Ho letto con estremo interesse l’analisi del Prof. Totaro sui risultati delle elezioni campesi. Indubbiamente un bell’esercizio di forma che tuttavia malcela un contenuto non parimenti brillante, tenendo conto di un’analisi spesso superficiale quando non intrisa di luoghi comuni.
Il primo di questi ed il più clamoroso viene enunciato all’inizio dello scritto, quando il colto estensore afferma solennemente che “Campo nell’Elba è un Comune che vota massicciamente per la Destra, cioè a tutela degli interessi (veri o immaginati tali) degli individui, a fronte della minoranza che intende tutelare in primo luogo gli interessi comuni”.
Praticamente, in una riga, il Professore liquida, con un vecchio stereotipo degno della più retriva sinistra sessantottina, decenni di storia della politica italiana, che a tratti è stata anche nobile. Storia che comprende anche la complessa ed eterogenea galassia della destra italiana che annovera intellettuali e politici di alto livello e dal complesso pensiero. Basti pensare, partendo da lontano, ad intellettuali del valore di Gentile, Evola, Prezzolini, Malaparte, passando ai fondatori del MSI Almirante e Romualdi, a personaggi del calibro di Pinuccio Tatarella, che per primo teorizzò il centro destra italiano, all’ecologismo di Paolo Colli, al giornalismo impegnato sul fronte delle guerre degli ultimi di Almerigo Grilz, alla “Nuova Destra” di Marco Tarchi fino alla Destra sociale più vicina alle esigenze del proletariato, e così via..
Questo per dimostrare come la superficiale quanto sconcertante equazione totariana “destra=tutela degli interessi individuali” sia una emerita baggianata.
Ma è proprio su questa corbelleria, traslata nella realtà politica campese di ieri e di oggi, che ruota tutta l’analisi politica del professor Totaro, come se il fallimento della sinistra campese fosse frutto delle “cattive compagnie dei destri” e non della inadeguatezza del governare di una sinistra evidentemente incapace di comprendere i bisogni della propria Comunità.
Perché in realtà le motivazioni della sconfitta della sinistra sono da ricercare in ambiti molto meno antropologici ma decisamente più pratici. L’incapacità, ad esempio, di opporsi alle scelte dissennate dei propri referenti regionali del PD sullo smantellamento della sanità isolana o su una politica regionale sui trasporti assolutamente prona al potere dell'armatore unico, fino ad una reale mancanza di visione sullo sviluppo economico e sociale del paese che potesse andare oltre un turismo di massa della durata di due mesi. Queste sono motivazioni ben più attinenti alla realtà su cui bisognerebbe riflettere, altro che elucubrazioni intellettuali sulla onestà e elevatezza di pensiero della sinistra versus l’opportunismo e l’interesse dei singoli della destra.
Dopo di che il Professore chiude con una riflessione alta in cui, partendo da alcuni precedenti scritti di una candidata lambardiana, auspica una rifondazione della politica attraverso l’avvicinamento dei giovani verso Poesia, la Letteratura, la Filosofia, la Musica, l’Arte, la Bellezza al fine di prepararli ad un nuovo spirito critico.
Tutto molto bello, ma poco c’entra con il governo del Comune che necessita di competenza, impegno, dedizione e di un progetto lungimirante ed illuminato, che abbia come riferimento principe i veri bisogni della Comunità campese.
Questa è la vera sfida che attende i nuovi inquilini del Palazzo comunale, laddove non c’è posto per pensieri ideologizzati precotti né tantomeno per onanismi intellettuali, ma solo la necessità di tanto impegno, perizia e senso di responsabilità.
Gianluigi Palombi