuno nel Pd a partire da Roma ma anche nelle regioni che se ne occupa; come e con chi. E siccome stando anche all’Unità l’ambiente sembra esaurirsi in qualche evviva alla green-economy è giunto il momento di aggiornare l’agenda anche a questioni di cui sul giornale del Pd non si trova traccia; penso ad esempio ai parchi ma anche ai piani paesaggistici in realtà come le Apuane dove critici come Asor Rosa sono sbeffeggiati dal segretario toscano del Pd, quello fa il tifo per la pista lunga a Peretola e ha concorso a cacciare dall’assessorato regionale la Marson perché si era permessa di criticare il Pd.
Insomma il Pd deve diventare un partito in cui si può e si sa discutere senza ricorrere a referendum e tanto meno a strafottenze.
Renzo Moschini