Si è detto e si sta ripetendo da parte di quelli che basta un Sì per cambiare l’Italia, che questo è possibile anche perché si sono messe a cuccia regioni e enti locali.
Vediamo qualche esempio che conferma esattamente il contrario. In Puglia il presidente della Regione sta protestando perché perché il ministro dell’ambiente Galletti recatosi a Taranto per l’Ilva non l’ha né avvertito né invitato. C’era conflitto di interessi? Già prima al tempo del Referendum sulle Trivelle Emiliano chiese un incontro Governo per risolvere l’ultima modesta questione rimasta sul tavolo che lo avrebbe evitato. Il governo fece orecchie da mercante e manco rispose, così dovemmo andare a votare. Anche qui il paralizzante conflitto di interessi con le regioni troppo pretenziose o la cocciutaggine di un governo che vuol fare i suoi comodi in barba a regioni ed enti locali e alla Conferenza Stato-Regioni?
A questo punto vale forse la pena ricordare che il tanto famigerato titolo V del 2001 a cui si dice di aver voluto finalmente rimediare, mosse da una esigenza incalzante e cioè dal fatto ormai evidente che specialmente ma non solo nelle politiche del governo del territorio e ambientali, dove operavano ormai importanti leggi innovative richiedevano una più efficace leale collaborazione costituzionale. Collaborazione che mancava e stentava perché lo Stato in nome dell’interesse nazionale prevaleva e comandava. Leggi come la 183 sull’assetto idrogeologico, come la 394 sui parchi, ma anche quella sul mare rimasero per troppi versi impigliate nello stato e nel suo strapotere. Ricordo perfettamente le polemiche in sede parlamentare nella Commissione bicamerale per le questioni regionali e in Commissione Affari Costituzionali. E ricordo altrettanto bene il dibattito del 2001 quando si cercò di riportare il governo della cosa pubblica su un piano di pari dignità. Certo non è andata bene. Ma il problema resta quello non certo quello di tornare ai vecchi santi.
Perché, per dirla con Massimo Cacciari, ‘una vera riforma avrebbe dovuto rafforzare, anche nella Costituzione, il principio di sussidiarietà, la promozione di ogni forma di autorganizzazione, regolare la democrazia di partiti e sindacati’. Invece abbiamo un Parlamento ancora più debole, enti locali allo stremo, corpi intermedi ridotti a funzioni assistenziali.
Renzo Moschini