Avevo scritto tempo fa a proposito del Palazzo delle Poste, un bene demaniale divenuto proprietà del Comune, che francamente non capivo perché l’attuale Amministrazione volesse (e potesse) venderlo.
Confidavo che le rassicurazioni espresse in tal senso dall’Assessore al Demanio Angelo Del Mastro, che il Comune cioè, anche se ne aveva citato un ipotetico valore monetario in fase di redazione del Bilancio, non aveva mai pensato di voler vendere il Palazzo, fossero affermazioni veritiere.
Secondo voci che giungono da Palazzo della Biscotteria invece pare purtroppo che non sia così, e che le fosche previsioni dell’ex sindaco Peria riguardo all’imminente situazione di dissesto finanziario del Comune siano ahimè fondate.
La pubblicazione della recente sentenza del TAR conferma infatti che, dicendo il suo “non ci interessa” il sindaco Ferrari ha rovesciato su Portoferraio e gli altri comuni dell’isola i debiti della soppressa “Comunità Mondana”.
I creditori cominceranno presto a farsi avanti, per ora in Comune si fanno prove di resistenza, affrontando un caso che è già sul tavolo del sindaco dal 30 giugno. Il giorno 17 novembre la Giunta Municipale, presieduta dal Sindaco Ferrari e col voto del Sindaco Ferrari ha deliberato di ricorrere ad un avvocato per difendere il Comune da una richiesta di risarcimento avanzata da un professionista nei confronti del dirigente dell’Unione dei Comuni chiamato a risponderne, cioè l’Architetto Ferrari.
Sono stati stanziati per ora circa novemila euro per l’avvocato, poi si vedrà. Dicevo nel mio precedente articolo che se davvero il Comune, che ci era stato rappresentato come florido, era ora in condizioni di non sapere come fare a pagare i suoi debiti, sarebbe stato comprensibile, anche se non certo condivisibile, che volesse vendere i suoi beni immobili.
Facevo l’esempio di una governante cui è stata affidata una casa in buone condizioni e con una buona rendita da mandare avanti che, senza aver fatto grandi migliorie o investimenti, non trovi di meglio da fare, trovandosi in difficoltà, che vendersi l’argenteria. Come minimo le si chiederebbe di render conto dei soldi che ha speso e di quelli che ha omesso di riscuotere.
Beh, con questo Comune è un po’ difficile riuscirci, visto il modo in cui sono stati redatti e poi approvati i suoi bilanci. Non ci riescono nemmeno i revisori dei conti, che quando si trovano costretti ad emettere pareri negativi prima vengono redarguiti, poi bellamente ignorati.
In ogni caso, siamo proprio sicuri che la nostra governante, cioè il Comune, l’argenteria se la possa vendere? Il Palazzo delle Poste era stato richiesto dall’allora sindaco Peria al fine di trasferirvi alcuni uffici, tra cui quello dei Vigili Urbani, raggruppandoli nelle vicinanze del Comune e rendendoli più comodamente accessibili ai cittadini (progetto che mi sembra assimilabile a quello illustrato dal sig. Bicecci nell’articolo comparso pochi giorni fa su questo stesso giornale). Senza entrare nei dettagli ( io , come ho scritto, propenderei per un uso museale di quel palazzo) si trattava comunque di adibirlo ad un uso pubblico.
Non sono affatto convinto che se, ad esempio, il Sindaco Ferrari avesse scritto al Demanio.” Caro Demanio, ho fatto troppi debiti, perché non mi dai il Palazzo delle Poste così me lo vendo?” la sua richiesta sarebbe stata esaudita. Anche ammesso, però, che sia vendibile, perché offrirlo a prezzi così bassi? Con 1400 euro a metro quadro in Portoferraio non compri nemmeno una cantina, perché degli appartamenti in buone condizioni, in una posizione prestigiosa in pieno centro, debbono essere messi in vendita a così poco? Per chi compra, un vero prezzo da amico, ma amico di chi?
Maurizio Tavanti