Il presidente del Parco nazionale Giampiero Sammuri, che è anche presidente di Federparchi, risponde ad un articolo dall'indubitabile titolo "Le amp? Danni irreparabili se sono come questo Parco" (NDR ELBAREPORT: il cui testo è lo stesso dell'articolo che segue il presente) Confindustria prepara la "tappa" del Progetto Elba dedicata all'ambiente: «Il Pnat ha carenze evidenti. Noi favorevoli alle aree marine protette se governate a livello locale, con regole condivise e rispetto per le tradizioni». Lo fa ricordando semplicemente le normative esistenti e il nuovo attacco portato alla protezione ambientale portato da un gruppo di imprenditori che negli anni passati si è distinto per le posizioni anti-parco.
Ecco cosa scrive Sammuri:
«Se ho capito bene le posizioni di Confindustria Elba dall'articolo apparso su tenews il 18 dicembre non posso che manifestare il mio consenso. Riassumendo si afferma che 1) La natura è la principale risorsa dell'Elba e dell'Arcipelago. 2) Va valorizzata conservandone la proprio integrità in armonia con chi frequenta l'Elba per vivere lavorare o per turismo. 3) Si è favorevoli al Parco e alle aree marine protette solo se sono governati e gestiti a livello locale, con regole condivise dal ministero dell'Ambiente ma nel rispetto delle tradizioni culturali dei cittadini residenti. 4) Elba, Montecristo e Pianosa devono avere una protezione rigorosa ma che crei simbiosi con la popolazione residente e con i turisti. Se ho capito e riportato bene i concetti sono perfettamente in linea con la mia visione di parco o area protetta, che poi non è solo la mia ma ormai consolidata a livello internazionale. Le aree protette si fanno e si gestiscono bene solo se c'è un ruolo molto forte dei territori sia nella fase istitutiva che in quella gestionale. Le tradizioni e le culture locali sono intrinsecamente legate alle conservazione della natura in Maremma come nell'Arcipelago, ma in realtà ovunque. Ecco perché fin dal primo giorno del mio mandato ho cercato un rapporto stretto con il territorio a cominciare dalle istituzioni , dai Sindaci in particolare che sono i rappresentati democraticamente eletti e quindi scelti dai cittadini, poi le associazioni di categoria e del volontariato, fino alle singoli persone. Sarà per questo tipo di rapporto che la comunità del parco il 12 di ottobre scorso ha approvato il percorso, da me proposto, volto alla trasformazione delle attuali zone di salvaguardia a mare in aree marine protette. Se il progetto si realizzerà sarà possibile passare da una normativa rigida e per sole due zone ad una più duttile e articolata con maggiore attenzione alla fruizione, ma con la giusta tutela. Tutto questo si realizzerà solo dopo aver proposto e discusso con i territori perimetri e regole, se alla fine non ci sarà condivisione non se ne farà niente, o meglio si farà solo nelle zone dove sarà possibile. Mi dispiace veramente di non poter essere presente il 21, avendo un incontro di livello nazionale a Roma programmato da tempo. Avrei espresso meglio questi concetti e per me sarebbe stato molto utile ascoltare. Spero che presto potremo organizzare un incontro con Confindustria Elba, per un confronto su queste tematiche ed anche per conoscere le risultanze dell'iniziativa del 21 alle quali, ovviamente, sono particolarmente interessato».
Sulla questione interviene anche Umberto Mazzantini, responsabile mare di Legambiente Toscana: «Questo gruppo di imprenditori ora vuole anche decidere come cambiare leggi nazionali, direttive europee, gli accordi internazionali dell'Italia e gli impegni sottoscritti alla Convention on biological diversity Onu: 17% di parchi terrestri (siamo al 12%) e 10% di Aree marine protette a cominciare da isole ed arcipelaghi... Alcuni imprenditori "tecnici" fanno dunque populismo da 4 soldi, proprio come un Borghezio qualsiasi.
Se si vuole cambiare l'Elba, come affermano, bisogna partire dai dati di fatto, dagli impegni presi, dalle leggi e soprattutto bisogna dire la verità che è solo una: quello che raccontano da 16 anni (quasi 17) gli antiparco (che qualche imprenditore ha anche finanziato) erano e sono bufale populiste, ed hanno solo ed esclusivamente fini politici. Non vorrei che la linea di Confindustria facesse proprie le vecchie e strampalate teorie di Mantovani (il patron della Locman, ndr) su parco, caccia e biodiversità (specie pregiate, cinghiali, lepri e mufloni importati, perché gli si spara). Non crediamo che la Federparchi, il ministero dell'Ambiente, l'Unione europea, Cbd, l'Unep e l'Iucn le condividano».
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