Soffia libeccio in questi giorni sulle nostre coste, e pare soffi anche nelle stanze della Biscotteria. All’origine della perturbazione pare esserci un’ulteriore elemento di confusione che rende il pasticciaccio brutto di Val di Denari ancora più intricato.
In data 8 settembre 2016 la Giunta aveva emesso uno strano documento, che dice e non dice e comunque dice troppo perché le cose, in ambito di gestione del PEEP, possano andare avanti con un minimo di coerenza.
Quando ci sono ancora degli interventi PEEP in atto, con quello della Val di Denari S.r.l. in fase di avanzata esecuzione (anche se, nato alla rovescia, di strada e fognatura non se ne parla, perché le procedure di esproprio necessarie per realizzarle non sono state nemmeno iniziate) la Giunta affida (con propria Delibera n.215 del 08/09/2016) all’Architetto Parigi un ennesimo incarico, quello di “avviare il procedimento per la formazione di una variante al PEEP”.
In altre parole, mentre la partita di briscola non è ancora finita, si cambiano le regole, o addirittura le carte, poi vediamo un po’ cosa succede.
Quello che è già stato parzialmente costruito ma non ancora terminato, ad esempio, è sempre PEEP o diventa qualcos’altro? Che ne è delle opere di urbanizzazione previste nel Piano Attuativo della Pubblica Amministrazione, e neppure iniziate?
Come aveva scritto, ancora nel 2014, il Segretario Generale Dott. Maria Bisogno, mancava “la […] costitituzione del consorzio degli assegnatari onde consentire la contestuale stipula degli atti di acquisizione e cessione delle aree che garantisca l’effettivo reperimento delle risorse finanziarie per il pagamento delle indennità di esproprio” e quella mancanza del 2014 è, nel 2017, ancora tale.
Che succede se col cambio delle carte in tavola, cambia, come dice la Delibera, “la tipologia di edilizia residenziale”? Sarebbe addirittura necessaria una variante del Piano Regolatore? Probabilmente sì. Chi si accollerebbe poi le opere di urbanizzazione?
Che dire poi delle stime in base a cui sono stati corrisposti vari anticipi ai diversi proprietari? Altro è accordarsi sul prezzo di un terreno in cui dovrà essere costruito un intervento di edilizia economica popolare, altro è se su quel terreno dovessero sorgere villette o addirittura, ad esempio, una casa di riposo privata.
Sicuramente anche gli accordi raggiunti in prima battuta, non essendo stati effettuati gli espropri, dovrebbero essere rivisti, ammesso che i proprietari siano, a questo punto, disposti a vendere.
Già, perché trattandosi di Piano di Edilizia Economica e Popolare i proprietari erano soggetti all’esproprio, ad una cifra approssimativamente pari alla metà del prezzo di mercato. Se però venisse meno la finalità della “pubblica utilità”, non solo il prezzo più o meno raddoppierebbe, ma il proprietario sarebbe libero anche di decidere di non voler vendere, o comunque vendere al miglior offerente.
A seguito di ciò, anche per quei terreni dove non devono sorgere edifici, ma che sono essenziali per le opere di urbanizzazione (almeno in base al progetto originale) il prezzo ovviamente salirebbe.
Anche il valore percentuale degli anticipi fin qui versati ai proprietari (dal Comune, per di più solo con accordi preliminari di compravendita), qualora il proprietario accettasse di vendere (ma a chi?) dovrebbe essere rivisto.
C’è da far venire il mal di capo anche al più smaliziato contabile. E il pungente aroma (o, se vogliamo essere più eleganti, il fumus) di danno erariale si farebbe più forte.
Altro capitolo è il valore sul mercato degli appartamenti del PEEP, fissato per legge in origine dagli operatori ad un prezzo concordato con l’Amministrazione Comunale. Se cambia la destinazione dell’area, e anziché appartamenti di edilizia economica e popolare si prospetta, per ipotesi, di costruire villette o addirittura edifici di servizio o di carattere sociale, come palestre o residenze assistite per anziani, il relativo prezzo al metro quadrato resterebbe lo stesso? Sicuramente aumenterebbe. E, in questo aumento, incorrerebbero anche gli appartamenti già parzialmente realizzati e compromessi o promessi in assegnazione?
Soffia, il libeccio, e quando passa, per lo più, spazza e pulisce il cielo, ci lascia in regalo un bell’orizzonte limpido. Stavolta non è così, mi sa che si mette scirocco.
Maurizio Tavanti