Il nostro impegno rimane quello di portare a soluzione i problemi del Piano di Rio, per questo ci siamo attivati con i rappresentati del territorio sia livello nazionale, la deputata Silvia Velo, sia a quello regionale, il consigliere Gianni Anselmi. Lo scorso 6 ottobre ci siamo riuniti e, con il contributo del geologo Enrico Regini, abbiamo esaminato gli studi unificati finanziati dalla Regione Toscana. Dopodiché abbiamo emesso un comunicato frutto della nostra discussione. Un comunicato a cui, benché non menzionato, è seguita la replica di Francesco Bosi il quale, sicuramente, essendo ex sindaco, ex parlamentare ed ex sottosegretario di stato, ben conosce la legge 225/1992 la quale individua (articolo 15, comma 3) il sindaco quale autorità comunale di protezione civile.
Pertanto ben sa come il sindaco di Rio Marina fosse tenuto a “provvedere agli interventi necessari dandone immediata comunicazione al prefetto e al presidente della giunta regionale”. In conseguenza di ciò è inutile tirare in ballo la provincia di Livorno e, meno che mai, l’allora assessore ai lavori pubblici Catalina Schezzini.
L’ex sindaco Francesco Bosi si dice disposto a un confronto pubblico. Bene, prima però è necessario che l’ex sindaco comunichi la data e il numero di protocollo con cui nel 2008 (gennaio o maggio che sia) adempì il suo ruolo di autorità comunale di protezione civile, e renda nota la data e il numero di protocollo con cui chiese alla Provincia di Livorno di “commissionare all'Università la Sapienza di Roma gli studi del sottosuolo per radiografare il più vasto fenomeno di sinkole”. Richiesta che Bosi afferma di avere reiterato nel novembre 2009. Ci pare utile avere un confronto davanti ai cittadini, tuttavia è necessario avere solidi e validi documenti d’appoggio, poiché verba volant, scripta manent. Cioè le parole volano, gli scritti sui quali discutere rimangono, cosa finora sconosciuta!
Permane tuttavia un nostro convincimento: “Gli studi dovevano essere promossi nel 2008, e in tal modo i finanziamenti pubblici per la messa in sicurezza del bacino idrografico del Riale, sarebbero stati utilizzati per i lavori a monte e non per quell'inutile e brutto muraglione che taglia in due la parte finale dell'alveo della valle”. Una opinione che hanno anche i cittadini del Piano di Rio ai quali, casomai, spetta anche promuovere un’eventuale class action.
Circolo PD Rio Marina e Cavo