Caro Bertucci,
ti ringrazio per la risposta alla lettera che ti avevo inviato a mezzo stampa.
Non con la precisione con cui la consoci te, ma comunque anch’io qualcosa so sulla gestione dell’edilizia pubblica. E penso che tu sbagli quando affermi che i 5 appartamenti che avete messo in vendita non possano essere utilizzati per fare fronte all’emergenza abitativa, perché sono “di esclusiva proprietà del Comune“.
Leggo all’art.1 del Regolamento per l’assegnazione di alloggi in emergenza abitativa che il Comune può utilizzare a tale scopo “alloggi che si trovino a qualunque titolo nella libera disponibilità della Amministrazione comunale”. E tale Regolamento lo avete approvato lo scorso anno in applicazione di quanto dispone la vigente normativa regionale (legge n°96/1996 modificata dalla legge n° 41 del 2015).
Per affrontare una emergenza abitativa, determinata, ad esempio, da una famiglia che ha ricevuto uno sfratto esecutivo, sono previste due possibilità. O autorizzare l’occupazione provvisoria di un alloggio che fa parte del patrimonio ERP (edilizia residenziale pubblica), che non è nella disponibilità del Comune, o concederne uno che di cui il Comune può liberamente disporre.
Ma se si sceglie la prima possibilità non si toglie a chi farà regolare domanda ed ha tutti i requisiti previsti dal bando che avete pubblicato, il diritto ad avere in assegnazione una abitazione?
E, una volta venduti i 5 alloggi, quanti ve ne rimangono di quelli che potete utilizzare per far fronte ad una situazione di emergenza? Infine, se un Comune come il nostro ha la fortuna di disporre, nell’immediato o in futuro di immobili da destinare ad uso abitativo, non vedo quale legge possa impedire una provvisoria concessione in uso a chi, in base al bando, risulti avere i requisiti di legge per l’assegnazione di un alloggio. Atteso che il diritto ad una degna sistemazione abitativa è costituzionalmente protetto. Vedi l’art.47 della Costituzione.
Quanto alle disponibilità finanziarie un Comune non ha solo gli oneri di urbanizzazione e le entrate derivanti dalla alienazione di immobili. Perché, se così fosse, il futuro delle Amministrazioni comunali sarebbe poco roseo. Quando avrete venduto gli immobili messi all’asta ed esaurito i soldi incassati, che fate dopo? Mettete all’asta anche la De Laugier o il Teatro lasciatoci in eredità da Napoleone?
Una Amministrazione comunale può ottenere, se presenta idee e progetti, anche contributi regionali, statali o europei. Qualche anno fa abbiamo ricevuto dallo Stato un finanziamento per il recupero del Forte Falcone. Negli anni ’90, furono ultimati i lavori al Teatro grazie all’Unione europea.
Mi risulta che il Comune ha una buona capacità di assumere qualche mutuo con la Cassa Depositi e prestiti i cui tassi di interesse sono molto bassi.
Anche con gli avanzi di amministrazione si possono fare investimenti. Con il conto consuntivo del 2016, è stato accertato un avanzo di oltre 7 milioni che, forse, se non tutto, almeno in parte, potrete utilizzare.
In ultimo, garantire una casa a chi ne ha davvero bisogno è fare “assistenzialismo”?
No, è assicurare giustizia sociale. E’ operare nel rispetto della nostra Costituzione e della “Carta sociale europea” che fu adottata a Torino nel 1961.
Cordialmente ti saluto
Giovanni Fratini