Spesso i propugnatori del sì alla riforma costituzionale ci dicono: la nostra Costituzione è sì la più bella del mondo, ma solo nella prima parte. Che non viene toccata. Tecnicamente è vero. Ma nei fatti i principi fondamentali vengono toccati eccome. Perché la Costituzione è un orologio svizzero: le disposizioni non sono mai messe a caso, e basta che ne venga sconvolto un gruppo e tutto il meccanismo si inceppa.
Ecco tutti gli ingranaggi che saltano, per ordine d'importanza.
ARTICOLO 11: L'ITALIA RIPUDIA LA GUERRA ECC.
L'articolo 78 riformato recita: La Camera dei deputati delibera a maggioranza assoluta lo stato di guerra e conferisce al governo i poteri necessari. In pratica non è più l'Italia che ripudia la guerra, ma è un solo italiano, il premier, che decide se ripudiare la guerra o no. La Camera, con l'attuale legge elettorale, è cosa del primo ministro. E secondo lo stesso sistema di voto, la specifica di maggioranza assoluta è pleonastica. Quindi lo stato di guerra è deliberato dal premier, che nei fatti si conferisce i poteri necessari.
ARTICOLO 5: LA REPUBBLICA, UNA E INDIVISIBILE, RICONOSCE E PROMUOVE LE AUTONOMIE LOCALI, ATTUA NEI SERVIZI CHE DIPENDONO DALLO STATO IL PIU' AMPIO DECENTRAMENTO AMMINISTRATIVO; ADEGUA I PRINCIPI ED I METODI DELLA SUA LEGISLAZIONE ALLE ESIGENZE DELL'AUTONOMIA E DEL DECENTRAMENTO
Se c'è riforma costituzionale più accentratrice di questa, fate un fischio. L'articolo 117 riporta in ambito centrale una miriade di materie di competenza regionale, concesse dalla riforma del Titolo V, del 2001. Senza contare che la clausola di supremazia nazionale (articolo 117, comma 4) va in ogni direzione tranne che secondo le esigenze dell'autonomia e del decentramento.
ARTICOLO 3, COMMA 2: E' COMPITO DELLA REPUBBLICA RIMUOVERE GLI OSTACOLI […] CHE, LIMITANDO DI FATTO LA LIBERTA' E L'UGUAGLIANZA DEI CITTADINI, IMPEDISCONO […] L'EFFETTIVA PARTECIPAZIONE DI TUTTI I LAVORATORI ALL'ORGANIZZAZIONE POLITICA, ECONOMICA E SOCIALE DEL PAESE
Come rileva Alessandro Pace questo articolo, simbolo della razionalità/ragionevolezza, è violato in più punti: 1) nella sproporzione tra deputati e senatori, che condanna questi ultimi all'irrilevanza nelle sedute congiunte (elezione presidente della repubblica, e membri laici del Csm); 2) nel fatto che i deputati eleggono tre membri della Corte costituzionale contro i due dei senatori, nonostante questi siano meno di un sesto dei primi; 3) perché i cinque senatori di nomina presidenziale hanno un peso sproporzionato su una camera di 100 membri; 4) “L'ultima irrazionalità,” scrive Pace “ma la più grave in quanto caratterizza la struttura e il funzionamento del “nuovo” Senato, è data dalla duplicità delle funzioni esercitate dai senatori, che non tiene conto del fatto che, pur essendo le definizione del Senato diminuite, esse sono ancora molte e gravose e vanno ben oltre la mera rappresentanza delle istituzioni territoriali”. Insomma il parlamento diventa un guazzabuglio senza logiche di uguaglianza e pari dignità.
ARTICOLO 1, COMMA 2: LA SOVRANITA' APPARTIENE AL POPOLO, CHE LA ESERCITA NELLE FORME E NEI LIMITI DELLA COSTITUZIONE
Togliere l'elezione del Senato per metterla nelle mani dei consigli regionali e di chissacchì per la nomina dei sindaci, è una mannaia sulla sovranità popolare. La sentenza della Corte costituzionale n. 1 del 2014 dice: “la volontà dei cittadini espressa attraverso il voto […] costituisce il principale strumento di manifestazione della sovranità popolare”. Ovvero ci stanno bellamente scippando anche questo spazio democratico.
Quindi, se da qui a qualche giorno decidete di togliere qualche pezzo dall'orologio svizzero, il meccanismo si ferma. Buonanotte Italia.
andrea galassi