«In quel microcosmo che è l’Isola d’Elba, al secondo turno delle primarie centrosinistra abbiamo registrato un Bersani salito al 52,3% dei consensi contro un Renzi sceso al 47,7%. Occorre tuttavia soffermarsi e ragionare serenamente sui voti ottenuti da quest’ultimo. Insomma, il Pd non può archiviare il significato e le motivazioni di quegli ottocento isolani che hanno scelto il sindaco di Firenze. Stando sulla piazza reale, cioè parlando direttamente con le persone, ma anche navigando in quella piazza virtuale rappresentata dal web, ho verificato come per Renzi abbiano votato quei cittadini del Pd a cui hanno voluto manifestare un forte disagio verso il suo gruppo dirigente provinciale e regionale per le cose non fatte, oppure realizzate in ritardo, o addirittura promesse e non mantenute. Che dire poi dei parlamentari che nei fatti, non si sono abbassati lo stipendio? Ma a questo bisogna aggiungere anche la richiesta di un forte rinnovamento della classe politica, cioè cambiare le “solite facce”. C’è infine un elettorato collocato nell’area liberaldemocratica, delusa da Berlusconi che ha visto nell’antagonista Renzi l’edificatore della mancata riforma liberale. Tutte queste persone non possono essere liquidate come “compagni che sbagliano”. Gli elbani che fra il primo e il secondo turno non si sono presentati alle urne, sono stati 346, a Renzi sono mancati 28 voti, mentre Bersani ne ha guadagnati 120. Domenica 25 novembre i competitori Vendola, Puppato e Tabacci avevano raccolto 439 preferenze».
Lorenzo Marchetti