Lo studio di fattibilità sull’elicottero con base all’Elba commissionato dal sindaco di Rio nell’Elba, Claudio De Santi, a Gian Franco Blower e pubblicato, ha provocato alcune reazioni incomprensibili, come chi sostiene che l’elisoccorso non è un problema che interessa gli elbani. Ed altre reazioni che sollevano probemi secondari che poco hanno che fare con il problema di fondo che è esclusivamente questo: come trasportare la persona in pericolo di vita nel più beve tempo possibile dove può essere salvata.
Allora, cerchiamo di vedere il problema nella sua essenza e nel modo più scarno possibile. Non avendo in materia alcuna professionalità affidandoci al buon senso, ma tenendo in mente qualche principio inderogabile.
Assumiamo come un punto fermo che gli esseri umani che vivono nel territorio toscano, in caso di emergenza sanitaria, hanno lo stesso diritto che il massimo possibile sia fatto per essere salvati. Quindi se accettiamo questo principio, nessuna differenza di trattamento fra un professore fiorentino, un falegname di Suvereto, una casalinga di Procchio.
Detto questo, se per il momento diamo per scontato che la Regione Toscana, per ragioni economiche, non possa utilizzare più di tre elicotteri, si tratterà di scegliere le 3 basi da cui partiranno, in rigoroso rispetto del principio enunciato. Quindi secondo una razionale equità, quali sono gli elementi di cui bisogna tenere conto per localizzarle le tre basi?
Certamente uno degli elementi sarà la una maggiore richiesta di sevizi, collegata ad una popolazione più numerosa.
Altro elemento di cui tener conto è la gravità dell’urgenza. Luoghi in cui il mancato intervento, o un ritardo eccessivo, avrebbe effetti letali; luoghi dove non esistono altri sistemi per salvare la persona in pericolo. (Un po’ come nel soccorso alpino, dov’è impossibile farlo con altri mezzi).
Se prendiamo il territorio toscano non vi è dubbi che la parte continentale è quella che ha maggiori urgenze. Si calcola oltre mille all’anno. Mentre circa 150 sono quelle dell’Arcipelago Toscano. Ma è la zona dove l’urgenza contiene un rischio altissimo, dove il ritardo dell’intervento può provocare il dramma.
Tenendo conto di questi dati, sembrerebbe logico impiegare 2 elicotteri nella zone più popolose e uno nella zona più pericolosa.
Vi è poi da tenere conto che durante l’estate, la popolazione all’Elba può arrivare fino a 250.000 persone che vivendo in zona turistica con le attività anche sportive che si svolgono, il rischio aumenta.
Bisogna poi vedere i tempi di intervento. Se consideriamo il caso di un’ emergenza sulla costa con elicottero con base all’Elba, il tempo impiegato dall’elicottero ad attraversare il mare raccogliere il paziente e portarlo in ospedale è circa 30 minuti.
Quando invece l’emergenza si verifica all’Elba con elicottero di base a Grosseto il tempo è quasi il doppio perché doppio è il percorso che deve fare per raggiungere prima l’Elba e poi l’ospedale.
Per queste ragioni è giusto che uno dei 3 elicotteri abbia la base all’Elba. E da un punto di vista tecnico è possibile come è stato provato nello Studio di Fattibilità.
Un‘ultima osservazione. Il grado di pericolosità delle urgenze che si verificano all’Elba e nell’Arcipelago, non è un dato presunto, ma è un dato reale. Questo può essere verificato confrontando i dati degli ultimi 20 anni dei morti all’Elba, provocati dal mancato arrivo dell’elicottero o da un eccessivo ritardo, con quelli provocati per le stesse ragioni a Firenze o Livorno, si vedrà che l’unico punto dove si rischia di morire per questi motivi è l’Elba e l’arcipelago.
Marco Sollapi