La stagione turistica 2017 è ormai al suo termine e, stante quanto di sconcertante accaduto sul piano dell’approvvigionamento idropotabile, s’impongono alcune oggettive considerazioni di merito tecnico-amministrativo-politco.
- (A) In primis …
I responsabili della gestione idrica del territorio elbano avevano ed hanno il “Dovere Istituzionale“ di provvedere ben anzitempo rispetto a possibili congiunturali carenze idriche con piani operativi di breve-medio e lungo respiro tesi a rendere l’Elba al riparo dalle gravi emergenze idriche a cui invece purtroppo è stata , anche in questo 2017, costretta a subire con tutte le conseguenti ricadute negative sul piano sociale ed economico. Dai primi mesi di quest’anno 2017 ci siamo dovuti invece sorbire un reiterato allarme sulla mancanza d’acqua all’Elba , su possibili razionamenti luglierin-agostani, su un’ emergenza idrica irriguo-idropotabile che i dirigenti di ASA non si sono lesinati dall’annunciare trascurando che purtroppo , pressoché ogni anno, la carenza d’acqua è stata subita dagli operatori turistici e dalla popolazione elbana a causa di un’ormai conclamata quanto ingiustificabile inerzia ed incapacità preventivo-propositiva , oltre che idrico-strategica, del gestore livornese.
Anziché ridursi a creare allarme, ASA avrebbe dovuto predisporre per tempo un adeguato piano emergenziale per essere all’occorrenza tempestivamente attuato.
Alla luce anche di quanto accaduto in pieno agosto 2017, è emerso palesemente che non si è avuto, né si ha, un’ottica gestionale, tecnico-politica, del settore idrico elbano di mirata e non scalfibile logicità progettuale, ma che si è cercato di “navigare a vista “ nel presiedere peraltro un’Istituzione Pubblica a fortissima rilevanza socio-economica quale è il problema della gestione dell’acqua, primario imprescindibile elemento di vita e di supporto all’economia locale.
- ( B ) Preme rilevare quanto attuato da ASA da gennaio ad agosto 2017:
- 1 In data 09 maggio u.s. ASA si fa promotrice di un incontro presso la Vice-Prefettura per gli Affari dell’Elba cui hanno partecipato tutti i sindaci elbani oltre ad ASA , A.I.T. (Autorità Idrica Toscana) ed un tecnico del PNAT . L’incontro si è chiuso con la “decisione storico-epocale” maturata da ASA di un invito-imposizione ai sindaci elbani ad emettere immediate ordinanze antispreco idrico vietando lavaggi di auto , annaffiamento di giardini , riducendo magari anche le docce , le lavatrici , le lavastoviglie . Lascio agli Elbani valutare se questo atto possa essere idoneo e congruo di fronte ad una seria emergenza idrica .
- 2 In data 09 giugno u.s. poi ASA ed A.I.T. promuovono un incontro nella sala consiliare di Capoliveri con lo scopo di tranquillizzare gli Elbani per il futuro illustrando pubblicamente un cosiddetto “ PIANO B “ prevedente il progetto di un dissalatore a Mola in tempi rapidi ed anche di una seconda condotta sottomarina , definite opere strategiche in grado di eliminare in via definitiva le criticità idriche elbane .
- (2/a) “DISSALATORE A MOLA“
Oltre al buon senso manageriale, una consolidata prassi tecnico-scientifica richiede che, prima di cimentarsi a tavolino in una progettualità operativa in campo idrico come fatto per il dissalatore di Mola, è imprescindibile disporre di oggettivi parametri idrologico-idrogeologici caratterizzanti l’area d’intervento, cioè che prima di lanciare l’idea di realizzare un dissalatore tout court come fatto da ASA ed A.I.T., il gestore idrico avrebbe dovuto prioritariamente impegnarsi in un serio studio del suolo e del sottosuolo isolano per venire a capo della definizione quantitativa delle potenziali risorse idriche autoctone del territorio elbano, oltre che in un censimento della totalità delle sorgenti subaeree e sottomarine, nella rilevazione in termini di portata della generalità delle acque freatiche e di quelle semiartesiane e/o artesiane, oltre che per avere un vero catasto dei pozzi pubblici e privati sorti in gran parte al di fuori di ogni controllo che avrebbe portato a conoscere un dato statistico medio-pluriennale del fabbisogno idrico e del relativo deficit idrico isolano , dato necessario per come poi poterlo coprire e per le possibili conseguenti modalità di rimediarvi nell’immediatezza emergenziale e nel lungo periodo.
Un simile approccio non è stato, né è, nei disegni di ASA, né ASA ha ritenuto di prendere in considerazione altre possibili soluzioni alternative al dissalatore, pur se ispirate e maturate da un’ormai consolidata quanto logica pregressa esperienza acquedottistica nazionale ed internazionale.
La grave anomalia comportamentale di ASA l’ha indotta a prospettare la malsana idea di realizzare comunque a Mola un vero e proprio gigantesco impianto industriale in stridente contrasto con la realtà turistica , sociale ed ambientale locale della Baia di Mola che richiede ben altre soluzioni compatibili con le sue specificità socio-economico-ambientali .
Si tratta di un dissalatore ad osmosi inversa il cui costo di sola realizzazione ammonta a circa 15 milioni di euro che Dio solo sa poi , nel volgere della sua esecuzione, a che importo finale arriverebbe, senza parlare dei costi di esercizio , di potabilizzazione dell’acqua, e particolarmente per i molteplici gravi impatti cui darebbe luogo: impatto acustico; impatto sulla qualità dell’aria correlata all’impiego di energia; impatto sull’ecosistema marino; impatto sulla scelta del luogo per il potenziale valore sociale ed ambientale delle aree da destinare ad esso; impatto geologico-idrogeologico (possibili allagamenti dell’area); grave impatto legato allo scarico della salamoia , cioè di acque con concentrazione di sali pari a circa il doppio di quella media del mare che avrà gravi implicazioni sulla posidonia che insiste sui fondali marini; impatto sull’ecosistema, ambientale e paesaggistico.
Sono previste non indifferenti opere di presa dell’acqua marina e di scarico a mare della salamoia prodotta, cioè opere a mare ed a terra, condotte interrate sul fondale marino, un impianto per i lavaggi chimici delle membrane, stoccaggio di agenti chimici per le azioni di disinfezione dell’acqua che va all’impianto di trattamento e quant’altro di negativo che configura l’impianto di dissalazione come un vero impianto industriale con indiscussi gravi effetti collaterali indotti sul piano ambientale, marino e terrestre. Il dissalatore proposto non è da considerare come un sistema di produzione idrica ausiliario da utilizzare quando la disponibilità di acqua è bassa e da fermare quando le riserve idriche sono sufficienti. Per molte significative ed oggettive ragioni tecnico-socio-economico-ambientali ne consegue che “Quel DISSALATORE a Mola NON S’HA DA FARE”.
L’Elba, oltre che terza Isola d’Italia, ha una litologia tale da avere sempre consentito oggettivamente accumuli idrici di rilevante importanza quali-quantitativa, sia in superficie che in sottosuolo, e per questo è assurdo che la Dirigenza ASA insista sempre nel dire che i dissalatori sono già presenti e vanno bene al Giglio, a Giannutri ed a Capraia assimilando l’Elba a quelle pur bellissime realtà turistiche con un’Elba che, dal punto di vista geologico e litotipico, è anni luce lontana ed incomparabile con le tre predette piccole isole per la presenza di una geomorfologia e di una geologia (di rocce) che hanno sempre positivamente consentito la presenza in superficie e nel sottosuolo di consistenti volumi idrici, purtroppo mai presi in seria considerazione, che utilizzati in un oculato progetto logico-ingegneristico avrebbero reso l’Elba veramente autonoma dal punto di vista idropotabile.
- 3 E’ quantomeno curioso rilevare che in data 22 marzo 2016 ASA nel celebrare la “Giornata Mondiale dell’Acqua 2016” (2016 World Water Day) sostenne pubblicamente (sic !): “che l’Elba, grazie alla condotta sottomarina che la collega alla Val di Cornia, godeva ormai di completa autonomia idrica“.
L’ingente ammontare di danaro pubblico speso nei pregressi 30 anni avrebbe dovuto avere come obbiettivo strategico finale la risoluzione definitiva delle criticità idriche elbane in tempi ragionevoli prefissati, che non risulta essere stata ad oggi affatto avvenuta. Ora si procederà, come reso pubblico dal gestore idrico, col destinare ulteriori ingenti importi di danaro pubblico su progetti faraonici quale il dissalatore di Mola e magari una seconda condotta sottomarina. Ancora una volta emerge in tutta evidenza che l’Elba viene concepita e trattata come esclusiva realtà territoriale su cui sperimentare “l’altrove insperimentabile”.
- ( C ) Vale la pena rinfrescare la memoria agli Elbani con i seguenti dati numerici di spesa di danaro pubblico sostenuti senza avere ottenuto altro che l’ombra di una autonomia idropotabile ed irrigua isolana , quantomeno estiva, che unica fa testo:
n (1) circa 100 miliardi di lire spesi per la condotta sottomarina decisa unilateralmente a Firenze e dintorni , che ci ha , per oltre 25 anni , dato acqua all’arsenico ed al boro ;
n (2) per evitare i gravi effetti indotti nel tempo dall’assunzione di arsenico sulla pubblica salute , A.S.A. ha dovuto spendere circa 30 milioni di euro per realizzare un mastodontico impianto di dearsenificazione e di deborificazione dell’acqua della condotta sottomarina a Franciana in quel di Piombino;
n (3) non conosciamo ad oggi i milioni di euro che ci sono costati e continuano a costarci gli interventi di riparazione delle rotture della condotta sottomarina ;
n (4) sono stati spesi importi tutt’altro che marginali per terebrare pozzi rivelatisi non sempre soddisfacenti quanto a produttività in termini di portata, pozzi di cui fra l’altro manca un serio oggettivo catasto che sia esaustivo, e quindi anche comprensivo, della miriade di pozzi privati sorti incontrollatamente;
n (5) sono stati spesi ad oggi alcuni milioni di euro per una pozzanghera d’acqua di ignota provenienza e qualità che , con sconcertante disinvoltura , quanto improvvidamente , A.S.A. ha fatto assurgere a “laghetto collinare multifunzionale per uso irriguo ed idropotabile” che doveva risolvere i problemi idrici di Portoferraio e dell’Elba in via definitiva , ma a tutto agosto 2017 il cosiddetto laghetto è stato ancora in una spettrale assenza di operatività idrico-funzionale .
- n (5/a) “INVASO del CONDOTTO“
Previo progetto esecutivo del novembre 2011 , in data 06/12/2012 a Portoferraio hanno avuto inizio i lavori di un cosiddetto “adeguamento funzionale ad uso irriguo ed idropotabile del laghetto del Condotto di Bucine” , lavori che dovevano essere finiti per il termine perentorio del 02/10/2013 . Committente del bacino idrico artificiale era A.S.A. S.p.A. . L’invaso collinare veniva realizzato in una ex-cava di calcare dismessa da oltre un decennio Tale intervento milionario è stato realizzato senza una preventiva “ AGORASA tecnica in pubblico contraddittorio” . Nella ex-cava non vi era , né vi è , una valle fluviale di qualche significatività idrica né vi poteva essere sbarrato un fosso di notevole portata , in quanto inesistente , con bacino imbrifero limitato dal punto di vista quantitativo di apporto idrico . Siamo infatti in una zona dell’Elba a bassa pluviometria , in presenza di una palese esiguità del relativo bacino imbrifero , con scarsissimi apporti idrici da sorgenti e da nessun apporto naturale dall’esterno della cava . L’invaso è inoltre stato classificato di Classe “C” ( in base all’art. 3 , comma 1c , del DPG 18/R del 25/02/2010) , cioè ad alto rischio indotto . Gli ideatori politico-amministrativi e tecnici di tale illogico progetto , stante la mancanza d’acqua piovana in idonea quantità , hanno comunque optato per la sua realizzazione decidendo di portarvi acqua non piovana ma dai pozzi pubblici degli Orti , in definitiva acqua della Val di Cornia , imponendo l’allaccio dell’invaso alla dorsale idrica elbana in entrata ed in uscita per portarvi prima acqua dagli Orti e poi in uscita per immetterla nella rete distributiva portoferraiese ed elbana . Con quale reale importo di danaro pubblico tutto ciò è avvenuto ??? Il collaudo dell’opera che esito ha dato ? vi sono forse infiltrazioni dalla base del laghetto con tutto ciò che di eventualmente negativo e grave ciò comporterebbe ? Il “cosiddetto laghetto collinare del Condotto” non è di fatto altro , nella migliore delle ipotesi , che un deposito d’acqua non piovana se non in infinitesima parte che nulla ha a che vedere con il concetto tecnico-acquedottistico di laghetto collinare . Tanti milioni di euro pubblici spesi senza avere neanche l’ombra di un esito idropotabile minimamente accettabile .
Alla luce dell’illogico laghetto collinare del Condotto , che rientrava addirittura nell’originaria ipotesi di fare all’Elba addirittura ben 21 invasi collinari simil-Condotto , ASA è stata costretta ad abbandonare tale fallimentare ed assurdo piano , Il cosiddetto laghetto collinare del Condotto doveva essere ultimato nell’ottobre 2013 e risolvere esso in via definitiva sin da quell’anno i problemi idrici dell’Elba o quanto meno di Portoferraio : siamo giunti alla piena estate 2017 e non è ancora dotato di operatività idrico-funzionale , ammesso e non concesso che lo possa divenire in futuro .
- ( F ) Ora ASA perforerà , fra la fine di agosto e la fine dell’anno , 5 pozzi finanziati dalla Regione Toscana . Ciò conferma che il Gestore non aveva programmato alcunché per le nostre criticità idriche estive ; ed ora assistiamo ad una tardiva ed inefficace azione che mai potrà essere riparatrice dell’acclarata sconcertante inerzia gestionale idrico-preventiva di questo 2017 .
- ( G ) Infine , la rete di distribuzione , costruita con materiali ferrosi e plastici , lunga 80-100 km. , ha una perdita ancora in pieno 2017 valutata oltre il 45% . Per tale serissima criticità acquedottistica ASA si limita contingentemente ad interventi riparatori delle perdite palesemente visibili , non
per rimediarvi in via definitiva . Nei suoi ormai 15 anni di gestione , ASA doveva fare scelte ben diverse da quelle fatte . Occorrerebbe un’Autorità in grado di emettere un’ordinanza che imponesse ad ASA di rimediare con congrui investimenti alle ingenti perdite d’acqua della rete distributiva , vero colabrodo .
-- ( H ) L’allarme idrico di ASA ha indotto non pochi privati a farsi un pozzo che , nella generalità dei casi , ha una portata discreta a testimoniare che all’Elba l’acqua in profondità nel sottosuolo c’è ancora in accettabili quantità
Non saremo mai autonomi dal punto di vista idropotabile se , sapendo che l’acqua all’Elba magari c’è e dove c’è , non la si va a cercare reperire ed emungere essendo le direttive politico-tecnico-.amministrative orientate sempre in ben altre quanto distorte direzioni . Le alternative al dissalatore ci sono di inoppugnabile oggettività tecnico-scientifica ed acquedottistica , purché si voglia e si abbia per l’Elba una buona volta in testa qualcosa di razionale, di logico e di plurimo generale interesse.
L’ormai oggettivamente acclarata insipienza gestionale del settore idrico dell’Elba in aggiunta all’ecomostro dell’eventuale dissalatore a Mola e dell’ipotesi di una seconda condotta sottomarina che necessiterà magari poi di un altro impianto di dechimificazione di sempre possibili sostanze nocive del costo di decine di milioni simil-Franciana di Piombino, impone alla Comunità Elbana serie ed indifferibili riflessioni su un problema di estrema rilevanza socio-economica quale quello dell’approvvigionamento idrico alla luce dell’oggettiva constatazione che , nonostante l’immane dispendio di danaro pubblico in progetti illogici, siamo ancora ai reiterati razionamenti estivi, anno dopo anno.
Luciano Campitelli