Sala consiliare gremita per Stefano Quaranta, il deputato componente della 1^ Commissione (Affari Costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni) per l'iniziativa del Comitato elbano per il NO al referendum del 4 dicembre.
Un 'NO' lineare, quello tracciato dal giovane deputato di Sinistra Italiana, eletto nel 2013 nel collegio di Genova.
“La Costituzione ha retto 60 anni perchè approvata dall'85% del Parlamento- ha esordito-mentre queste modifiche à-la-carte, se approvate in questo modo non condiviso, durerebbero poco, in quanto regole oggettivamente di parte”. “Si poteva fare diversamente?“ Certo: la proposta di Sinistra Italiana prevedeva ad esempio una maggiore riduzione del numero dei parlamentari (400 Deputati e 200 Senatori con diversificazione reale dei poteri, a fronte invece del mantenimento, con questa 'riforma' dei 600 deputati più i 100 nominati al Senato. Proposta ignorata, perchè quello che si vuole è diverso da semplificazione, risparmio o velocità nel legiferare, falsi problemi usati come spauracchi: la posta in gioco è quella di spostare sempre più i poteri dal parlamento al Governo, privando anche le Regioni di autorità e competenze sui propri territori, inserendo una 'clausola di supremazia' (e tutti abbiamo pensato alle trivelle nel mar Tirreno, o ai tralicci ENEL di qualche anno fa). Basti pensare che in Germania i Land conservano potere di veto nei confronti del Governo centrale sulle questioni afferenti i loro territori.
Quaranta è poi entrato nel merito con esempi calzanti:
1) la riforma complica invece di semplificare , poiché non differenzia totalmente i poteri tra i due rami del Parlamento, prevedendo inoltre 5 modi diversi per nominare i Senatori;
2) non si mette mano alle Regioni, lasciando per altro un peso sproporzionato nel nuovo Senato alle Regioni autonome; i 50 milioni di risparmi sbandierati sono irrisori, mentre ben altre sono le voci di spesa riducibili;
3) sulla velocità nel legiferare, a dimostrazione che il problema è di volontà politica e non di ingegneria costituzionale, si ricordi come, quando hanno voluto- legge Fornero- ci hanno messo pochi giorni.
La questione- ha concluso il Deputato- è la crisi dei partiti, ormai lontani anni luce dal profilo costituzionale di soggetti che permettono ai cittadini di organizzarsi per concorrere alle scelte, ma sempre più organismi legate a lobby finanziarie che, in questo modo, non avranno più gli impicci del Parlamento. Dal NO, insomma, si potrà ripartire per fare meglio, respingendo menzogne, ricatti e stravolgimenti poco democratici.
Rimane il cruccio che un Deputato così preparato, in prima fila nel massimo organo istituzionale che ha trattato la riforma, non sia visto una sola volta nei dibattiti televisivi (personalismi anche dentro Sinistra Italiana?).
CR