I primi dati sull’andamento della stagione turistica 2016 possiamo definirli confortanti, anche se dobbiamo attendere la verifica dei dati definitivi.
Possiamo essere soddisfatti, ma non possiamo abbassare la guardia, almeno per due ordini di motivi:
- la nostra crescita sembra meno sostenuta di quella di altri ambiti turistici nazionali e regionali;
- sicuramente sul segno positivo incide l’insicurezza che taglia fuori dalle mete turistiche possibili l’arco mediterraneo, mediorientale ed il nord africa.
Il bagno di realismo ci sembra opportuno perché dai dati disponibili - almeno quelli degli anni scorsi, ma sembra sia così anche per questo 2016 - si assiste ad una sostanziale saturazione dell’offerta nei mesi di luglio e agosto e al sopravvento dell’offerta rispetto alla domanda negli altri mesi.
Siamo stati associati, possiamo dirlo da sempre, ad una immagine di isola balneare. Se per questo dobbiamo salvaguardare la risorsa mare e le coste, non possiamo, però, non porci domande su come ampliare la stagione o, meglio, su come integrare alla stagione balneare altre “stagioni”, altre attrattività; fermo restando che, pure per merito della promozione svolta in questi anni, non siamo all’anno zero.
Se invito a riflettere su queste cose è perché dobbiamo darci una prospettiva, se vogliamo ambiziosa, che è da connettere ad altri benefici.
Si procede per punti perché non abbiamo e non vogliamo offrire soluzioni, ma idee che alimentino un confronto costruttivo tra tutti gli attori e progetti e percorsi di governo nella sinergia tra pubblico e privato.
Dunque, come dicevo, per punti:
1. Allungare l’apertura delle strutture ricettive produce maggiore ricchezza per imprenditori e lavoratori; se vogliamo, in sintesi, concorre all’incremento del PIL.
2. Allungare la stagione riduce l’erogazione dell’indennità di disoccupazione che è un costo che si scarica sulla fiscalità generale, ma è tanto più importante ora che la NASPI viene corrisposta per la metà dei mesi di effettiva occupazione conseguita.
3. Allungare la stagione significa coltivare altri turismi, valorizzare il turismo sportivo, quello culturale, quello ambientale ovvero significa anche nuovi investimenti sulle strutture ricettive e su quelle complementari e, quindi, nuove positive ricadute.
4. Allungare la stagione significa andare oltre l’accessibilità, in pratica esclusivamente terrestre/marittima dell’isola, perché le vacanze lunghe si fanno una volta l’anno, mentre quelle brevi possono essere ripetute, ma non possono comportare per loro definizione lunghi trasferimenti in auto e nave, soprattutto quando il clima si fa sfavorevole, non tanto qui, ma in continente e per la popolazione d’oltralpe.
5. Allungare la stagione vuol dire adeguare gli alberghi a standard internazionali sia per dimensione delle unità ricettive sia per servizi garantiti e qui consentite una disgressione per far comprendere il perché di certe sottolineature critiche che abbiamo fatto al PIT; sottolineature che qualcuno, miopemente e autoinvestitosi paladino della natura e del paesaggio, ha cercato di trasformare in polemica senza costrutto. Cioè quando abbiamo sostenuto la necessità di adeguare gli alberghi e le attrezzature ricettive, non lo abbiamo fatto perché vogliamo aggiungere mattoni, ma perché se svolgiamo un semplice riscontro svolto rilevando i dati che le stesse strutture offrono su Booking - la più grande vetrina mondiale degli alberghi, il più grande sito di prenotazioni - rileviamo che su 32 strutture ancora aperte a inizio ottobre - così ripartite per classificazione: 2 cinque stelle; 10 quattro stelle; 20 tre stelle - la dimensione media delle camere risulta essere rispettivamente:
-5 stelle mq. 26,00 ;
-4 stelle mq. 17,60;
-3 stelle mq. 14,75;
e confrontiamo questi standard, che sono sostanzialmente poco sopra i minimi inderogabili nazionali, con l’offerta di altre aree turistiche nazionali e soprattutto internazionali, risulta del tutto evidente che non riusciamo a garantire il confort di una moderna offerta turistica. Quindi, se non poniamo rimedio diveniamo una meta meno appetibile; e tutto questo senza indagare a fondo l’altro tema importante ed altrettanto essenziale: quello dei servizi e degli spazi comuni.
Ecco perché abbiamo fatto sottolineature; ecco perché siamo qui a produrre elementi per una riflessione e a proporre percorsi; non certo per il gusto di ammucchiare mattoni, ma per rispettare l’impegno degli imprenditori e dei lavoratori.
Infine, allungare la stagione vuol dire fare un patto sociale tra le varie forze rappresentative dell’isola e chiedere alla Regione l’apertura di un tavolo di confronto. Un tavolo che enuclei le priorità, individui i percorsi possibili nonché gli impegni che reciprocamente si possono responsabilmente assumere.
In questa sede dovremo parlare, inoltre, di aeroporto perché anche se possiamo essere soddisfatti del primo step di adeguamento dell’infrastruttura, dobbiamo capire come andare oltre, con quali risorse, anche endogene da mettere in campo, per arrivare ad avere una infrastruttura simile a quella di molte isole mediterranee; una infrastruttura funzionale a mantenere una facile accessibilità tutto l’anno e, per questa via, una reale competitività della nostra offerta.
Ma, ancora, dobbiamo parlare di come mettere a sistema, a fattor comune:
- circuiti culturali, superando separatezze che non sono funzionali, come nel caso di Portoferraio, quella tra musei statali e musei comunali;
- circuiti dell’impiantistica sportiva;
- circuiti della ricettività nautica;
- circuiti dell’enogastronomia e delle produzioni agricole di qualità
- circuiti di manifestazioni integrate, siano queste quelle della spettacolazione estiva oppure quelle sportive e ricreative in genere;
- un sistema formativo nelle professioni del turismo che non sono solo quelle della occupazione di base nella ristorazione o nel servizio alberghiero, ma quelle del marketing, della managerialità, dell’alta gastronomia;
- circuiti di nuovi servizi di mobilità integrati in una logica di sostenibilità ambientale.
Infine, dobbiamo invitare a ridefinire le aziende turistiche nel senso che debbono essere inquadrate anch’esse come imprese: sono le nostre fabbriche, classificate per piccole medie e grandi imprese; e chiedere che - come per l’industria si fanno patti, accordi di programma e quanto altro anche a fronte di versamento di risorse pubbliche non secondarie per sviluppare le attività e mantenere l’occupazione - si possa addivenire a patti negoziali per lo sviluppo delle imprese, per consentire loro competitività; per mantenere, e se possibile sviluppare, occupazione tenuto conto che il fatturato da turisti stranieri equivale a fatturato di esportazione. Probabilmente non c’è neppure bisogno di mettere risorse pubbliche, se non per abbattere interessi o per deduzione dei costi di investimento; mentre c’è bisogno che l’innovazione del prodotto sia possibile e concreta e non sconti l’astrattezza di tante norme e ne cito una sola: quella del PIT che limita al 10% della superficie coperta esistente legittima la possibilità di ampliamento di una struttura ricettiva, tanto che chi, per una storia sua e particolare, ha una struttura dispersa in vasti spazi potrà ampliare; e magari se ha edifici di un solo piano fuori terra, sopraelevare così che da non consumare neppure quel bonus del 10% e potrà diventare più grande, monopolizzare; mentre chi ha un edificio a blocco con poca superficie coperta non riuscirà neppure a realizzare una spa o ampliare il ristorante, senza, ovviamente, ampliare la ricettività. Come dire che i punti di vista quando si fanno i piani andrebbero quantomeno contemperati; che uno solo non è funzionale né al territorio, né al paesaggio e né all’economia.
In questa ottica, come Comune di Portoferraio, nel mese di agosto, abbiamo, proposto all’attenzione della società locale, un documento che vuole essere la chiave di apertura del confronto oppure di quel tavolo che chiediamo di far proprio alla Regione - e ringrazio l’Assessore che spesso affronta la fatica del viaggio all’Isola e testimonia una indubbia attenzione che spero coinvolga anche l’intera Giunta regionale - che dobbiamo dirlo, se abbiamo criticato, vedi ad esempio una certa semplificazione del PIT che non tiene conto della specificità delle strutture ricettive elbane come evidenziato nella relazione del Presidente dell’Associazione Albergatori, e nei pochi punti toccati in questo mio intervento, però, ha mantenuto gli impegni sull’aeroporto per il suo primo adeguamento.
Insomma noi vogliamo guardare al futuro e crediamo che tutti insieme si debba fare ogni sforzo per costruirlo e così chiamiamo a raccolta tutti i soggetti interessati.
Roberto Marini