Secondo gli amici/compagni di SEL era auspicabile che la riforma della Costituzione fosse stata approvata da una larga maggioranza parlamentare. Certo, nessun dubbio. Ma non ricordano che i soli voti della maggioranza di Governo uniti a quelli di SEL non sarebbero stati sufficienti per approvare qualsiasi riforma; che non è mai stato possibile dialogare con il Movimento 5 Stelle; che quando il PD raggiunse un accordo con il maggior partito di opposizione, Forza Italia, SEL gridò allo scandalo. E che cosa si sarebbe detto se l’accordo avesse coinvolto anche la Lega Nord e Fratelli d’Italia? In ogni caso, in base all’art. 138 della Costituzione, la riforma approvata dalla Camera e dal Senato deve essere sottoposta al giudizio del Corpo elettorale, la cui “autorità” è senz’altro superiore a quella del Parlamento, poiché, come è scritto all’art.1 della Costituzione, “la sovranità appartiene al popolo”.
Nella mozione di SEL si afferma che i nuovi Senatori (74 Consiglieri regionali e 21 Sindaci) sarebbero dei dopolavoristi. Ma se si stabilisce che il Senato deve dare voce alle Regioni e ai Comuni, come avviene in tutti i Paesi europei, chi ne dovrebbe far parte? Persone che non rappresentano né le Regioni né i Comuni?
Non risponde al vero, poi, sostenere che la scelta dei Consiglieri regionali viene sottratta al voto dei cittadini. Si trascura la circostanza che, all’art.57, è scritto che i Consigli regionali dovranno nominare i 74 Consiglieri , “in conformità alle scelte espresse dagli elettori” in occasione delle elezioni per il loro rinnovo. E neppure i 21 Sindaci sono “incoronati” dall’alto. Sono votati dal popolo. E alla elezione dei Consiglieri e dei Sindaci concorrono tutti gli elettori, anche quelli che non hanno compiuto i 25 anni. Per eleggere oggi un Senatore occorre invece averli compiuti. Quindi che senso ha parlare di Senato composto da “nominati” dai partiti?
Il nuovo Senato non ha affatto un “potere di veto”, come si legge nella mozione, nel procedimento di produzione delle leggi da parte della Camera. Può solo decidere di esaminare una legge entro 10 giorni dalla sua approvazione e di presentare, nei successivi 30 giorni, proposte di modifica. Se non fa la richiesta o se non presenta le proposte di modifica la legge entrerà in vigore. L’art.70 è di una chiarezza cristallina.
Si denuncia che il potere del Governo di legiferare a colpi di decreti-legge “resta così come prima”. Ma forse non si è letto il testo autentico della riforma. Contrariamente al passato i decreti-legge non convertiti in legge non potranno più essere ripresentati; i rapporti giuridici costituitisi in base ad un decreto-legge non potranno più essere disciplinati con un successivo decreto. Inoltre viene fatto esplicito divieto di convertire in legge i decreti con maxi emendamenti che, come noto, contengono sempre disposizioni che non hanno nulla a che vedere con le finalità e l’oggetto dei decreti adottati in via d’urgenza.
E’ davvero scandaloso, come sostiene SEL, dare la possibilità a chi ha avuto dal “popolo sovrano” il mandato di governare il Paese, di presentare un disegno di legge che consenta una più rapida attuazione del programma di governo e di chiedere che venga approvato, anche con modifiche o integrazioni, entro il termine massimo di 85 giorni?
Si dice che non sarebbe prevista l’obbligatorietà dell’esame da parte del Parlamento delle proposte di legge di iniziativa popolare. Ma davvero? All’art. 71 della Costituzione sono state inserite queste parole: “la discussione e la deliberazione conclusiva sulle proposte di legge di iniziativa popolare sono garantite nei tempi, nelle forme e nei limiti stabiliti dai regolamenti parlamentari”. In altre parole viene stabilito che il Parlamento dovrà (non potrà) regolamentare l’esame dei disegni di legge popolari in modo che questi possano essere approvati in tempi certi.
Si critica inoltre il fatto che per la presentazione di un disegno di legge d’iniziativa popolare, non bastano più 50 mila firme di elettori, ma ne occorrono 150 mila. Ma non si considera che quando i Padri costituenti pensarono a 50 mila firme, nel 1947, i cittadini/elettori erano poco più di 29 milioni ed oggi sono quasi 40 milioni. Sarà proprio difficile trovare 150 mila firme?
Quanto alla nuova ripartizione delle competenze legislative tra lo Stato e le Regioni, che restituisce allo Stato la competenza su materie di evidente interesse nazionale, in carenza di serie argomentazioni, si lancia lo “spauracchio” di uno sciagurato Governo che, potendo legiferare sulla produzione, il trasporto e la distribuzione dell’energia, avrebbe l’ardire di costruire “una bella trivella al centro di una città” senza sentire le Regioni e le autonomie locali. E poi, nella stessa mozione, ci si dichiara d’accordo per attribuire al Governo il potere di legiferare anche in settori non riservati alla sua competenza esclusiva, allorquando sussistano ragioni di tutela dell’interesse nazionale. Ma allora cari amici e compagni di SEL da che parte state? Cercate di riflettere un po’ serenamente. Vi aiuterà a schiarirvi le idee.
Comitato BastaUnSI Portoferraio