L’esperienza del dibattito pubblico fra candidati ritengo sia stata, per quanto mi riguarda, positiva.
Le sterili polemiche che hanno movimentato il post confronto non mi riguardano e non voglio essere giustiziere di nessuno.
Nessuno di noi candidati è stato costretto a partecipare e le regole le abbiamo concordate preventivamente.
Sarebbe stato meglio forse approfondire con delle domande da parte del pubblico la situazione aeroportuale, visto che l’evento è stato voluto dalla proprietà dell’aerostazione nella persona dell’Ing. Boccardo, a cui secondo il mio modesto parere avrebbe dovuto essere concesso più spazio.
Ciò per due motivi molto semplici:
1) Era colui a cui si doveva il merito di aver organizzato questa iniziativa;
2) Era il soggetto più titolato a parlare del problema aeroportuale.
Forse su tale problema gli altri candidati, anziché riportare cifre e possibili interventi di cui non sono sicuramente specializzati, avrebbero dovuto solamente dire con chiarezza se siano favorevoli alla messa in sicurezza e al potenziamento della struttura oppure no. Nessuno di noi può prendersi la responsabilità di mettere a rischio la sopravvivenza dell’aeroporto per incapacità, presunzione o supponenza, procurando un danno per l’immagine turistica, economica e, perché no, anche culturale dell’intero territorio. Gli intervenuti e la popolazione in genere volevano sapere quali interventi si intendeva intraprendere per dare un futuro all’aeroporto, senza promesse demagogiche e senza sfornare dati che, fra l’altro, sono risultati non del tutto corretti. Inoltre non va dimenticato che il nostro è l’unico programma dei tre depositati che tocca il punto sull’aeroporto. Negli altri non vi è traccia alcuna dell’argomento e se ci fosse stata un minimo di onestà intellettuale da parte dei miei rivali, essi avrebbero dovuto dirlo in sede di dibattito anziché, come nulla fosse, addentrarsi nel problema specifico, che visto quanto appena detto derubricherei a chiacchiere da bar o a promesse elettorali fini a se stesse.
Ma concentriamoci sul nostro pensiero, che i ristretti tempi del dibattito non hanno permesso di esprimere a pieno.
Se prima di tutto non si mette in sicurezza la struttura e non si porta avanti il progetto di potenziamento della pista e della viabilità circostante, oltre che della stazione, non possiamo infatti pretendere che compagnie aeree decidano di atterrare nel nostro scalo. E’ come se un albergatore volesse che i clienti prenotassero nella sua struttura puntando sul fatto di avere una piscina olimpionica, quando in realtà ha solo una piscinetta gonfiabile!
Non illudiamoci tuttavia di pretendere che nel piano de La Pila si possa avere una pista paragonabile al Galilei di Pisa.
Altro dato certo e incontrovertibile è che l’aeroporto è un bene non solo di Campo, ma di tutta l’isola d’Elba. I sacrifici effettuati negli anni non possono essere messi in discussione da un menefreghismo generalizzato da parte delle altre pubbliche amministrazioni elbane. D’altro canto va però anche detto che il principale non può che essere il sindaco di Campo nell’Elba. Anche se la struttura serve l’intero territorio elbano, dobbiamo essere infatti consapevoli che il primo responsabile dello sviluppo o della malaugurata chiusura della stazione sia l’amministrazione campese.
In questo quadro non dobbiamo però non considerare anche la Regione. Questa deve intervenire per consentire quella tanto invocata continuità territoriale, che di fatto viene sempre messa in discussione a causa di interventi economici insufficienti a garantire stabilità alla struttura, garantendone solo la sua sopravvivenza. Fortunatamente tali carenze sono state colmate da sforzi economici notevoli da parte dell’imprenditoria privata, a cui va dato il merito di aver mantenuto viva la speranza di una struttura funzionante.
Ritengo pertanto, in conclusione, di affermare che la volontà mia e del mio gruppo è quella di credere nello sviluppo aeroportuale, seppur con tutte le garanzie ambientali dovute e salvaguardando gli interessi dei cittadini e delle categorie economiche coinvolte.
Giancarlo Galli