C'è una domanda, tra le tante, che mi inquieta se dovesse passare la riforma costituzionale: quando e come diventerebbe operativo il nuovo senato? Proviamo a dare una risposta.
Prefiguriamo un 5 dicembre con la vittoria del sì (dio non voglia). Ora, diamo per scontato che questa legislatura arrivi alla fine naturale, il 2018. In questo frattempo dovrà essere approvata la legge che norma la designazione dei 95 senatori e sindaci al nuovo senato. Il Pd ha promesso che approverà il cosiddetto lodo Chiti-Fornaro: diamo per scontato anche questo. All'ingrosso, la suddetta legge prevede, per i consiglieri/senatori, un'elezione abbinata a quella per le regionali.
E qui arriva il bello.
Siamo al 2018. Si svolgono le elezioni per la sola camera. Pochi giorni dopo viene formato il nuovo senato. Ma da oggi al 2018 solo pochissime regioni avranno votato per il rinnovo delle loro giunte e la conseguente scelta dei rappresentanti al senato. Il grosso delle regioni voterà nel 2019: e ci sono proprio quelle che esprimono più senatori, come la Lombardia, la Toscana, la Campania, il Veneto. Come la mettiamo?
In questo modo, temo. La nuova legge potrà prevedere una norma transitoria del tipo: le regioni che non hanno ancora votato fino all'insediamento del nuovo senato, nel 2018 (cioè quasi tutte), potranno nominare a loro discrezione dei consiglieri/senatori ad interim, fino alle elezioni regionali, quando potranno far applicare il lodo e scegliere ai loro elettori i rappresentanti. Questo significa che saranno in ballo la bellezza di circa 70 senatori nominati da chissachì. E chissà che non sia un tana libera tutti per cani e porci impresentabili.
Direte voi: ma è solo per un anno, dal 2018 al 2019. Sì, ma in un anno, un parlamento con l'acceleratore schiacciato potrà approvare fino a una cinquantina di leggi, alcune anche decisive per la nazione. Tutte con la condiscendenza o senza il controllo di un senato senza legittimazione popolare o di legge.
Ad ora non c'è nessuna sicurezza che quanto detto sia una speculazione o un rischio reale.
Seconda questione. Il lodo Chiti-Fornaro ci permette di eleggere il consigliere/senatore. Ma con che criterio? Ovvero, dovremo scegliere obbligatoriamente un consigliere all'interno della lista che votiamo per il consiglio regionale, o potrà essere un voto disgiunto? La questione è tutt'altro che oziosa.
Ci sono 10 regioni che possono esprimere un solo consigliere/senatore. Mettiamo che in una di esse risulti vincente il Pd, ma il più votato nel listino per il senato sia un M5S. A chi spetta il seggio senatoriale?
Al più votato? Ma il M5S non potrà rappresentare in Senato un'istituzione di colore diverso.
Spetterà allora al più votato della lista Pd? In questo caso tanti saluti alla democrazia: mettiamo che il consigliere Pd sia sì il più votato della sua lista, ma sia stato superato non solo dal M5S, ma anche da uno di Forza Italia e un altro indipendente. Secondo voi è normale che il quarto arrivato si porti a casa il risultato, solo perché la sua lista è quella che governa la regione?
Se il Senato che vogliono i ricostituenti è questo, suoniamo un requiem per la democrazia. Pensiamo anche a questo da qui a domenica.
andrea galassi