Non c’è alcun dubbio, come ammettono gli stessi promotori, che con la riforma costituzionale proposta dal governo si determina di fatto un sostanziale accentramento di poteri nelle mani del presidente del Consiglio, giustificato dalla necessità di velocizzare e semplificare il procedimento legislativo.
Purtroppo ciò è solo vero nella prima parte, mentre lo è meno nella seconda, viste le complicazioni derivanti dal ricorso a ben dieci procedimenti differenti nell’iter di approvazione delle leggi.
Ma ciò che preoccupa di più, ed in maggior luogo coloro che vivono nelle zone più periferiche o insulari come l’Elba, è quanto previsto dall’articolo 117 della riforma in materia di trasferimento di poteri dalle Regioni allo Stato.
Se oggi gli elbani trovano alcune difficoltà a farsi ascoltare dall’Autorità portuale che ha sede a Piombino e se spesso hanno dovuto dannarsi l’anima per potersi incontrare con qualche assessore regionale, figurarsi quanto sarà difficile, se non impossibile, poter interloquire con i vari ministeri su questioni importanti e vitali per l’isola, quali la tutela dell’ambiente e del paesaggio, il turismo, la scuola, i collegamenti, le opere pubbliche, la sanità. Su tutte queste materie e su altre ancora, con la riforma viene tra l’altro introdotta la cosiddetta “clausola di supremazia”, per cui le Regioni possono essere scippate di qualsiasi competenza in nome di un discrezionale “interesse nazionale”.
In quanto alla sanità, che è uno dei problemi più sentiti e importanti per la nostra isola, se al referendum dovesse vincere il Si, sarà Roma a decidere sulla spesa sanitaria, mentre alle Regioni rimarrà solo il compito di applicare tagli e tickets e di ridurre i servizi. In tal caso la salute dei cittadini conterà sempre meno, i conti del Ministero dell’Economia sempre più e aumenterà il potere di condizionamento delle lobbie che puntano al massimo profitto sulle malattie. Ed è falso, oltre che vergognoso, affermare che con la riforma i malati di tumore o di diabete potranno avere lo stesso tipo di servizi che ora non hanno, perché in realtà le Regioni che oggi stanno meglio andranno a stare peggio e quelle che stanno peggio rimarranno dove sono, uniformandosi tutte al livello più basso.
Così le bugie di Renzi e della Boschi si scaricheranno sulla vita delle persone, i malati più ricchi si rivolgeranno sempre più alla sanità privata e alle assicurazioni, agli altri rimarrà una sanità pubblica dequalificata, ancora con sacche di clientelismo e malasanità. E noi che siamo come il manzoniano vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro, corriamo davvero il rischio di essere fra coloro che più di altri ne usciranno penalizzati.
Danilo Alessi