Proprio alla vigilia dello scioglimento delle Camere il parlamento non ha mancato di varare alcune norme con le quali sono stati penalizzati -tanto per cambiare- i parchi nazionali, modificando la legge quadro nella composizione degli enti di gestione. La diffusa protesta del mondo ambientalista -ma anche qualche silenzio di troppo- ha accompagnato l’ennesimo pasticcio che ci ricorda che tra le risposte che il voto dovrà dare c’è anche quella alle politiche ambientali e ai parchi che rischiano ormai una crisi irreversibile se non cambierà musica.
E veniamo al parco nazionale dell’Arcipelago che da anni è alle prese quanto se non più di altri con irrisolte questioni da poco ereditate da Sammuri.
La più sconcertante e paradossale riguarda la mancata definizione -dopo un sacco anni- della perimetrazione a mare. L’ ho detto altre volte è come se al Gran Paradiso non si fosse ancora stabilito il ruolo del parco in montagna.
E’ naturale quindi che la nuova gestione abbia ripreso la questione ma lo è molto meno che si sia tornati non solo a riproporre da alcune parti -in testa nientemeno che la Confindustria- vecchi e pretestuosi argomenti ma ci sia lanciati addirittura in assurde e sconclusionate ipotesi con motivazioni grottesche.
La premessa non poteva essere più chiara; il parco non è quello giusto e ha fatto solo danni, le regole sono sbagliate e imposte in modo invasivo, i divieti assurdi. Questa volta però non ci si è accontentati di tornare a suonare la stessa vecchia solfa del passato a cui pure si è voluto dare per così dire un carattere tale da non offrire spiraglio alcuno ad una discussione seria. No, questa volta dal cappello è uscito -come dice qualcuno- il drago; vogliamo una legge speciale per l’ Elba che non solo preveda un parco ‘locale’ dove nessuno -neppure i ricercatori di biologia marina dell’Universita di Firenze possano mettere becco!-e che regoli anche il tribunale, depuratori e molto altro. Effettivamente, visto come i comuni dell’Elba sono riusciti in quattro e quattr’otto a trovarsi d’accordo per aggregarsi in un solo comune –vero Orsini?- questa idea di affidare la presidenza del parco a Robinson Crusoe e la direzione al fido Venerdì non è male. Vuoi mettere come si potrebbe ora fronteggiare all’Arcipelago i disastri delle rotte marine come al Giglio, rimediare ai bidoni avvelenanti, all’inquinamento crescente del santuario dei cetacei quale risulta anche dalle più recenti indagini regionali e non solo. Ma vuoi mettere come cambieranno le cose quando a tutto questo ci penseranno solo gli elbani che evidentemente saranno tutti forniti di tronchesi per poter intervenire all’occorrenza sui sentieri chiusi come è stata costretta a fare un sindaco, anche se per la verità non era un divieto assurdo imposto da Roma ma solo assurdo perché privato, abusivo e di comodo.
Di speciale in questa sortita c’è solo l’incompetenza e l’irresponsabilità. Federparchi ha festeggiato i 90 anni dei nostri parchi nazionali storici dove bischerate come quelle elbane, pur tra chissà quante polemiche, nessuno si è mai permesso di dire.
Quello che neppure all’Arcipelago nessuno può ormai più permettersi è di concludere per l’ennesima volta con un rinvio di una decisione che ormai si impone ‘democraticamente’.
E se qualcuno voleva la conferma che a mettere i bastoni tra le ruote dei parchi non era e non è legge 394 ma la politica romana e sovente anche quella ‘locale’ qui ce l’ha chiara e forte.
Renzo Moschini