La vicenda del dissalatore di Mola rischia di diventare una delle tante ferite inferte a questa isola, incapace di reagire per mancanza di consapevolezza propria e per mancanza di trasparenza da parte di chi ha l'obbligo di coinvolgere la cittadinanza, creando una condivisione che certamente è mancata in un vero e proprio blitz che ha condotto all'approvazione del progetto.
Questa è la verità!
Le vaghe rassicurazioni dei tecnici non spostano il problema semplicemente perché questo intervento è oggetto di una scelta politica, che i tecnici hanno il dovere di perseguire, costruendo una procedura, che – forse formalmente corretta – è stata caratterizzata da valutazioni sommarie ed indifferenti al valore ambientale di quella zona.
Su tutte l'esclusione della Valutazione di Impatto Ambientale per un intervento che non è in effetti obbligatoriamente soggetto a questa procedura, ma semplicemente perché in qualsiasi altra parte d'Italia un impianto di tipo industriale si fa in un'area industriale.
Qui no! Nell'Elba del Parco dell'Arcipelago e del PIT un dissalatore si fa al confine della zona umida di Mola e si manda a pescare l'acqua in quella parte della spiaggia di Lido libera alla fruizione di residenti e turisti.
Come se ciò non bastasse la struttura della Valutazione di Impatto Ambientale ne esclude, sì l'assoggettabilità a VIA, ma lo fa con un parere condizionato, che non può fare a meno di sottolineare la presenza di rischio idrogeologico ed il pericolo di allagamento proprio nel punto dove sorgerà l'impianto (di circa nove metri di altezza e con un sensibile impatto acustico), dando prescrizioni da recepire nel progetto definitivo per scongiurare l'aggravarsi della pericolosità.
In altre parole si tenta di risolvere un'emergenza idrica affidando da un lato il nostro fabbisogno ad un impianto, che come qualsiasi altro potrebbe subire guasti e blackout, si aggrava e non si risolve preventivamente il problema idrogeologico e si consente comunque che un'area come quella di Mola si trasformi con una bella variante in un'area con destinazione industriale.
Tutto questo grazie ad un decreto dell'Autorità Idrica Toscana, che ha curato la pubblicazione e risposto alle osservazioni e che vorrebbe velocemente portare a compimento il suo disegno ovvero: l'Elba l'acqua se la trova da sola e se non lo fa addio sviluppo, porti ed ogni altra strategia infrastrutturale di quest'isola.
Ci pare abbastanza perché chi dovrà adeguare a tali dictat gli strumenti urbanistici di questa isola si fermi a riflettere e – senza trincerarsi dietro obblighi e scadenze - provi ad immaginare che un intervento di utilità pubblica possa anche non danneggiare l'ambiente ed i cittadini dell'Elba.
Chiediamo quindi ai sindaci dell'Elba di attivarsi nei confronti del'autorità idrica perche la questione del'approvvigionamento idrico sia oggetto di un confronto di tutto il territorio e le soluzioni siano condivise ed individuate nel rispetto del valore ambientale, paesaggistico e della risorsa disponibile.
Italo Sapere
Comitato per la difesa di Lido e Mola - NO al dissalatore