Caro Sergio,
sono passati ormai più di 180 giorni dal Consiglio Comunale delle "annunciazioni" riesi durante il quale, dopo mesi di mormorii - nemmeno troppo a denti stretti - "sono ladri" , "tanto hanno rubato", finalmente il sindaco annunciò che a Rio mancavano milioni e che per questo si invocava l'arrivo di ispettori per verificare quello che la sua amministrazione aveva trovato, indicando già“gli esiti sconfortanti, per certi versi sconvolgenti, sicuramente gravi" delle attività compiute dalle giunte di centro sinistra negli anni precedenti.
L'impianto delle accuse che vengono mosse ai dieci anni in cui, come non ci stanchiamo di precisare, abbiamo avuto l'onore e l'orgoglio di amministrare il nostro Comune, ripete quello già formulato dalla minoranza guidata dal dott. Burelli e poi da Basili, già verificate dagli inquirenti in diverse occasioni e conseguentemente già archiviate.
A queste si aggiunge poi il ristoro dei danni della Soc. Pian di Loto, che ha fatto ricorso al Consiglio di Stato, avverso una sentenza del TAR che la vede soccombente nella richiesta di risarcimenti vari per una concessione edilizia rifiutata, ma che ci viene, in via del tutto preventiva, già addebitata.
Una cosa è certa. Nonostante il sindaco si ostini a dire che è stato costretto dalla Corte dei Conti ad inviare le cosiddette messe in mora, omette faziosamente di aggiungere che questo è avvenuto solo dopo avere inviato personalmente o attraverso dipendenti, materiale variamente composto, atto a insinuare dubbi su comportamenti non corretti dei precedenti amministratori, facendo propri ancora una volta le ipotesi già sostenute dalle minoranze di allora e che non avevano trovato riscontri significativi di ulteriori accertamenti.
Certo lo scorso anno sono stati in questo sostenuti dal consulente che tanto pomposamente il sig. Arrighi descrive nel blog, che però quest'anno è stato sostituito con un' altra figura di alta professionalità, sempre per risolvere gli stessi problemi.
Dalla Corte dei Conti abbiamo ricevuto, ad oggi, una richiesta di deduzioni per la vicenda del parcheggio di via Aldo Moro. Sono state fornite le risposte alle richieste e aspettiamo di essere sentiti.
Ancora non esiste un procedimento formale a carico di nessuno.
Il Magistrato deciderà, dopo aver sentito gli interessati (secondo alcuni già "gli accusati"), se procedere oppure chiudere direttamente il procedimento.
Per il resto, molto tranquilli sul nostro personale futuro, siamo molto preoccupati per il paese.
Ad oggi 24 giugno l'amministrazione non ha ancora approvato il bilancio di previsione e nemmeno quello consuntivo dello scorso anno.
Nonostante il fatto che per predisporre questo atto, sia lo scorso anno che questo, si sia fatto ricorso a consulenti esterni, che hanno un costo economico ma che, soprattutto, dimostrano che l'attuale organizzazione dell'ente non sia in grado di rispondere a compiti obbligatori, ordinari e ricorrenti previsti per legge.
Ormai con il 30 aprile sono scaduti ad abbondanza i termini per le gestioni provvisorie, la cosiddetta gestione in dodicesimi, e si viaggia a vista.
La scuola da 4 anni è un cantiere.
Vorremmo sapere quanti di questi circa 1500 giorni sono stati utilizzati per lavorare e quanti invece sono passati inutilmente con un cantiere chiuso, sospeso non per la incombenza della stagione estiva, ma solo per incuria e con la favola di miglioramenti prossimi che valevano il rinvio della ripresa dell'attività scolastica.
Da 4 anni i bambini di Rio Elba e Rio Marina, dai sei ai quattordici anni, godono, si fa per dire, di un'offerta formativa mortificata negli spazi. Non più laboratori, non più sala mensa, non più spazi in cui gli insegnanti possono portare avanti attività, progetti, occasioni educative altrettanto importanti per la crescita intellettuale dei ragazzi. Solo la buona volontà del corpo insegnante e la loro professionalità hanno potuto sostenere il disagio di una coabitazione così lunga.
Noi non condividiamo in nessun modo questa scelta. I nostri bambini e ragazzi sono stati privati di opportunità importanti, non solo per il tempo strettamente necessario per i lavori, come sarebbe stato naturale, ma anche per lunghi mesi vuoti e inutili di inazione.
Certo il palazzo comunale, ben illuminato e sistemato, è lo specchietto delle allodole, insieme all'erba tagliata. Dopo pochi passi dal palazzo, il pugno dello stomaco della biblioteca chiusa, ed ancora il cimitero che viene giù nella parte monumentale e con pochissimi loculi a disposizione nella parte nuova.
La piazza principale, quello che fino a ieri era un luogo di ritrovo e cuore pulsante per il paese, è un parcheggio abusivo di auto, in cui i bambini certo non possono sostare o giocare, ora che la scuola è finita.
Di una programmazione di eventi estivi, destinati ad animare il paese e a sostenere le attività economiche, nemmeno ancora lo straccio di un programma.
Queste dovrebbero essere secondo noi le priorità di chi amministra e vuole davvero il bene della Comunità riese ma è facile vivere nella menzogna, piuttosto che affrontare una scomoda verità.
In ultimo, caro Sergio, ti rivolgiamo una domanda.
A Rio il consulente del sindaco è amministratore di un blog in cui pubblica atti del comune, comunicati ripresi dai giornali, messaggi anonimi al limite della decenza e della diffamazione.
Naturalmente queste vicende hanno rappresentato succulenti occasioni per poter scrivere, con la compiacenza dell'anonimato, i peggiori pensieri ed insinuazioni, sempre pubblicati con il vanto, da finto uomo di sinistra, di dar voce a tutti.
Non abbiamo mai prestato il fianco alle risposte. Anche se spesso si è superato ogni limite, anche quelli previsti per legge sulla privacy e la pubblicazione di dati sensibili.
Ma alcuni, ignorantemente, pensano che questo "sfogatoio" non sia un’autentica fabbrica del fango, ma una specie di giornale che "dice sempre la verità", specie se non viene immediatamente smentito. A forza di dire una bugia, dice il detto, si finisce col crederla una verità.
Sinceramente ci piacerebbe che tu facessi per noi un gioco, quello delle differenze.
E indicassi, con la capacità e l'onestà intellettuale che ti appartiene, la differenza tra un giornale dove si verificano le notizie, con una testata registrata presso un tribunale e un direttore, responsabile dal punto di vista legale, ed un blog dove si possono riportare liberamente informazioni e chiacchiere, dove l'unico filtro è rappresentato da cosa interessa all'amministratore, che gestisce i post a suo piacimento.
Catalina, Luigi, Simonetta
Vi ringrazio per le attestazioni di stima, un po’ meno per la domanda che è “quella delle cento pistole”, e per rispondere alla quale si potrebbe arrivare a scrivere un saggio, azione che esulerebbe dalle mie capacità.
Partiamo intanto da chiarire che ormai si usa definire “blog” quelli che in effetti sono dei semplici “guest- book”.
Originariamente con blog si definivano infatti delle pagine elettroniche, in genere tematiche e dotate di links, rimandi sugli argomenti trattati, stimoli ad approfondimenti; “siti” insomma attraverso i quali un utente parlava alla rete.
Poi alcuni dei blog presero a dotarsi appunto dei “guest-book” (lett. Registro degli Ospiti) sul quale chi visitava le pagine, poteva scrivere le sue impressioni su quanto pubblicato.
Con questa nuova possibilità di comunicare (in parallelo con la espansione della rete) si moltiplicarono a dismisura questi guest-book con labilissime “mission”, tipo quella – appunto – di “pubblici sfogatoi”, e con tutta la valenza positiva e negativa che era ed è connessa con un flusso di “notizie”, opinioni, comunicazioni non professionalmente gestite, filtrate, verificate.
Intendiamoci bene, questi guest- book – la cui gestione è affidata a “founder” , ossia persone caratterizzate da peculiarità diverse, offrono “prodotti comunicativi” . (Un esempio elbano: il Vicinato) talvolta pure utili alle comunità locali
Ma a mio parere i Guest-Book sono strumenti già molto superati dall’espansione dei social network (come Facebook), che offrono gratuitamente la possibilità di creare al loro interno delle pagine, sulle quali si può ugualmente dare notizie e spazio di commento, con il vantaggio di avere una visibilità potenziale enormemente più grande di quella offerta da un guest-book.
Le testate giornalistiche on line sono strumenti diversi e diversamente disciplinati: perché esse possano operare, non basta – come nel caso dei blog o Guest-Book o pagine interne ai Social - che qualcuno disponga di spazi, ma debbono essere registrate presso il competente Tribunale.
Per ottenere tale iscrizione è necessario si individui un Editore ed un Direttore Responsabile, figure che debbono fornire prova del possesso dei necessari requisiti, il Direttore Responsabile in particolare deve essere iscritto all’Albo dei Giornalisti.
Ora è vero che si possono violare le leggi nella stessa maniera in tutti gli ambiti comunicativi, ad esempio rendersi responsabili di diffamazione e calunnia sia scrivendo su testate registrate che su blog o ogni pagina che appare in rete, ed è vero che teoricamente ad un responsabile si potrebbe comunque risalire, ma è anche vero che la massa delle chiacchiere, delle offese e delle “bufale”, quotidianamente immesse “con firma” o anonimamente, sui blog o social è tale che la maggior parte di esse gode di una sorta di impunità di fatto.
Una testata giornalistica ha inoltre degli obblighi deontologici (un esempio: dare in campagna elettorale le stesse opportunità di intervento ai contendenti) , Direttori e Giornalisti rispondono del loro comportamento e delle eventuali scorrettezze del loro agire, anche al loro albo professionale ed ai suoi organi di disciplina. Dall’albo – ergo dall’esercizio della professione – si può essere sospesi e nei casi più gravi radiati, e ciò anche per motivi non strettamente professionali. In caso ad esempio di gravi ipotesi di reato formulate a carico di un iscritto all’albo questi può incorrere nei provvedimenti disciplinari. Non mi pare che niente del genere possa essere applicato i gestori dei Blog.
Per la contemporanea presenza di questi obblighi e strumenti di garanzia ai direttori di una testata è affidata la valutazione sulla opportunità o meno di trattare una notizia, di pubblicare o meno un intervento esterno.
In tal senso è anche opportuno chiarire cosa sia il cosiddetto “diritto di replica” a cui spesso ci si “appella” e di cui spesso si straparla. Quello che esiste nel nostro ordinamento è il “diritto di rettifica” così definito dal legislatore: “Il diritto di rettifica è il diritto di fare inserire “gratuitamente nel quotidiano o nel periodico o nell’agenzia di stampa le dichiarazioni o le rettifiche dei soggetti di cui siano state pubblicate immagini od ai quali siano stati attribuiti atti o pensieri o affermazioni da essi ritenuti lesivi della loro dignità o contrari a verità, purché le dichiarazioni o le rettifiche non abbiano contenuto suscettibile di incriminazione penale” .
E’ ovvio che la sussistenza della opportunità della applicazione di tale “diritto”, sia sempre affidata a chi firma una testata. Esempio: se io, anche fuorviato da notizia ripresa da una fonte ufficiale, scrivo “Peppe ha rubato l’asino di Poldo” e si scopre a posteriori che Peppe non c’entrava, questi ha il diritto che io pubblichi con la stessa rilevanza la smentita del fatto, ma se scrivo “Secondo Peppe, Poldo dice un mare di favate” affermazione che giudico fondata o almeno opinabile, ma comunque non “lesiva della dignità”, nessuno mi può obbligare a pubblicare la “replica” di Poldo del tono: “Le favate le dice Peppe!” e le prevedibili repliche alle repliche.
In caso contrario più che in giornale si produrrebbe “la veglia di Sciorino” , capace solo di provocare orchiti anche all’altra metà del cielo.
Spero di essere stato esaustivo e vi abbraccio perché mi siete simpatici (senza obbligo di abbracciare altri per par condicio).