Il giovane deputato di SEL, Stefano Quaranta, ci ha fatto sapere che la riforma poteva essere diversa. E certo, qualunque riforma la si può fare sempre in modo diverso. Si poteva, ad esempio, dice Quaranta, ridurre i membri del Paramento a 600. Assegnando alla Camera 400 deputati e non 630 e al Senato 200 Senatori e non 100 come prevede il progetto di riforma. Per quale motivo? Per risparmiare di più sulle indennità? Evidentemente l’On. Quaranta ha fatto male i conti. Non ha provato a moltiplicare, ad esempio, l’indennità dei Deputati per 400 e sommare quelle dei 200 Senatori. E di moltiplicare invece le indennità dei 630 Deputati e non considerare quelle dei 100 Senatori perché questi, in quanto Consiglieri regionali o Sindaci hanno già una loro indennità. Si sarebbe accorto che il totale annuo delle indennità dei 600 membri del Parlamento come avrebbe voluto SEL sarebbe di pochissimo inferiore a quello che si avrebbe con la riforma.
Ma poi, perché ridurre il numero dei componenti della Camera e quindi renderla meno rappresentativa del territorio nazionale, quando spetta alla Camera, con l’abolizione del bicameralismo paritario, la maggior produzione delle leggi?
Altra preoccupazione del deputato è che la riforma complicherebbe la formazione delle leggi “in quanto non differenzia totalmente i poteri tra i due rami del Parlamento".
Strano ma non è proprio SEL che lamenta la complessità e non facile lettura dell’art.70 che distingue analiticamente, e non poteva essere diversamente, quali sono leggi di cui dovrà occuparsi il Senato?
I 50 milioni di risparmio sbandierati con la eliminazione dei 315 Senatori aventi diritto ad una indennità sarebbe una inezia. Altre spese dovevano essere tagliate. Ma l’onorevole ha tralasciato di parlare dei risparmi che comporteranno, nell’immediato, l’abolizione del CNEL con i suoi 64 Consiglieri e le loro indennità; il divieto di riconoscere ai Consiglieri regionali una indennità superiore a quella del Sindaco del capoluogo della rispettiva Regione o di assegnare finanziamenti pubblici ai Gruppi consiliari delle Regioni. E poi ha evitato di dire che il previsto accorpamento in un ruolo unico del personale dipendente e dei servizi della Camera e del Senato, produrrà, nel tempo, consistenti economie. Ed altre consistenti economie deriveranno dalla attribuzione allo Stato del potere esclusivo di intervenire in settori strategici come la produzione e la distribuzione dell’energia, le grandi vie di comunicazione, il turismo, la salute ecc…….. Questo determinerà una drastica riduzione dei ricorsi davanti alla Corte costituzionale per la soluzione di conflitti di competenza tra Stato e Regioni, conflitti, che oltre ad “ingolfare” il lavoro della Corte, producono pesanti ritardi nella organizzazione di servizi e nella realizzazione di opere pubbliche e quindi pesanti danni all’economia ed un enorme spreco di danaro pubblico per inevitabili maggiori costi.
L’On. Quaranta ha quindi concluso il suo intervento affermando che dal NO alla riforma “si potrà ripartire per fare meglio, respingendo menzogne, ricatti stravolgimenti poco democratici”. Quali siano gli stravolgimenti non ci è dato saperlo. Ma ci resta anche difficile pensare che il variopinto schieramento che si batte per il NO alla riforma, dal verde della Lega all’azzurro di Forza Italia, dal giallo delle 5 stelle di Grillo al nero dei Fratelli d’Italia e infine al rosso acceso di SEL-Sinistra Italiana, possa nascere qualcosa di meglio.
Comitato BastaUnSi