Il convegno di giovedì 7 dicembre, indetto dal PD regionale ed elbano su “L'Elba e l'acqua” e riassunto su queste pagine dal consigliere regionale Gianni Anselmi, è servito in effetti a chiarire le posizioni dei diversi portatori di interesse ed a registrare anche qualche novità, a dimostrazione forse dell'ascolto ottenuto dalle istanze dei comitati preoccupati per l'impatto ambientale della struttura prevista.
Tutti d'accordo ovviamente sul fatto che il rifornimento idropotabile dell'Elba sia messo in sicurezza una volta per tutte, non più appeso al filo della obsoleta condotta sottomarina che pompa acqua (di non eccelsa qualità) da una Val di Cornia anch'essa per altro alle prese con siccità sempre più marcate, meno d'accordo sulle soluzioni da adottare e sul dove piazzarle.
Il piano d'ambito di ASA, condiviso anche dalle Amministrazioni elbane, che prevede come noto tra gli interventi atti a garantire l'autonomia idrica, anche un primo dissalatore a Mola, non verrebbe quindi messo in discussione anche se par di capire che – in fase di progetto esecutivo - l'impianto della discordia potrebbe essere realizzato abbassandolo in una sorta di seminterramento per mitigarne la rumorosità e la visibilità. Registrata anche la novità del possibile recupero della salamoia che non verrebbe più sversata in mare con rischi per la posidonia, ma, attraverso un processo di essicamento, utilizzata per produrre un sale made in Elba, un'ipotesi che comunque richiederebbe l'utilizzo di altre aree.
La strategia ribadita nel convegno dai diversi interventi politico istituzionali resta dunque quella della diversificazione delle fonti di approvvigionamento: pozzi, invasi, zone di stoccaggio, perfino il raddoppio della condotta (anche se manca acqua in Val di Cornia?), interventi complementari appunto al dissalatore da 80 lt al secondo. La preoccupazione del Comitato, che si riunirà nei prossimi giorni per una valutazione complessiva di quanto emerso nel convegno, è anche quella che, in corso d'opera, si decida di fare subito il raddoppio dell'impianto, portandolo a 160 lt/secondo. Fermo restando che i costi dell'opera (meno i 4 milioni della Regione) saranno spalmati sulle bollette dell'intera provincia, resta per ora sullo sfondo la richiesta (Legambiente nell'incontro del 28 aprile con ASA, ndr) di una soluzione sostenibile per l'enorme quantità di energia - e dei relativi costi- necessaria al funzionamento del dissalatore, valutando la fattibilità di campi solari e/o eolici da situare in zone vocate (es ex minerarie) da collegare con l'impianto che presto potrebbe vedere la posa della prima pietra.
CR