Se lo chiedeva Repubblica in un servizio ben documentato a conferma dei danni provocati da decisioni demagogiche che il referendum non ha premiato.
Ricordate? Togliendo di mezzo finalmente l’ente intermedio sprecone e ormai inutile si sarebbero rimpinguate le casse della stato, semplificato e sburocratizzato l’amministrazione. Si disse anche – e non era vero- che già il PCI in tempi lontani avrebbe voluto farlo ma non ci riuscì, ora era arrivato però il castigamatti e ci avrebbe pensato lui. Era una balla quella sul PCI e ancor più quella sul referendum. Ora parlano chiaro i dati; secondo la riforma Delrio gli organismi intermedi avrebbero dovuto essere 90, oggi risultano invece 500. Le province sono rimaste 76 a cui si sono aggiunte 10 città metropolitane presenti sul territorio. In Friuli Venezia Giulia a Sardegna il totale delle unioni comunali è di 60, gli ATO tra rifiuti e acqua, cioè gli ambiti territoriali ottimali arrivano a 156 e addirittura superiore –cioè 198- sono le autorità e i consorzi di bonifica. Le province insomma dovevano sparire e invece sono ancora qui senza un euro ma devono gestire 130mila chilometri di strade e 5.200 plessi scolastici. Massa Carrara per ripianare i tagli dello stato ha dovuto vendere la Questura.
Quelli che avevano inneggiato alla abrogazione del CNEL e soprattutto delle province intendono fare qualcosa o lasciare andare ancor più allo sbando una situazione già sbandatissima?
Con questa ulteriore frammentazione –costi a parte- si pensa che sia possibile una qualsiasi politica soprattutto in campo ambientale di pianificazione e di ‘leale collaborazione’ istituzionale e costituzionale?
Renzo Moschini