Damiani già prima dei ballottaggi aveva documentato che oggi è dai territori che viene una richiesta e proposta di un governo del territorio non più delegato e affidato ad un centralismo che ha fatto il suo tempo.
Quel centralismo che ritroviamo abbondante e cocciutamente difeso nel nuovo Titolo V.
Viste le scoppole che abbiamo registrato anche in Toscana vorrei fare qualche esempio che non mi pare finora ignorato e eluso. Tra le novità, ad esempio, anche in Toscana abbiamo l’Area metropolitana di Firenze. Il voto a Sesto come nella Piana ( aereoporto etc) ha confermato problemi e contraddizioni evidenti non solo tra Area Metropolitana e territori esterni ma anche e non di meno all’interno segno evidente che pianificazione risulta più complicata delle rassicuranti dichiarazioni di Nardella.
Se passiamo agli altri territori quel che colpisce è innanzitutto la crescente difficoltà a gestire gli effetti della cancellazione delle Province. Insomma le funzioni e il personale a chi le do? Sorvoliamo sulla balla che senza province si risparmia. Davanti alla Regione ogni giorno ci sono proteste ora della forestale ora di altre categorie che cercano un posto che dalle province passa in collo alla regione così sempre più impelagata in una gestione amministrativa e sempre meno di governo regionale. Ai guai della regione si accompagnano quelli dei comuni che non vogliono o non possono accollarsi ruoli e spese che il governo nazionale non gli consente. E qui si pone un altro aspetto cruciale e irrisolto. I comuni che è bene non dimenticarlo sono i soggetti istituzionali a cui le comunità guardano con maggiore fiducia e non solo nelle aree metropolitane devono riuscire a gestire politiche non frammentate e di campanile a cui le Province offrivano un preciso ambito di riferimento. Ora anche in Costituzione troviamo l’indefinita e indefinibile ‘area vasta’ di cui nessuno finora ha saputo dire cosa dovrebbe essere e cosa dovrebbe fare.
In Toscana si è rilancia l’idea dell’accorpamento dei piccoli comuni con motivazioni più tecnico aziendali che istituzionali –ricordano Berlusconi quando lanciò l’Italia come azienda. E’ innegabile che vi sono servizi che si possono ed è bene unificare e comunque gestire insieme. Ma la dimensione sovracomunale è qualcosa di più di una gestione aziendale specie di questi tempi. Così si torna al governo regionale del territorio che presenta patate bollenti –anche per la confusione tra i ruoli nazionali e regionali- come le Apuane. Al piano di quel parco non serviranno certo le beffarde prese in giro del Segretario regionale del Pd nei confronti di personalità come Asor Rosa e tanti altri che sino sono assunti e si assumono la responsabilità di farsene carico.
Si aggiungano i rapporti con l’Emilia Romagna e la Liguria a cui ci legano comuni responsabilità soprattutto in ambito ambientale; montagna, fiume Magra, santuario dei cetacei gestite da Parchi e aree protette. Ambiti di cui è raro trovare traccia nelle politiche regionali e anco più di partito.
Se qualcuno pensa che basti per tutto questo raccogliete firme per il SI al referendum non andrà lontano anzi piglierà altre scoppole.
Renzo Moschini