I profili e le personalità dei due sindaci elbani Renzo Galli e Claudio De Santi richiamano alla mente anche se solo per il titolo e non per la trama in se il film del 1968 “La strana coppia”, una delle commedie cinematografiche più amate di tutti i tempi diretta da Gene Sacks dove Walter Matthau e Jack Lemmon, amici con caratteristiche completamente diverse tra loro, uno introverso e riservato l’altro estroverso e socievole, sono costretti per causa di forza maggiore a convivere sotto lo stesso tetto per diverso tempo dando luogo in un crescendo di situazioni esilaranti ad una miscela esplosiva e produttiva di eventi.
A parte la battuta e la piacevole reminescenza l’incontro pubblico al Centro Polivalente di Rio Marina di mercoledì 5 ottobre, convocato congiuntamente dai due primi cittadini ambedue eletti da pochi anni con liste civiche e subito messi alla prova da piccole e grandi criticità del proprio territorio, è stato un momento fondamentale per acquisire informazioni certe sullo stato attuale del suolo e sottosuolo della “località Il Piano” interessata dal fenomeno delle voragini , individuando in una serie di cause e concause naturali e umane gli inneschi finali che hanno creato il grave e pericoloso disagio. Una situazione che tiene in apprensione da circa 4 anni, quasi in ostaggio in uno stato di preallarme latente ma permanente, i paesi di Rio Marina e Rio nell’Elba, le popolazioni locali, gli operatori economici, gli ospiti turisti, una empasse da cui pareva impossibile uscire. Ora finalmente si hanno le prove scientifiche dettagliate della situazione e di conseguenza la possibilità concreta di riprogrammare anche, ma non solo, la messa in sicurezza e definitiva dell’area. Sono stati due team dei Dipartimenti di Scienza della Terra delle Università di Firenze e Roma La Sapienza a svolgere i rilievi e interpretare i dati, usando due metodologie all’avanguardia che, comparate alla fine di un anno di attività parallele, hanno prodotto le medesime conclusioni e quindi prove ancora più avvaloranti dei risultati finali.
“Ora possiamo affermare attraverso questi studi accurati che la situazione è meno grave di ciò che si era ipotizzato”. E’ ciò che ci ha detto il professore Riccardo Fanti poco prima l’inizio della relazione al pubblico. Il quarantottenne geologo e ricercatore del Dip. Scienza della Terra dell’Università di Firenze , assieme al suo collega Michele Di Filippo dell’Università La Sapienza di Roma, è eccellenza e garanzia nel campo dei rilevamenti tecnologici del sottosuolo e della ricerca; uno degli incarichi recenti lo ha visto come membro coordinatore del comitato scientifico che monitorava i micro spostamenti della nave da crociera Costa Concordia nei drammatici giorni successivi il naufragio sulle coste dell’Isola del Giglio. Era lui che a stretto contatto con il commissario all’emergenza Franco Gabrielli dava indicazioni ai sommozzatori soccorritori attraverso sofisticati rilevamenti sui micro movimenti e deformazioni dello scafo della nave semiaffondata, consigliando eventuali sospensioni delle ricerche delle vittime perché troppo pericoloso.
Il geologo ci ha brevemente spiegato che l’insieme delle indagini condotte “senza scavo” sono dette No Dig e permettono di individuare caratteristiche del sottosuolo risparmiando tempo, risorse, evitando il danneggiamento di eventuali strutture esistenti. Attraverso la misura dei parametri fisici di campi elettrici, magnetici, elastici, gravitazionali che possono essere naturali o appositamente generati si hanno le prospezioni geofisiche ; nel caso della zona del Piano situata circa a metà tra i due paesi confinanti sono stati usati due metodi, uno geoelettrico ed uno microgravimetrico dei quali il primo fornisce informazioni di carattere geologico strutturale, minerario, idrogeologico, geotecnico e archeologico mentre il secondo permette di conoscere la densità delle rocce, la presenza di cavità sotterranee naturali o artificiali, gli allineamenti strutturali del sottosuolo. In sintesi, fermo restando che l’infiltrazione naturale e indotta di acque superficiali e sub superficiali hanno nel tempo creato sovra pressioni ed erosioni interne nel sottosuolo determinando i meccanismi responsabili degli eventi , i fenomeni denominati Sinkoles rimangono in alcuni punti del Piano un reale potenziale rischio. La importante presenza di materiale calcare cavernoso, piuttosto diffuso nella toscana occidentale, se caricato con sovrastrutture e sottoposto a fenomeni di erosione dovuti alla mutazione della circolazione delle acque sotterranee può ad un certo punto collassare e senza preavviso. Ed è proprio quello che è successo nel gennaio del 2013 sulla strada provinciale che fino a quel momento era una delle arterie principali per il collegamento con il resto dell’isola oltre a servire l’importante porto di Rio Marina e grandi attività commerciali locali.
Incontriamo Alberto Riscatti che abita in un piccolo podere risalente al 1500 proprio a poche decine di metri da dove si aprì una delle voragini più pericolose. Mi racconta ancora rabbrividendo che quel giorno su quella strada aveva visto passare il bus delle scuole poche decine di minuti prima che venisse giù un importante tratto di manto stradale: ”poteva succedere una tragedia, nel dramma siamo stati tutti fortunati a non avere feriti se non peggio”. Alberto è molto conosciuto e apprezzato sull’isola per la sua coinvolgente passione e conoscenza del territorio (anche sotterraneo) ed il suo tesoro di informazioni assieme ad altri è stato di grande aiuto ai cittadini che volevano saperne di più e che poi si sono costituiti in un agguerrito e motivato comitato che con l’appoggio dei due sindaci e di De Santis in particolare con presidi ad oltranza hanno contribuito a far evolvere la situazione verso una possibile soluzione. Abbiamo ancora un po di tempo a disposizione e Alberto può farci vedere direttamente lo stato delle cose portandoci un po in giro. Raggiungiamo la “Grotta di San Giuseppe” che dista poche decine di metri dalla strada principale superando un dislivello di alcune decine di metri ; da qui possiamo capire come è composto e come si comporta il calcaree cavernoso.
Fenditure nella roccia spugnosa che sa di antico si aprono improvvisamente a lato o sotto di noi facendo intuire che ci sono cavità e camere naturali che potrebbero scendere anche a decine di metri di profondità.
La costante azione di alcuni elementi tra cui l’acqua tra i dominanti riesce nel tempo a “lavorare la roccia” sfarinandola, modellandola e penetrandola. Se qualcosa cambia nei sistemi dinamici in questo complesso mondo nascosto sotto i nostri piedi tutto di conseguenza cambia. Le errate valutazione geotecniche e idrogeologiche del passato del sottosuolo del Piano hanno inesorabilmente portato a ciò che poi è successo con l’apertura improvvisa delle voragini. Scendendo per tornare in paese troviamo uno di questi “collassi” nel terreno a pochi metri dalla strada ora interdetta. Tra gli aspetti positivi dell’esito delle rilevazioni svolte c’è un ridimensionamento dell’area a rischio restringendola a circa 3 ettari rispetto ai circa 14 precedentemente ipotizzati, con una classificazione di pericolosità che va da 1 a 4 e individuando all’altezza della attuale Coop e della centrale di trasformazione elettrica le zone più sensibili e da tenere sotto costante monitoraggio.
Tornati al Centro Polivalente di Rio Marina dove sta per iniziare l’incontro troviamo una sala piena, due comunità che attendono con ansia e speranza i resoconti degli amministratori e degli studiosi. C’è molta attenzione nei presenti e si percepisce anche una sorta di piccola soddisfazione nel constatare che qualcosa in questi anni si è fatto grazie all’azione congiunta delle due giunte comunali, dei cittadini, del comitato e di molti personaggi esterni che hanno a cuore i destini dei due antichi borghi del versante orientale elbano. Attraverso questa mappatura accurata a cura dei due dipartimenti universitari un primo obbiettivo significativo è stato raggiunto, tra l’altro rispettando i tempi e risparmiando circa 60.000 euro rispetto alla cifra preventivata; ora è possibile riprogrammare, ma come e con quali risorse?
Lo chiediamo al Sindaco di Rio nell’Elba Claudio De Santi che nonostante i mille impegni riesce a dedicarci qualche minuto. “Ora sappiamo quali sono i punti dei sinkoles ma non vi sono indicazioni su come agire. Noi sindaci ci siamo assunti delle grandi responsabilità da quando siamo in stato di emergenza regionale” Secondo De Santi la Regione Toscana dovrebbe diventare il referente affiancando le due amministrazioni sia per quanto riguarda il reperimento dei finanziamenti necessari sia per gestire l’aspetto tecnico legale dello stato di emergenza. Ancora ad esempio non si sa come procedere per il ripristino strutturale della strada provinciale, se fare delle campate o delle palificate per poggiare il manto stradale. Il percorso dunque si preannuncia ancora lungo e con molte incognite, come ad esempio fa rilevare Cristina Berti anche lei residente nelle aree più a rischio e cittadina attiva nel Comitato per il Piano: “Non sappiamo stabilire con certezza i criteri di sicurezza dei nostri edifici e quindi cosa dovremmo fare, pagare di tasca nostra singolarmente per produrre accertamenti tecnici? Stiamo valutando come Comitato se costituirci formalmente da un notaio per entrare ufficialmente in un tavolo di lavori partecipato oltre a continuare nel frattempo a mantenere alta l’attenzione e collaborare con i nostri amministratori”.
Concludiamo il report di questa intensa giornata promettendoci di tornare al più presto per seguire l’evoluzione di questo complesso stato di cose, anche perché quella che abbiamo scherzosamente e bonariamente chiamato “la strana coppia” non si è accontentata del già ottimo risultato dei rilevamenti ma ha messo in moto una serie di iniziative parallele tese a ridefinire l’aspetto infrastrutturale ed economico dell’Elba orientale. Già oggi venerdi 7 ottobre ci sarà un altro importante appuntamento sempre promosso da Galli e De Santi al Centro Polivalente “piaggese” per tentare di partecipare al “Bando multi misura” del P.I.T. che mette a disposizione delle attività economiche interessate risorse economiche a sostegno di “attività congiunte per il miglioramento ambientale, mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici”. “Si tratta di un progetto di grande importanza e impatto ambientale, dicono i due sindaci promotori, che riguarda la tutela idrica, idrogeologica e la cooperazione e promozione della filiera agricola e commerciale, occasione imperdibile per la sistemazione definitiva del torrente del Riale e per dare un significativo impulso allo sviluppo socio-economia locale e di tutta l’isola”. Per attivare il bando in scadenza il 31 ottobre c.m. è previsto che i soggetti beneficiari diretti o indiretti sottoscrivano un Accordo Territoriale.
Gian Carlo Diversi