Alcuni articoli di stampa apparsi in questi giorni specialmente sui quotidiani on line, viziati da una scarsa conoscenza dei problemi, mi costringono ad intervenire per rimediare a errori di valutazione e a malevoli giudizi sulle iniziative assunte dalla mia Amministrazione.
Dispiace la disinformazione che manifestano e che potrebbe essere facilmente superata con l’esame dei documenti, ma a volte la vis polemica supera la volontà di apprendere.
Inizia la Minoranza con “Bisogna inserire le terme nel Regolamento Urbanistico” (9 aprile scorso), proponendo una cosa che farebbe sorridere l’esperto Federterme, che ha più volte ribadito la centralità del mare per il connubio che si può creare acque termali/acque marine, e cioè l’arretramento in collina degli impianti “esistono, a Cavo, ampie aree verdi, libere dai vincoli del parco, che possono benissimo ospitare uno stabilimento termale immerso nel verde e degno di questo nome”, magari verso Valle Baccetti davanti o verso il cimitero a significare cosa intendono per “percorso benessere”.
Si parla genericamente di “Terme”, ma forse non si è ben compreso cosa s’intende oggi con questo termine. Le terme non sono ovviamente più quelle evocate dagli stabilimenti di Montecatini o di Chianciano, oggi decotte, e nemmeno quelle, per intenderci di Saturnia; tutto il sistema termale, specialmente legato alla sanità pubblica è in crisi, tanto che esistono in Parlamento due proposte di legge a firma Fanucci (ex vice sindaco di Montecatini) e a firma Pagliari che prevedono uno stanziamento pubblico di 60 milioni di euro per il loro rilancio.
Terme vuol dire oggi essenzialmente una struttura capace di erogare benessere nel senso più completo del termine e supportato da efficaci azioni di marketing per individuare la nicchia di mercato alle quali rivolgersi – e ce lo insegnano le terme euganee che resistono alla crisi settoriale -, che non può ignorare il valore aggiunto creato dal nesso acque termali/acque marine, come ci dicono le esperienze delle isole di Milos e di Kos in Grecia.
Se si vuole mettere a frutto una ricchezza che può risultare decisiva in termini di competitività, gli impianti vanno quindi realizzati, PIT o non PIT, PNAT o non PNAT, in prossimità del mare, anzi con vasche di scambio termico in mare e non in collina, fra l’altro senza un panorama che completi e corrobori l’offerta di benessere.
Gli stessi esponenti chiedono con Paola Mancuso “basta chiacchiere c’è un’osservazione senza risposta” (intervento dell’11 aprile) di inserire le terme nelle previsioni del Regolamento urbanistico: si ma dove, dal momento che l’Amministrazione a causa dei vincoli esistenti sul territorio – ripetiamo 4: paesaggistico generale, PIT, PNAT e archeologico – non ha nessuna facoltà pianificatoria automa ma di proposta all’Ente Sovraordinato e che nel caso specifico, cosa che evidentemente non sanno, necessita anche di una variante al Piano Strutturale?
Riguardo alle osservazioni, che fra l’altro sono risultate utili per i concetti espressi in fase di negoziazione, esse riceveranno debita risposta dalla deliberazione che il Consiglio Comunale assumerà anche su tutte le altre, non potendo certamente fare anticipazioni.
La polemica introdotta dall’articolo “Enrico pensaci tu e Galli si lava le mani” (10 aprile) appare invece ingenerosa per l’impegno costantemente profuso sul tema e, come al solito, completamente disinformata sull’argomento.
L’Amministrazione non si affida a mani congiunte al Governatore, ma presenta proposte concrete di localizzazione, suffragate dal parere di valenti esperti e non campate su fantasie o su scelte contingenti, sulle quali decidere un percorso che, purtroppo, resta nelle mani degli Enti Superiori e sul quale l’ente locale, oltre la facoltà di proposta, altro non può fare nonostante i consistenti investimenti in ballo e le ricadute sul proprio territorio.
Il polemista del giorno dimostra non solo di non sapere le elementari regole di pianificazione urbanistica, ma neppure ha avuto l’umiltà, non sapendole, di documentarsi sugli atti.
Questo desiderio di polemizzare senza solidi argomenti è una caratteristica oggigiorno della facilità di accesso ai mezzi di comunicazione, ma non legittima certo le critiche e crea solo disinformazione, quando non la propalazione di bufale.
Anche sul porto, l’Amministrazione Comunale di Rio Marina non si è messa nelle mani di Guerrieri, perché già lo era per competenza indiscussa, ma ha collaborato in sede di esame del progetto di adeguamento tecnico funzionale presso il Consiglio Superiore dei LL.PP., proponendo fra l’altro alcune soluzioni di snellimento, come il mantenimento della spiaggetta sullo scivolo a mare, che hanno evitato un coinvolgimento di Miniambiente e l’allungamento dei tempi.
Il progetto, sappia l’amico Sanguinetti, è pronto e cantierabile ed è solo l’avvento dell’Autorità Portuale di Sistema e il cambiamento al vertice, interessato nel tempo reale d’insediamento, che ne ritardano la messa a gara.
L’invito a “fare” di Sanguinetti proprio non l’accetto, io che ho improntato tutto il mio mandato, come la mia lunga vita professionale, sul lavoro e nell’affrontare i problemi senza rimandarli a discapito di un vuoto presenzialismo.