Il dibattito sui parchi come confermano le cronache di questi giorni ha assunto caratteri sempre più confusi e soprattutto sempre più frammentati, rischia ormai un approdo che lascerà le cose ancor più pasticciate e allo sbando.
Dopo una discussione parlamentare sulla nuova legge avviata da vari anni la notizia più recente parla di oltre 1000 emendamenti ancora da discutere! La ragioneria dello Stato intanto in un suo documento parla di spese previste nel testo che non possono rientrare in quelle del bilancio della Stato. Tanto che le aree protette marine che avrebbero dovuto essere le maggiori beneficiare della nuova legge non debbono e non possono gravare sullo stato.
Sui presidenti continua intanto specie tra le associazioni ambientaliste una discussione in cui non ci si fa mancare nulla. Presidenti –ricordo Mario Tozzi all’Arcipelago Toscano- di cui si chiese con successo la sua cacciata perché non del luogo- la cui competenza evidentemente non valeva un fico. O quando alle 5 Terre fu designato Vittorio Alessandro della Capitaneria di porto cosa non si disse, oggi è indicato come esempio in una polemica politica – mi pare in Basilicata- contro le ipotesi di una presidenza politica rovinosa. Parchi storici come quello regionale di Torino del Po dove il presidente autorevole e stimato ambientalista è stato cacciato e commissariato. In Liguria si vogliono cancellare parchi o passarli armi e bagagli ad altre parrocchie mentre le aree protette marine continuano a fare scena muta per loro conto. I parchi provinciali orfani ormai della casa madre stanno facendo o hanno già fatto fagotto. Del Santuario dei cetacei non si hanno notizie dalla notte dei tempi. In compenso sono in allarmante ripresa l’abusivismo e progetti invasivi sulle coste entro i 300 metri che pure la legge da anni vieta. E’ così non solo in Sardegna. Per fortuna ci sono ancora parchi come quello dei Nebrodi in Sicilia con presidenti che sanno rispondere e bene alla mafia pur con gravi rischi. Ma restano purtroppo lodevoli eccezioni in un contesto in cui l’unica cosa chiara è che si crede davvero che la più efficace cura possibile e praticabile per i parchi sia l’ingresso delle rappresentanze delle categorie negli enti di gestione. Su questo sfondo l’immagine dei parchi risulta ormai praticamente quasi del tutto assente come il ministro e il ministero dell’ambiente. Non molto più confortante lo scenario regionale a partire da quelle stesse regioni che storicamente avevano seriamente segnato il percorso precedente e successivo all’entrata in vigore della legge quadro del 1991.
La conclusione a mio avviso può essere una sola; o puntiamo tutti insieme a ricondurre prese di posizioni e iniziative verso uno sbocco politico-istituzionale nazionale che induca stato, regioni, enti locali a riprendersi una scena dove oggi sguazza di tutto ma sempre meno un governo del territorio degno di questo nome o -lo si voglia o no -dovremo chiudere i battenti.
Renzo Moschini