Goletta Verde, partita oggi da Genova, il 22, 23 e 24 giugno approderà in Toscana, all’Isola d’Elba, e proprio nella maggiore isola dell’Arcipelago Toscano sono stati individuati i due casi toscani finiti nel del dossier Mare Monstrum di Legambiente, presentato oggi in occasione del trentesimo viaggio intorno alle coste italiane della storica campagna di Legambiente in difesa del mare.
Ecco cosa si legge nel dossier Mare Monstrum:
Il nuovo porto di Marciana Marina (Li)
Un Piano regolatore portuale - per aumentare la capienza di 80 posto barca - approvato dal Consiglio comunale con i soli voti di maggioranza – e respingendo tutte le osservazioni prodotte, incluse quelle della Regione Toscana - che trasformerà profondamente il paesaggio di Marciana Marina, sull’Isola d’Elba. All’inizio di maggio, Legambiente Arcipelago Toscano ha scritto alla Regione per manifestare dubbi, incongruenze e preoccupazioni dell’Associazione rispetto al progetto del nuovo scalo marittimo. Denunce puntuali, contenute anche nelle osservazioni della Regione Toscana, rispetto alle incongruenze relative alla Valutazione ambientale strategica, alla depurazione delle acque, alla conformità con le leggi urbanistiche regionali.
Per Legambiente, la soluzione definita “ottimale” e adottata dal Comune “avrebbe un devastante effetto paesaggistico su uno dei lungomare più belli del Mediterraneo, cambiandone completamente la prospettiva, andando a occuparne una parte attraverso la regolarizzazione di imbonimenti e ampliamenti precedenti e snaturando ancora di più un ambiente che ha già subito fin troppe pesanti e caotiche modifiche”.
Inoltre “permangono i rischi per la residua prateria di posidonia oceanica, Habitat prioritario della Direttiva europea, al quale si applicano le stesse procedure e salvaguardia di un Sito di interesse comunitario (Sic) o Zona di conservazione speciale (Zcs), presente all’interno del Porto di Marciana Marina e, invece di approfittare del Piano Portuale per andare a un recupero della posidonia degradata, si propone di aumentarne il degrado senza nemmeno apparenti iniziative risarcitorie”.
Il progetto in corso andrebbe profondamente rivisto, prendendo l’occasione per trasformare il porto di Marciana Marina in una struttura “verde”, moderna, di ridotto impatto ambientale, con strutture leggere, non impattanti sul paesaggio e l’ambiente. Al contrario, si propongono soluzioni con strutture rigide che, con l’asserito intento di mettere in sicurezza l’area portuale, finiranno al contrario per aumentare i rischi per il Paese e il quartiere del Cotone, aumentando gli effetti dell’erosione della spiaggia della Marina.
Le villette di Lacona a Capoliveri (Li)
Su un’isola minore, quale l’Isola d’Elba, anche solo tre case costruite fuorilegge fanno la differenza. Nulla a che vedere con i villaggi abusivi fatti di centinaia, se non migliaia di abusi, che caratterizzano regioni come la Sicilia e la Puglia, ma comunque insediamenti che hanno un forte impatto sulla comunità locale e sul pregevole paesaggio e che, se tollerati, darebbero il via libera a nuovi illeciti.
E’ il caso delle villette di Lacona, a Capoliveri, sequestrate nel gennaio del 2014 dal Corpo forestale dello Stato per abusi edilizi. Già nel 2013 Legambiente aveva denunciato le anomalie del cantiere e la vicenda era salita agli onori dei telegiornali.
L’insediamento di Colle delle Vacche faceva parte di un accordo “compensativo” per la costruzione di un canile: ma mentre le ville sulla collina sono state costruite, del canile non è stata messa nemmeno la prima pietra.
A dicembre dello scorso anno sono finiti a processo il costruttore, l’assessore comunale nonché progettista e il capo dell’ufficio tecnico comunale. Secondo il giudice per le indagini preliminari, gli imputati avrebbero costruito o autorizzato le villette in base a provvedimenti “illegittimi e quindi da ritenersi nulli”, inoltre sarebbe stato omesso qualsiasi controllo da parte degli uffici e le opere realizzate sarebbero “gravemente difformi dai provvedimenti autorizzativi” se non “totalmente non previste e non autorizzate”, come i cospicui sbancamenti a monte del fabbricato. Ad aggravare la situazione, si sarebbe continuato a costruire nonostante l’ordinanza di sospensione.