Il 4 dicembre con le riforme istituzionali e costituzionali avrebbero dovuto risolversi una incredibile quantità di problemi vecchi e nuovi del paese. Sarebbe bastato un si. Ma il no ha fatto saltare tutto. E da allora galleggia solo l’italicum, del resto è difficile trovare tracce. Della messa in riga delle regioni ordinarie salvo qualche infortunio della Madia,delle strombazzate di Renzi, la Boschi, Gelli non si vanta più nessuno. E neppure dei regali alle regioni speciali. Idem per le province che restano in Costituzione sia pure ridimensionale dalla legge Delrio e senza soldi sufficenti per fronteggiare i compiti restanti per le strade come per l’edilizia scolastica. Le aree sono anche vaste ma il ruolo no e senza l’adeguatezza che sarebbe indispensabile. Ed è ormai chiaro che convenzioni e unioni non bastano tanto che si stanno rispolverando anche i Consorzi del tempo che fu. Né ha retto la balla ripetuta più volte da Fassino che ad abrogarle ci aveva già pensato il PCI che ne rilanciò invece il ruolo sul territorio regionale e intercomunale in chiave anticampanilistica a partire da regioni come la Toscana.
Tra le poche voci che sembrano ricordarsi che il contesto istituzionale e costituzionale oggi risulta decisamente aggravato e niente affatto migliorato e ancor meno miracolato dalla frusta Renzo –Boschiana registro quella di Luciano Vandelli in un documento della Legautonomie. Lo faccio tanto più volentieri perché anche l’associazione che proprio nel suo centenario durante la campagna referendaria aveva preso per buone troppe proposte che buone non lo erano né punto né poco. Il documento Vandelli ripropone finalmente il ruolo delle autonomie, le province come ‘casa dei comuni’, il rapporto medie città e area vasta. Insomma un rapporto intercomunale di tipo non meramente aziendale come è risultato in più di un referendum per aggregare comuni non a caso spesso falliti.
La campagna congressuale del Pd dovrebbe e potrebbe ovviamente favorire questa ripresa di un serio confronto dove nulla è così facile e semplice come poco responsabilmente si è strombazzato fino al 4 dicembre.
E speriamo sia la volta buona anche per capire che un passaggio fondamentale di queste riforme sono le politiche ambientali sulle quali in Parlamento stiamo dando una prova degna del referendum; vedi in particolare la legge sui parchi.
Renzo Moschini