Gentilissimi Amministratori del Comune di Portoferraio,
ho avuto modo di leggere la Vostra risposta al Partito democratico elbano sullo scottante tema della accoglienza di noi migranti. Ho letto con piacere che siete contrari alla accoglienza in centri che spesso, sono vostre parole, “sono dei veri e propri inferni”. Un Paese che desidera essere ospitale deve invece, uso sempre vostre parole, offrire “la garanzia di una dignitosa esistenza”. E come non condividere queste giustissime e sacrosante affermazioni?
Poi però ci fate sapere che “ è accertato” che l’Italia “non è in grado di dare “ quella garanzia. Mi sono chiesto, ma da chi è stato accertato? A me non risulta che siano stati fatti studi, ricerche accurate da parte di qualche Autorità o Istituto che si sta occupando del fenomeno migratorio. So invece, per certo, che molti Comuni, molte Istituzioni ed Associazioni del volontariato, la Chiesa con le sue Parrocchie, si stanno generosamente impegnando per accoglierci nel migliore dei modi, per assicurarci appunto una “dignitosa esistenza”.
I Sindaci elbani hanno fatto alcune proposte al Prefetto. Forse non molto azzeccate come quella del Vostro Sindaco che ha proposto come luogo di accoglienza l’isola di Montecristo, purtroppo non considerando che per noi, ma sono sicuro per chiunque, quell’isola rappresenterebbe una sorta di prigionia, una triste condizione di emarginazione. Non siamo delinquenti da mettere in castigo, da isolare, da punire con la solitudine. Siamo uomini, donne, bambini che hanno bisogno di aiuto e non per nostra colpa. Uomini, donne e bambini che al calore di un abbraccio saprebbero rispondere con altrettanto calore.
Non faremmo del male a nessuno e non sciuperemmo l’immagine turistica della vostra città e della vostra isola.
Molti Comuni turistici ci stanno dando una mano. Eppure non hanno visto diminuire le presenze, anzi le hanno viste aumentare.
Un esempio per tutti: il Comune di Lampedusa da diversi anni ha visto incrementare il turismo. Lo scorso anno è addirittura cresciuto del 36% ( dico trentasei per cento). Potete avere notizie al riguardo andando su internet e cliccando sul sito www.agrigentonotizie.it.
Un’ultima cosa, infine. Evitate di riportare notizie sul Comune di Capalbio che non corrispondono a verità, copiando articoli di giornali che non hanno molta simpatia nei nostri confronti. Mi riferisco all’articolo pubblicato sul quotidiano LIBERO. Se aveste cercato di conoscere meglio quello che è successo a Capalbio, se aveste, ad esempio, telefonato al Sindaco, avreste scoperto che la popolazione di quel Comune ha detto semplicemente no alla decisione della Prefettura di Grosseto di assegnare a Capalbio, che ha una popolazione di 4.000 abitanti, ben 50 migranti, più di 12 ogni mille. Sarebbe come se il Prefetto di Livorno vi avesse chiesto di accettare all’Elba,tenuto conto della attuale popolazione residente di 32.000 anime , quasi 400 profughi, di cui grosso modo 150 a Portoferraio. Il Prefetto, nell’incontro che avete avuto, vi ha chiesto, invece, di accoglierne solo un centinaio e in tutta l’isola. Comprensibile dunque la reazione degli abitanti di Capalbio, ma da parte loro non c’è mai stato un rifiuto assoluto. Infatti l’Amministrazione ha accettato di ricevere, in base ai nuovi parametri stabiliti dal Ministero dell’Interno d’intesa con l’Associazione nazionale dei Comuni, 8/10 migranti in modo da poter assicurare loro una “dignitosa esistenza”. Anche senza telefonare al Sindaco, andatevi a leggere l’intervista che ha rilasciato al quotidiano Il Tirreno il 12 dicembre scorso.
Per favore dite pure che non ci volete ospitare perché vi dà fastidio il colore della nostra pelle; perché avete paura di noi e pensate che la nostra presenza possa danneggiare il turismo; inventatevi pure qualche altra ragione, ma evitate di raccontare cose non vere. Un pubblico Amministratore non ci fa una bella figura!
Continuo a sperare di potervi incontrare e di potervi stringere la mano.
Sempre quel migrante con moglie e due bambini
P.S.
Per soddisfare la curiosità di molti lettori DICHIARO che questa lettera, come quella pubblicata il 27 febbraio 2017 sempre su Elbareport, non è stata evidentemente scritta da un anonimo migrante, ma da me. Mi sono messo nei panni e nello stato d’animo di un uomo che, costretto a fuggire dal proprio Paese, fortunatamente riesce a raggiungere la Sicilia, con la moglie e due figli piccoli, dopo un tremendo viaggio pieno di sofferenze e di paure. Ed è ancora in attesa di sapere in quale parte d’Italia potrà trovare una dignitosa accoglienza.
Giovanni Fratini